Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
giovedì, settembre 27, 2012
Brunello Riserva 2006 San Lorenzo. In degustazione. Gratuita. Poi uno dice i commercianti genovesi
Con la vendemmia 2006 San Lorenzo diffonde nel mondo la sua prima release di Brunello Riserva. Arrivato a bottega, pareva brutto non aprirlo. Quindi segnatevi la data: questo sabato, 29 settembre, all-day-long in enoteca abbiamo (plurale maiestatis) la Riserva in assaggio. Degustazione gratuita riservata solo ai clienti simpatici, ditelo agli amici. Accorrete numerosi e comprate ancora più numerosi, bisogna finanziare il rifacimento del sito del mio brunellista del cuore, che non si può più sentire la musichina e vedere il filmatino.
venerdì, settembre 21, 2012
Lo standard dell'assaggio
E' un periodo divertente per chi si diverte a fare il mestiere dell'assaggiatore. A settembre le aziende spediscono in giro campionature per assaggi, dopo la pausa estiva si ricomincia a lavorare (o insomma, riparte quel che chiamiamo lavoro nonostante tutto) quindi c'è un gran da fare a valutare nuove proposte. Ci sono giorni nei quali apro due o tre bottiglie diverse. Almeno un fatto credo d'averlo (ormai) capito: tanto più un vino ha carattere, tanto meno si riesce a valutare nell'arco di un assaggio veloce. Lo standard ideale è l'assaggio nell'arco di almeno due giorni, per fornire un giudizio equilibrato. Vini che appena aperti sembrano quasi inespressivi, riassaggiati 24 ore dopo rivelano mille sfumature.
Se da un lato questo è un elemento quasi affascinante del cosiddetto liquido odoroso, è anche un limite formidabile per il famoso cliente finale che compra la bottiglia in enoteca (o la ordina al ristorante), la apre e vorrebbe berla subito. Che facciamo, gli diciamo "ripassi domani"? Chiaro che no. Il problema è praticamente senza soluzione, a meno che il cliente finale non sia enofilo quanto basta per capire che domani è un altro giorno, quindi la bottiglia lasciata smezzata per la prossima cena, idealmente, regalerà qualche emozione nuova e probabilmente migliore. A questo potremmo aggiungere la consueta lamentazione sui limiti da assaggio in fiera, ma quella ve la risparmio. Alle solite è un mondo complicato.
Se da un lato questo è un elemento quasi affascinante del cosiddetto liquido odoroso, è anche un limite formidabile per il famoso cliente finale che compra la bottiglia in enoteca (o la ordina al ristorante), la apre e vorrebbe berla subito. Che facciamo, gli diciamo "ripassi domani"? Chiaro che no. Il problema è praticamente senza soluzione, a meno che il cliente finale non sia enofilo quanto basta per capire che domani è un altro giorno, quindi la bottiglia lasciata smezzata per la prossima cena, idealmente, regalerà qualche emozione nuova e probabilmente migliore. A questo potremmo aggiungere la consueta lamentazione sui limiti da assaggio in fiera, ma quella ve la risparmio. Alle solite è un mondo complicato.
giovedì, settembre 13, 2012
Modestamente. Ma anche: molto charmant
Il ritaglio che vedete proviene da una delle molte riviste parecchio patinate che mi arrivano a bottega, aggratis (grazie, eh). La famosa supremazia del web sulla carta stampata passa per cose così: se tu scrivi una mezza vaccata, pure mezza sgrammaticata, in rete, stai sicuro che in dieci secondi arriva un commentatore a metterti in riga. "Azzo dici pirla, si scrive charmat". Oppure: "Ma come azzo fai a dire che a differenza delle aziende del nord specializzate nella produzione di spumanti, noi col nostro prodotto abbiamo ottenuto successo per qualità gusto originalità, ma vatti a nascondere" e via così. Magari abbiamo fortuna e troviamo commentatori più urbani, ma non è mica detto.
