martedì, settembre 28, 2021

I soliti confronti tra spumanti italiani e Champagne


L'assaggio dell'altroieri mi ha consentito l'ennesimo confronto tra Champagne e metodo classico italiano. Nella carriera dell'enofilo compare periodicamente, come fosse una tassa, uno che ti dice: "eh, ma noi italiani lo champenoise lo facciamo meglio che i francesi, altroché". Ora, siccome io qui amo distribuire consigli, vi consiglio volentieri: lasciate perdere chiunque dica una simile nefandezza. Il confronto è demenziale, troppe differenze dal punto di vista del territorio, per non dire della storia, trasformano l'intero discorso nel famoso confronto tra mele e pere. Una perdita di tempo.

Ma illustriamo anche la sempiterna utilità della retro etichetta

Fresco come sono di passeggiate nei vigneti francesi, con in bocca ancora il salino dei blanc de blancs della Marna, ho bevuto con denso piacere il Brut trentino di Balter. Uno chardonnay in purezza, 36 mesi di presa di spuma, 15% del vino base in barrique, mette nel bicchiere un vino soffice, confortevole, con quelle note butirrose di pasticceria che da sole servono a dirti: salve, sono proprio chardonnay. Una bevuta succosa, finita pure troppo presto (ce lo vogliamo trovare un difetto, almeno?) e soprattutto il genere di bontà che ti distrae e ti salva dall'inutile confronto di cui si diceva. 

In enoteca costa sui ventidue euri, notevole nel rapporto prezzo/piacere.