Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
mercoledì, marzo 29, 2006
Censurami questo/2.
Qualche considerazione accessoria alla vicenda della querela Levi vs. Bonilli. Non e' certo la prima volta che càpita nella blogsfera italiana, ma e' probabilmente la prima volta che càpita ai foodblog.
Non ho mai pensato che definire la grappa di Levi "alcol metilico" significhi dire che e' velenosa. Nel post incriminato, per ora ancora visualizzabile sulla cache di google, si legge: "bere un sorso della grappa di Romano Levi vuol dire bere un sorso di alcol metilico"; significa solo che la distillazione e' mal fatta, che la percentuale di metilico e' troppo pungente.
Dalla distilleria, via email, a suo tempo si sono affannati a scrivermi (testualmente) quanto segue: "La nostra grappa non contiene zuccheri aggiunti di nessun genere e l’alcool metilico è inferiore a tutti i distillati esistenti, la differenzia tra altri prodotti e che molta gente ha perso il palato di come può essere un buon distillato (sempre secco) e tante case che vendono grappe approfittano con l’aggiunta di zuccheri per coprire i difetti che potrebbero avere inizialmente e per renderlo bevibile anche ai profani senza problemi".
Ebbene, il punto non e' questo.
Il punto e' che la vostra grappa e' sgradevole al gusto. Il punto e' che dirlo e' leggittimo: la percentuale di metilico nella vostra grappa, lo giuro, e' inferiore ai limiti di legge; eppure il sapore e' pungente e sgraziato.
Il punto e' che potevate precisare quel che vi pareva sul blog di Bonilli e avete preferito querelare, con provvedimento d'urgenza. Il punto e' che quel che si dice circa la distilleria Levi, tra gli addetti ai lavori, e' solo un millesimo di quello che ha detto Bonilli: nemmeno ve lo immaginate. Il punto e' che pochi giorni prima Linea Verde di Raiuno era a casa di Levi a fare la solita informazione generalista (cioe' a dire, non informava) mentre Bonilli, ahilui, ha fatto informazione. Il punto e' che potevate postare un commento sul blog di Bonilli, guadagnandovi l'ammirazione (e magari la comprensione) di infiniti addetti ai lavori che leggono Bonilli, ed invece con una sola mossa sbagliata ve li siete giocati tutti.
Il punto e' che la rete non e' per voi. Ma infierire e' troppo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Sono completamente d'accordo a metà (cfr. Spillo Altobelli :-)) con quello che dici.
RispondiEliminaIl Blog si distingue da NG e Forum proprio perché non è più un cazzeggio tra amici, un parlare che può essere a ruota libera, ma si configura come una vera e propria pubblicazione, tanto più se di un autorevole scrittore come Bonilli. Se avesse detto quello che ha detto sul forum GR, sarei d'accordo al 100%, ma lo ha fatto sul Blog, e questo cambia le carte in tavola, è come se lo avesse scritto sulla rivista del GR che esce in edicola.
Luk
Alla fine la questione si restringerebbe al fatto che il blogger non e' uno qualsiasi, ma il direttore del Gambero; che, in ragione della sua carica, non puo' esprimersi appunto come un blogger qualsiasi. Un po' seccante; ti scippo la citazione di Altobelli, pure io d'accordo a meta':)
RispondiEliminaNon è esattamente così. Nella mia modesta esperienza vedo che è proprio il Blog a essere percepito come qualche cosa di serio, molto vicino ad una pubblicazione. Quando su TheWineBlog (che solitamente ha zero commenti)ho riportato una lettera polemica di Chiotti (viticultore Saluzzese), è saltato istantanemente su un assessore del comune di Saluzzo a replicare. Questo per sottolineare il livello di sensibilità.
RispondiEliminaLuk
Se posso permettermi un commento, partirei proprio dalle ultime parole di questo post: "il punto e' che la rete non e' per voi". Con ogni probabilita' e' vero, anche se oso pensare che questa storia avra' insegnato molto al signor Levi, o a qualcuno a lui vicino e in grado di consigliarlo sulle sue pubbliche relazioni. Ma il punto a me sembra proprio un altro: rispetto alla questione di cio' che e' legittimo e di cio' che presumibilmente non lo e', il signor Levi ha il pieno diritto di campare, di essere fuori moda quanto vuole, e al tempo stesso di vedere tutelati i suoi diritti nel modo che a lui sembra piu' opportuno fra quelli che sono legalmente a disposizione. Mentre nessuno e' tenuto a tenersi aggiornato, tutti invece siamo tenuti a non varcare il limite della contumelia quando si esprime una critica, sia che si scriva sulla prima pagina del Corriere della Sera, sia che ci si esprima sulla bacheca del condominio. Altrimenti si deve essere pronti a sopportarne le conseguenze, le quali con la censura non hanno nulla a che fare. Incidentalmente osservo che ritirare da un blog un proprio scritto critico "perche' controparte va per vie legali" (mia sintesi della motivazione (A) che Bonilli da' sul suo blog), significa rendere un gran servizio proprio a chi carezza l'idea di zittire le critiche (e non gia' solo gli insulti) minacciando querele, cioe' i veri censori. Sempre in tema di opportunita', mi domando: cosa e' in questa occasione piu' opportuno? Consigliare il sig Levi su una miglior gestione della propria immagine col pubblico, o consigliare il sig Bonilli sull'opportunita' di uno stile meno offensivo (che nulla toglierebbe all'acuminatezza delle sue critiche, anzi)?
RispondiEliminaGrazie dell'ospitalita'.
Prego per l'ospitalita', anzi, e' un piacere.