Ora, se io potessi scegliere tra un'informazione bidirezionale, bilanciata e conversazionale come è quella in rete, e l'informazione ingessata, monodirezionale, indiscutibile e al riparo da voi trolloni, come quella della carta stampata, non avrei dubbi: carta stampata tutta la vita. Vuoi mettere? Nessuno che ti rompe le palle, e magari pure un po' di belle sovvenzioni statali per la stampa. Il fatto è che questa possibilità di scelta non c'è più, quasi per nessuno - anche se qualcuno, come si vede, si salva ancora. Finché dura, beati voi.
Ora, se io potessi scegliere tra un'informazione bidirezionale, bilanciata e conversazionale come è quella in rete, e l'informazione ingessata, monodirezionale, indiscutibile e al riparo da voi trolloni, come quella della carta stampata, non avrei dubbi: carta stampata tutta la vita. Vuoi mettere? Nessuno che ti rompe le palle, e magari pure un po' di belle sovvenzioni statali per la stampa. Il fatto è che questa possibilità di scelta non c'è più, quasi per nessuno - anche se qualcuno, come si vede, si salva ancora. Finché dura, beati voi.
mercoledì, settembre 12, 2012
Vari tipi di bolle
In questi giorni ho riassaggiato il Trento metodo classico (Millesimato 2007, pure) di Revì, che è una new entry in enoteca. Gran bell'assaggio, molto suggestivo - d'altra parte se lo vendo che volete che vi dica, che non è buono? Ma la verità è che (lazzi a parte) ho amato questo genere di assaggio impegnativo, perché il vino in questione è un millesimato con quattro anni di lenta presa di spuma sur lie. Un metodo classico ottenuto in tempi lunghi fatalmente è più concettuoso, stratificato, in una parola opulento. E' un vino tanto, a partire dai profumi ampi, fitti, il classico bouquet che dopo un'ora nel bicchiere tira fuori riconoscimenti sempre nuovi. E come succede in questi casi, paradossalmente il suo pregio potrebbe essere il suo difetto. Quando la beva è appena un po' più seria diventa più complicato (io credo) trovare un abbinamento adeguato. Questo non è tanto (e non è solo) riferibile al cibo da associare al vino. Per me l'abbinamento è un fatto di contestualizzazione, cioè dipende anche dal mio umore, dalla mia voglia di impegnarmi in qualcosa che richieda attenzione. Prestare attenzione ad un vino non è questione di obblighi, è appunto una voglia, una predisposizione: lo fai quando senti che ti va. Quindi lo contestualizzo. E' per questo che mi appassiono nello stesso modo ai vini piccoli e meno impegnativi, perché anche loro si incastrano in modo contestualizzato nel mio mood del momento.
Certo bevendo un metodo classico di questo tipo è sempre più evidente come certe parole siano parecchio limitate a qualificarlo, anche solo parlando. Fai presto a dire "spumante". L'enofilo advanced ormai non usa più dire spumante (e se non lo sapevate, sapevàtelo) e fa bene, perché spumante dice poco e niente. Ma anche metodo classico finisce per essere vago - vuoi mettere questo Trento classico comparato con un qualsiasi altro vino fatto con lo stesso metodo, per esempio un Franciacorta più giovanile, quindi più nervoso e scattante? La verità è che per ogni etichetta andrebbe fatto un bello spiegone preliminare, e per quello ci stanno gli enotecari. Altrimenti si finisce come nello spot di Corrado Guzzanti per il vago inesistente ultimissimo modello di Fiat: "'na macchina". E che è?
Certo bevendo un metodo classico di questo tipo è sempre più evidente come certe parole siano parecchio limitate a qualificarlo, anche solo parlando. Fai presto a dire "spumante". L'enofilo advanced ormai non usa più dire spumante (e se non lo sapevate, sapevàtelo) e fa bene, perché spumante dice poco e niente. Ma anche metodo classico finisce per essere vago - vuoi mettere questo Trento classico comparato con un qualsiasi altro vino fatto con lo stesso metodo, per esempio un Franciacorta più giovanile, quindi più nervoso e scattante? La verità è che per ogni etichetta andrebbe fatto un bello spiegone preliminare, e per quello ci stanno gli enotecari. Altrimenti si finisce come nello spot di Corrado Guzzanti per il vago inesistente ultimissimo modello di Fiat: "'na macchina". E che è?
