sabato, dicembre 12, 2015

Appunti molto sparsi di ecologia digitale

Credo che prima o poi dovremo, tutti quanti, mettere giù una lista di precisazioni necessarie ogni volta che scriviamo qualcosa. Ho appena finito di leggere un post nel quale un redattore di pubblicazioni di settore parlava (in modo circostanziato e preciso, mi pareva) di una pubblicazione concorrente. Tutto benissimo, tranne il fatto che a quel post mancava un disclaimer: "guardate miei cari, io scrivo di tizio, ma tenete presente che lavoro per caio". Io lo so, lo scrivente dava per scontato che io sapessi, tuttavia all'ecologia della narrazione mancava quel dettaglio.

Perché, se questo è un dettaglio, comunque ne sentiamo la mancanza? Perché non siamo tutti imparati. Perché il mare dei lettori può essere (sperabilmente) magnum, cioè vasto e fatto di persone che ignorano il dettaglio. Quella conoscenza è necessaria. È anche un fatto di rispetto del lettore, chiarezza, e in ultima analisi anche un fatto di libertà: io, che mi sento libero, ti spiego pure quali possono essere i miei conflitti. Alla fine, valuta tu, o lettore.

L'elemento appena descritto è solo uno tra i tanti necessari, nei disclaimer. Il primo tra tutti ovviamente è "sono stato pagato per scrivere questo post, quindi questa è pubblicità". Spiace vederlo scritto quasi mai. Al punto che, mi pare, solo Intravino fa sponsor post in giro per la rete enogastro, si direbbe.

Per restare nei disclaimer necessari, potrei fare un po' di esempi riferiti alla mia persona, così sarà doppiamente utile. Per dire: quando io scrivo di Intravino non sono indipendente, visto che ho collaborato a fondarlo e ne faccio parte. La stessa cosa potrei dire della Guida Essenziale ai Vini d'Italia, visto che collaboro pure a quella: ogni volta che ne scrivo deve essere chiaro che ne sono parte. Infine io faccio il commerciante, cioè vendo vino: quando parlo di un vino che vendo, normalmente ne elenco le virtù - ma appunto quello è un prodotto che vendo. Va detto: ragazzi, io vendo vino, e quello in particolare ce l'ho in vendita.

Fatte le premesse, saranno le cose che affermo a qualificare il mio messaggio.

Legato a quest'ultimo aspetto c'è il fatto che la narrazione dovrebbe essere vera. Tecnicamente non ha senso che io racconti fandonie legate alla qualità del vino che vendo. Un collegato disposto dello svelamento di ogni interesse dovrebbe portare (anche) alla narrazione di pareri forzatamente veritieri. Pensiamo un attimo, per amore del paradosso, al fatto che io descriva come delizioso un vino che ho in vendita, che in realtà si riveli essere ignobile. Non sarebbe solo un boomerang, sarebbe una demenziale perdita di tempo, spazio ed energia. Un fatto privo di senso.

Ma questo, per la verità, è parte di un altro discorso probabilmente più lungo, che merita altri approfondimenti. Resta importante, prima o poi, mettere giù una lista di disclaimer necessari.

[Immagine: link]

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