Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
lunedì, marzo 13, 2006
Questo vino e' un pacco.
[Solita premessa. Vado a scrivere una cosa in pieno conflitto di interessi: io detesto la cosiddetta Gdo (Grande Distribuzione Organizzata, vulgo supermercati) e per giunta sono un bottegaio. Tuttavia evitate di contraddirmi altrimenti mi alzo e me ne vado, mugugnando "lei e' violenta-si vergogni"]
Il vino che vedete ritratto nell'incerta foto del mio tremolante smartphone alloggia nella mia dispensa, ed e' un emerito pacco; "pacco" e' termine che, nel vernacolo locale, identifica la fregatura, la sòla, insomma, il raggiro.
Qualche giorno fa l'ho visto sullo scaffale della locale Coop (che sei tu, notoriamente) e mi son ricordato della sua brillante storia. Citiamo (nientemeno che) Carlo Petrini da La Stampa: "Smuovere le acque stagnanti di un mercato asfittico pare esigenza molto sentita tra i vignaioli e c'è chi, meritoriamente, sta provando a immaginare soluzioni innovative per aprirsi a nuove realtà. In quel di Dogliani, un piccolo gruppo di produttori riunito da Nicoletta Bocca di San Fereolo, produttrice in località Valdibà, si è posto il problema di come far approdare le proprie bottiglie alla grande distribuzione. Per i piccoli produttori, il tramite naturale con l'acquirente finale è sempre stato quello di enoteche e ristoranti dato che i numeri di una singola cantina dalle dimensioni ridotte mai potrebbero soddisfare le esigenze di una grossa catena di vendita. Eppure migliaia di persone attraversano ogni giorno le porte dei centri commerciali e parrebbe quasi un non senso non guardare con interesse a questa opportunità.
È nata così l'idea di unire le forze, associarsi in cooperativa e offrire, nelle adeguate quantità, un vino adatto a un mercato, al momento, inesplorato. Anna Maria Abbona, Pecchenino, Poderi Einaudi, San Fereolo e San Romano hanno scelto di conferire una percentuale del proprio vino a una cooperativa costituita per l'occasione attraverso la quale, insieme, provvedono a imbottigliamento e commercializzazione".
Fine della citazione. Cosi', memore di tali premesse, ma soprattutto conoscendo e stimando almeno tre dei cinque componenti questo curioso blend (Pecchenino, Einaudi e Abbona), mi sono fidato e ne ho comprato una bottiglia, curioso di testarlo; non senza gettare nello sgomento i miei familiari che normalmente non mi vedono acquistare vino al supermercato.
Eppero', mi fidavo, come ho detto. I produttori che stanno dietro a questo progetto, quality for the masses, direbbero gli americani, sono gente che ha sempre lavorato su livelli alti. Ci stava pure che, per quasi sei euri (tanto costa la bottiglia) costoro mi fornissero una bella prova.
E invece, tràttasi di pacco.
I profumi di viola, che tipicamente sono caratteristici e caratteriali dei dolcetto significativi, qui latitano. In bocca una vena acida-amara, e niente piu'; zero frutta, scomposto e corto, e' l'archetipo del pacco, una roba da 65/100, a voler essere generosi. Delusione inferiore solo alla rabbia, perche' quello che e' evidente, per me, ora, e' che la banda dei cinque non si e' limitata a non mantenere le premesse; questi si sono messi alla testa dell'ennesimo inqualificabile pacco da supermercati; e' un po' come se i produttori dicessero allo sprovveduto cliente Coop: hai presente i Pecchenino, gli Abbona, quelli che si aggiudicano i Tre Bicchieri per i loro spettacolari dolcettoni? Ora pure tu puoi averli: dammi sei euri, ed e' fatta, pure tu entra nel mondo dei fighetti che bevono roba seria. Sfortunatamente, quanto sopra non corrisponde al vero, resta la netta impressione che si tratti di una operazioncina di basso livello per mettere all'incasso la credibilita' maturata dalle cinque griffe.
Il mestiere dell'enotecaro e', tra l'altro, parlare di vino con la clientela; prendo atto che quando ho parlato di questi produttori, ho (pure io) posto le premesse affinche' la banda dei cinque creasse il vino-pacco con qualche credibilita'; aggiungerei che pure i media che hanno annunciato il miracolo non sono senza colpe (dico, ma l'hanno assaggiato? Vabbe') -- e la comica finale e' che io stesso sono vittima del cortocircuito.
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Ci sono cascato anche io. Vabbè, non mi sono rovinato. Capita anche di trovare però (Gulliver) il barbaresco 2002 dei Produttori a 11 euro, o il riparosso di Illuminati a 4.8 euro.
RispondiEliminaLuk
In effetti, il Barbaresco dei Produttori e' una sicurezza da sempre.
RispondiEliminaCascarci non è comprare una bottiglia che si scopre all'assaggio essere un pacco, è ricomprarlo. Benissimo hai fatto a metterci sull'avviso.
RispondiEliminaclassica operazione "svuotiamo le cantine" a causa del "cantine piene" che penso attanagli anche quei produttori, niente di nuovo in fondo, di pacchi, sia in GDO che in enoteca ce n'è "a pacchi"
RispondiEliminaStorie. Non so i colleghi, ma se io a bottega ho un "pacco", ci metto la faccia; e semmai se ne parla, e si cambia pure la bottiglia; qui con chi me la prendo, con Petrini?
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