domenica, settembre 09, 2012
Quote of the day
"Non c’è nessun criterio valutativo attendibile se non il mio bizzarro e discutibile gusto personale, assolutamente variabile a seconda dell’umore, della digestione, delle condizioni meteorologiche e della difficoltà riscontrata nell’ultimo parcheggio sotto casa".La citazione che avete letto non appartiene ad un assaggiatore di vino (e questa è una buona notizia). E' noto che gli assaggiatori proféscional si abbarbicano ad una serie di parametri che sono più o meno oggettivi. Ma è sufficiente vedere come i parametri possano cambiare, a seconda della scuola di pensiero (vin-naturisti puzzoni contro turbomaroniani adoratori del dio vinofrutto) per relativizzare, assieme al giudizio sul vino, anche l'ottimismo sulle sorti magnifiche della critica eno.
Comunque l'autore del quote è il mio guru cinematografico di riferimento, Dziga Cacace. A proposito, la citazione finisce così: "E detto questo, non mi resta che lasciarvi alla lettura delle sciagurate pagine che seguono. Tanto, la verità non esiste".
sabato, settembre 01, 2012
L'enofilo tranchant
Oggi è apparso per l'ennesima volta l'enofilo tranchant. Non è la prima volta che ne vedo uno, e non sarà manco l'ultima, purtroppo. L'enofilo tranchant è quello che trancia giù giudizi a colpi di accetta: le cose stanno come dice lui, punto e basta. Io gli parlavo di una certa Doc che ho in vendita e quello, deciso: "Non esiste alcun [inserire una denominazione a piacere] che sia decente".
Bum. Manco li avessi assaggiati tutti, poi. Come ci si comporta con uno così? Gli parli, lo meni? Lo educhi, lo blandisci? Io l'ho blandito. Sapete come si dice, "il cliente ha sempre ragione", e poi "piemontesi falsi e cortesi" (io sono mezzo piemontese). Ci ho messo due ore ma alla fine siamo diventati quasi amici, anzi ha anche comprato qualcosa. D'altra parte con la crisi pure l'enofilo tranchant mi pare uno zuccherino.
mercoledì, agosto 29, 2012
Scusate se (sor)rido
Me lo dico da solo prima che lo facciate voi: no, non bisogna ridere dei comunicati stampa, è una brutta cosa, quella è gente che lavora e va un po' rispettata, ecco. E adesso che l'ho detto, scusate, ma questo comunicato stampa fa ridere. O sorridere. Non è colpa dell'abusato termine "evento" (nei CS accadono solo eventi), nemmeno della scioccante rivelazione che nel mondo connesso ci fossero "1500 Winelovers" a scrutare la vendemmia notturna. Il fatto è che, grazie al CS, ho ricordato come ho passato la notte del 10 agosto, invece di stare connesso al live streaming di una vendemmia notturna. E insomma, ho sorriso.
[Dice: hai scordato di mettere i link all'evento. No, non me lo sono scordato].
lunedì, agosto 27, 2012
giovedì, agosto 23, 2012
Grazie lo stesso, Vinitaly
I blogger sono un fenomeno naturale come qualsiasi altro, e come ogni fenomeno naturale hanno una vita fatta di parabola ascendente e di successiva discesa (che speriamo sempre lentissima e serena). Adesso che vi ho rallegrato con questa ineluttabile visione, vi dirò che io, in quanto blogger, sono in una fase di serena maturità. Si capisce dal fatto che, leggendo quasi qualsiasi cosa, riesco a trovare un qualche possibile commento rieditando cose che scrivevo, in proposito, anni fa.
Per esempio oggi leggo che Vinitaly si occupa di embeddare i blogger. Nell'augurare un buon risveglio agli assopiti funzionari dell'ente fiera (ma anche no) segnalo quel che scrivevo annorum fa.
E’ bene che questa categoria di enofili non sia (almeno tutta) embedded. E’ bene che sia invisibile – i blogger invisibili e un po’ underground coltivano il buzz libero e selvaggio, e pazienza se nessuno li foraggia o li blandisce. In fondo se siamo bloggaroli non ce l’ha ordinato il dottore. Se serve il biglietto omaggio per la fiera è sufficiente avere per amico qualche ristoratore, o enotecaro, o distributore: qualcosa si riesce sempre a racimolare – e prendetelo come l’how-to del giorno. Rapidi ed invisibili, tutti quelli che scrivono di vino in rete senza il timbro tondo dell’ordine possono generare quella famosa informazione dal basso che (pensa un po’) non deve dire grazie a nessuno e quasi sempre fornisce news fenomenali.Quindi lasciamo i tetragoni burocrati veronesi ai loro form online e alle loro carte e timbri. Semmai, sarebbe il caso di sviluppare questo aspetto: visto che gli enotecari online cominciano ad essere una legione, io proporrei di regalare i biglietti omaggio che abbiamo, quasi sempre, in sovrappiù, a qualsiasi blogger che si presenti a bottega e che dichiari il suo status: "salve, sono un wine blogger e vorrei entrare aggratis alla Fiera di Verona". Ecco fatto l'accredito per i blogger. Ma di questo semmai ne riparliamo.
venerdì, aprile 20, 2012
Cose molto buone
La Celata è il nome di una linea aziendale che fa capo a Molinelli, produttore di Ziano Piacentino. Ultimamente ho sviluppato un'insana dipendenza da questa barbera, "Polveriera"; pur essendo in area piacentina, Molinelli ha vigneti anche oltre confine, cioè in provincia di Parma. Per questo si porta in etichetta la tragica denominazione "Barbera dell'Emilia", che rappresenta un ostacolo quasi insormontabile alla vendita. Ma la vendemmia 2010 ha un altro aspetto spiazzante: il tenore alcolico, quindici gradi. Non poco. Bisogna assaggiarlo per capire che si tratta di un vino spettacoloso, che dopo un po' di giri nel bicchiere squaderna un profondissimo bouquet di frutti rossi molto maturi, che in bocca si trasformano in succulenza e delizia totale. A bottega costa euri 8,80. A volte la felicità non costa cifre orrende.
lunedì, aprile 09, 2012
Intravino today
Oggi Intra pubblica un post a firma Federico Ferrero: è un bel post, lungo e articolato, quindi sotto questo aspetto è poco bloggish, però abbiamo scelto di pubblicarlo oggi, in un giorno di festa nel quale abbiamo immaginato che i lettori abbiano un po' più di tempo a disposizione, quindi si possano godere in santa pace la lettura.
Questo mi consente pure una riflessione su cosa sia Intravino oggi: la creatura alla cui nascita ho collaborato, e che col tempo ha iniziato a presentare contenuti che, a mio modo di vedere, sono di gran qualità. Ferrero, per dire, è l'autore dal quale discende Langhe Doc, il film. Sul piano strettamente personale, per me è un vero onore essermi ritrovato, tra le mani, lavori di questo livello. Al momento infatti mi capita di essere una specie di dirigente editoriale della creatura: assieme al team dei fondatori si decide cosa si pubblica, quando, e come. Riesco ad essere parte di un meccanismo complesso, che si è ritagliato un posto centrale nel discorso-vino in Italia, e che ci sta dando grandi soddisfazioni. Insomma, buona lettura.
sabato, marzo 24, 2012
Vinitaly 2012: siamo (sono) là
Piccola comunicazione di servizio, per dire che martedì e mercoledì l'enotecaro latita, quindi l'enoteca è chiusa, in quanto mi teletrasporto a Verona. E' di nuovo tempo di Vinitaly. Essere long-time blogger consente il lusso dell'autocitazione, quindi, ecco:
amo la Fiera, non solo perché nel mio ambito lavorativo mi consente di sviluppare infiniti contatti in pochi giorni, ma pure perché ritrovo aspetti probabilmente secondari, e probabilmente personali, che alla fine mi fanno dimenticare ogni scomodità e strazio organizzativo. Uno su tutti, mi piace l'aria da grande mercato di paese che si respira. Questo probabilmente perché molta parte di chi espone appartiene, comunque, ad un certo mondo contadino che si sta estinguendo (evolvendo, diciamo) e che mi ricorda l'infanzia; alla Fiera ritorno un po' alle radici, e le suggestioni dettate dai ricordi di mio padre che trattava con i contadini (fornitori, si deve dire oggi) hanno un peso non piccolo: stringere quelle mani e guardarsi negli occhi parlando di vendemmie e lavori in cantina fa scordare ogni ressa o coda
venerdì, febbraio 17, 2012
A Firenze ad assaggiare Chianti
Nota di servizio: il quipresente domani, sabato 18 febbraio, sarà a Firenze, per l'Anteprima Chianti. Semmai ci si vede là, e in ogni caso l'enoteca resta chiusa. Arrivederci a martedì.
Update. Che poi è andata così.
Update. Che poi è andata così.
martedì, febbraio 14, 2012
A volerci trovare un difetto, Marco Doria è astemio
Insomma è proprio vero, nessuno è perfetto. Prendi Marco Doria: il vincitore delle primarie del PD a Genova ha almeno un difetto, e l'ho scoperto su l'Unità: è astemio. Lo invitano a brindare per la sua vittoria, e Marco rifiuta. Quella sera stessa, in un'intervista ad una TV locale, ha detto un'altra cosa alquanto sbalorditiva sui festeggiamenti che lo aspettavano: "Stasera non posso fare tardi, perché domattina devo andare al lavoro". Non vorrei rievocare il tormentone montiano, sobrietà, ma ecco, l'ho detto.
Quanto al fatto di essere astemio, vorrei tranquillizzare tutti. Conosco fior di enofili, assaggiatori esperti, produttori, che sono ex-astemi. Spesso chi ha un passato di totale estraneità nei confronti dell'enomondo, si ritrova nello status ideale per apprenderne le meraviglie e goderne di più, e meglio. Un po' come certi politici che non sono di lungo corso, e rappresentano il nuovo: alla fine vincono. Il prossimo sindaco di Genova è astemio? Può solo migliorare. E comunque se fosse perfetto sarebbe insopportabile.
[Immagine: Il Secolo XIX]
Questo post era pubblicato su l'Unità, ma siccome Romanelli ne ha fatto uno simile, e cheppalle, l'ho spostato diqquà. Facciamo che la prossima volta faccio io un post sulle chianine così siamo pari, eh? Eccheccavolo. La dura vita del bloggarolo.
mercoledì, febbraio 01, 2012
Un nuovo wine blog (si sentiva il bisogno di un nuovo etc etc)

Vino e storia è il wine blog di Pietro Stara. Che è un amico ma soprattutto un enofilo finissimo. Chi pensa che il wine blogging contemporaneo sia affetto da un livello di cazzeggio eccessivo qui troverà, finalmente, pace:
I discorsi (produttori, giornalisti, medici, economisti, distributori, sommelier…) sono qui intesi come pratiche e come pratiche discontinue che devono essere lette, secondo la raccomandazione di Foucault (L’ordine del discorso, 1971) nella logica che gli è propria così come avviene per le pratiche amministrative, mediche, giudiziarie, ecc. Per comprendere la formazione dei discorsi sul vino occorre quindi capire i luoghi e gli ambienti in cui accadono, le condizioni di possibilità degli enunciati, la loro rilevanza anche semantica e gli schemi organizzatori che li ordinano.Aggiornate i vostri feed reader, o il bookmark (antichi).
martedì, gennaio 31, 2012
Nativi naturali. Deal with it
Succede che oggi Sara Porro pubblica un post su Intravino che per me è definitivo sotto molteplici aspetti. Dice Sara: «come coloro che hanno 10 anni meno di me sono definiti “nativi digitali”, io appartengo ai “nativi naturali”: il vino naturale, verso cui sono stata sempre spontaneamente attratta per via di valori in cui mi riconosco, è per me in genere semplicemente “il vino”». I nativi naturali sono un (piccolo?) punto di svolta nel dibattito sul vino naturale. E ci voleva una blogger di una generazione successiva alla mia per farmi capire, per dirne una, che io sono un nativo maroniano. Cioè che la mia disdicevole inclinazione alla frutta e alla morbidezza è un fatto anche generazionale, relativo alla mia educazione vinosa, che è situata, essenzialmente, nei primi anni novanta dello scorso millennio.
I collegati disposti di questo fatto sono numerosi. Per esempio: io credo, quasi ineluttabilmente, che Intravino sia diventato una sede fondamentale delle conversazioni in rete sul vino. Al netto delle connivenze e delle amicizie personali che ho con il team di editor, io devo riconoscere che la qualità del dibattito, lì, è incomparabile con qualsiasi altro blog. Lo so, è una dichiarazione un po' forte. Ma ditemi voi dove una giovane (28 anni!) appassionata di food-and-wine trovi il modo di esprimere concetti articolati, complessi e veri, senza essere figlia d'arte, amica degli amici, cooptata, iscritta ad un ordine.
E io, che con orgoglio sono stato un proto-intravinico, adesso leggo Intravino e capisco di più, e meglio, riguardo al mondo del vino e riguardo, in definitiva, a me stesso. Quanto è fantastico tutto questo? Niente guru, niente tromboni, i giovani hanno davvero un posto dove dire, spiegare, articolare, determinare l'essenza del dibattito. Quelli della mia generazione, che sono stati fino a ieri giovani commercianti, giovani blogger (ma io ormai ho 48 anni!) farebbero bene a meditare sul fatto che qui la gerontocrazia si polverizza con un post.
mercoledì, gennaio 25, 2012
Lambrusco MdV 2011, perché non mi schiodo dal vino frutto

E' già tempo di Lambrusco 2011. Quello di Monte delle Vigne. Mentre lo bevo (a larghi sorsi) realizzo che non smetterò mai del tutto di amare i vini-frutto, cioè quelle espressioni eno che enfatizzano la morbidezza rigogliosa. Qui, poi, c'è l'effetto gioventù, per cui la spuma è violacea ed il profumo è quasi sfacciato, lampone e petali di rosa. In bocca l'alcol contenuto (solo 12,5) chiude il quadro di un vino godurioso e ludico. Da bere e ribere. 84/100 per euri 9,80.
martedì, gennaio 17, 2012
Modalità "gne-gne-gne" on
Stamattina, un secondo prima di inforcare il cavallo d'acciaio e recarmi al lavoro, l'auricolare dell'aifono dei poveri mi trasmette la rubrica "rispondimi questo" dentro al programma radio che ausculto ogni dì, Lateral. La rassegna stampa stigmatizza (e biasima) l'abitudine di fare titoli che contengono una domanda. Dice "L'Unità: la benzina costa più del vino??" - e io penso: e chi è 'sto scemo che dice una cosa simile. Poi mi ricordo che lo scemo sono io. Però, che diamine, il titolo aveva anche la risposta. Gne, gne, gne. *Faccina*.
Inizio d'anno con how-to conversazionale (cool a partire dal titolo)
Non so bene da quanto tempo seguo quelle cose che si chiamano "conversazioni in rete". Per fare un esempio, questa roba che state leggendo è una conversazione in rete. I commenti ne fanno parte, come gli ipertesti (i link) e le altre forme di aggregazione e allacciamento. Questo ambiente ha le sue enormi e meravigliose potenzialità, e soprattutto le sue sorti progressive, ma ha pure i suoi buchi neri e i suoi guai, limiti, difficoltà, scazzi.
Tra i tanti, io sono sensibile ad un tipo di obiezione/scazzo che, appena fa la sua comparsa nel dibattito, ottiene un effetto perverso: è una specie di raggio della morte che uccide istantaneamente ogni possibile, successiva risposta. Mi riferisco al termine "invidia". Quando tra i commenti arriva qualcuno a dire "è tutta invidia", mi sale, normalmente, la carogna. Cosa obbietti a uno così? Elenchi quanti e quali motivi hai per non essere invidioso? Troppo patetico. Lo mandi a quel paese? Troppo flame. Lo ignori? Troppo dannoso per la digestione. Il fatto è che quello è il genere di commento che, rendendo impossibile la replica, ammazza per sempre ogni ipotesi di confronto costruttivo. Come sappiamo, non esiste una difesa efficace contro il raggio della morte: quello uccide e basta.
Ho provato e riprovato ad immaginare un tipo di risposta adeguata, una volta per tutte, a questo modo infantile di mandare in vacca qualsiasi conversazione. E non ci sono riuscito. Quindi ho deciso, in via autonoma e del tutto personale, di creare da zero una regola di condotta. Ed eccola: dato il valore efferato di questo tipo di intervento, ho deciso che chiunque ne faccia uso venga dichiarato in automatico perdente. Significa che il commentatore colto in flagranza di uso del raggio della morte diviene, all'istante, soccombente nel confronto: ha torto, ha perso. Esibirò questo post come fosse il cartellino rosso nel gioco del calcio: vai fuori e non giochi più, perché sei inutile alla discussione. Questo post, molto immodestamente, spera di avere un'ampia utilità sociale.
Tra i tanti, io sono sensibile ad un tipo di obiezione/scazzo che, appena fa la sua comparsa nel dibattito, ottiene un effetto perverso: è una specie di raggio della morte che uccide istantaneamente ogni possibile, successiva risposta. Mi riferisco al termine "invidia". Quando tra i commenti arriva qualcuno a dire "è tutta invidia", mi sale, normalmente, la carogna. Cosa obbietti a uno così? Elenchi quanti e quali motivi hai per non essere invidioso? Troppo patetico. Lo mandi a quel paese? Troppo flame. Lo ignori? Troppo dannoso per la digestione. Il fatto è che quello è il genere di commento che, rendendo impossibile la replica, ammazza per sempre ogni ipotesi di confronto costruttivo. Come sappiamo, non esiste una difesa efficace contro il raggio della morte: quello uccide e basta.
Ho provato e riprovato ad immaginare un tipo di risposta adeguata, una volta per tutte, a questo modo infantile di mandare in vacca qualsiasi conversazione. E non ci sono riuscito. Quindi ho deciso, in via autonoma e del tutto personale, di creare da zero una regola di condotta. Ed eccola: dato il valore efferato di questo tipo di intervento, ho deciso che chiunque ne faccia uso venga dichiarato in automatico perdente. Significa che il commentatore colto in flagranza di uso del raggio della morte diviene, all'istante, soccombente nel confronto: ha torto, ha perso. Esibirò questo post come fosse il cartellino rosso nel gioco del calcio: vai fuori e non giochi più, perché sei inutile alla discussione. Questo post, molto immodestamente, spera di avere un'ampia utilità sociale.
giovedì, dicembre 29, 2011
Bruno Michel Rosé Les Roses
Uno dei migliori assaggi dell'ultimo Natale. Un rosé potente, masticabile, abbastanza misterioso perché in rete non si trova quasi niente, sembra che Bruno Michel non abbia nemmeno un sito (insomma bisognerebbe rimediare, dovrei fare un giro da quelle parti in primavera). Nel frattempo provo questo champ preso alla cieca, di Michel avevo assaggiato altro ma questo l'ho acquistato sulla fiducia, ed infatti ho dovuto testarlo: gran bella sorpresa. Bruno Michel lavora alla maniera dei rosati saignée, parolaccia incomprensibile che in sostanza significa "vinificazione in rosato", con breve contatto sulle bucce, anziché il sistema, abbastanza in uso in Champagne, del coupage, cioè del taglio di vino bianco e vino rosso (e poi via, alla spumantizzazione). Gli espertoni dicono che i saignée sono più cool, io invece preferisco i coupage perché hanno quel colore grottesco tipo spuma al ginger. Sia come sia, questo è del tipo cool, 100% Pinot Meunier. Naso stroboscopico, riconoscimenti di brodo di carne, carne fresca, e dopo (parecchio dopo) arriva la botta di frutta rossa macerata. Esperienza abbastanza estatica. Resta prepotente il desiderio di ripetere l'esperienza, quanto prima. 90/100, euri 58.
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