RispondiEliminaProbabilmente ho la tendenza a pensare che essere aggiornati e' obbligatorio. E capisco che obbligatorio sia eccessivo, diciamo che sarebbe consigliabile. Per quanto attiene a questo media, in effetti, l'elemento della commentabilita' dovrebbe ridurre gli spunti polemici, anziche' consentirne di nuovi. Quando io scrivo mi aspetto, essendo umano, di dire (anche) cose non condivisibili, o sbagliate: il commento in questo caso non e' solo utile, e' auspicabile, perche' serve a costruire in modo collettivo un progetto di comunicazione quanto piu' veritiero. Insomma, tutte 'ste parolone per dire che se il tizio avesse postato dei commenti, la cosa avrebbe preso una piega piu' consona alla dimensione della vicenda, che dubito avesse capacita' di impedire al buon Levi di campare. In aggiunta, ripeto pure qui che, in termini semantici, io lessi nella famigerata parolaccia di Bonilli non un'accezione offensiva, ma l'elemento descrittivo di un difetto. Ma temo che la mia ipotesi interpretativa, qui, sia minoritaria.
Grazie della risposta. Approfitto della disponibilita' allora ;-)
RispondiEliminaNon che io non sia d'accordo con molte delle cose sostenute oltre che dall'autore di questo blog anche dallo stesso Bonilli. Ma il punto mi pare un altro, ed e' un punto di contesti, o di comunita' se si preferisce, e fra le lezioni da imparare mi sembra emerga piu' chiaramente quella destinata alla comunita' dei critici che non quella a beneficio degli "autori" (non di blog, ma di opere suscettibili di critica). Il punto, se ci si sforza di guardare il proprio ambito un po' piu' dall'alto e di vederlo accanto ad altri ambiti (cosa che ritengo piu' doverosa dell'aggiornamento specifico ai diversi ambiti), e' che non si vede per quale motivo il sig Levi, distillatore, sarebbe dovuto "andare dal" signor Bonilli, critico-blogger. Il sig Levi ha tutto il diritto anche di ignorare completamente l'esistenza della blogosfera come tale e il suo specifico linguaggio. E aggiungo: ha anche il diritto di ignorare che una espressione la cui letteralita' e' sicuramente ingiuriosa, costituisce invece il modo routinario di esprimersi di una comunita' di addetti ai lavori per riferirsi a un difetto. Dopo tutto il sig Bonilli non e' mica andato alla sua distilleria a fare quel rilievo. Sono rimasti ciascuno nel proprio giardino.
Bisognerebbe, credo, "sprovincializzarsi" un po', anche se mi rendo conto perfettamente che puo' suonare paradossale: occorrerebbe cioe' essere meno presuntivi sulle persone, dare meno per scontata la condivisione di certi codici (qui e' il difetto di "provincialismo", la' dove le province sono ovviamente ambiti, settori). Personalmente ho poca esperienza di blogging, anche se presumo fosse esattamente quello che cercai di fare circa quattro anni fa (al tempo dei girotondi, quando andavano i forum, e i loro amministrator non di rado cadevano vittime di deliri di onnipotenza) quando, del tutto ignorando anche il solo termine blog, implementai in modo molto naive un blog ..manuale diciamo, cioe' una pagina che aggiornavo coi contributi degli aderenti all'iniziativa, inviati via email (un reinventare la ruota assurdo, motivato dall'urgenza di dialogo). Provengo piuttosto dall'esperienza usenet, e in quel brodo di anarchica liberta' in cui ogni tensione viene esasperata proprio perche' lasciata libera di esprimersi, credo di aver visto numerose manifestazioni di questo equivoco basato sull'incontro/scontro di codici comunicativi diversi, forse altrettanto frequenti quanto gli scontri basati su divergenze di contenuto.
Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni sulla vertenza Levi-Bonilli alla luce di quanto sono appena riuscito a ricostruire di una storia di un anno e mezzo fa. Sembrerebbe che nell'ottobre 2004 la Gambero Rosso Holding SpA abbia querelato (suppongo per diffamazione a mezzo stampa) il sig. Guelfo Magrini per un suo articolo dal titolo "Trebbicchieri (ovvero: il passo del gambero o del tapiro?)" apparso il mese precedente sulla sua webzine Nettaridibacco. Leggo anche che pochi giorni dopo la pubblicazione di tale articolo, da piu' parti riportato come satirico, ci fu la trasmissione Report di Milena Gabanelli, nella quale sarebbero stati avanzate critiche serie (nel senso di non satiriche) lungo le linee dello stesso articolo querelato. Non mi e' dato sapere se la querela abbia raggiunto anche la trasmissione rai, ovvero se solo Nettaridibacco sarebbe stato querelato.
RispondiEliminaUn'altra cosa che non mi e' dato sapere e' se la comunita' di blogger che si e' occupata del recente screzio Levi-Bonilli, ha o non ha dato conto di questo precedente in cui il Gambero Rosso appare (sbaglio?) proprio fra i censori. L'unico intervento che sono riuscito a trovare a riguardo e' quello di Magrini stesso su Tigulliovino.
Grazie ancora.
Ne parlai qui, a suo tempo.
RispondiEliminaGrazie per il link, molto interessante e che mi approfondiro', ma intendevo dire che non mi pare di aver visto "ricordata" ora questa storia Gambero-Magrini in occasione della recente Levi-Bonilli. In realta' mi sbagliavo, perche' non avevo prestato abbastanza attenzione alle repliche su Semplicissimus dove si puo' leggere il riferimento nel commento di Franco Ziliani.
RispondiEliminaPosso fare una domanda? Si ritiene che rispetto alla questione posta attualmente da Bonilli su Papero Giallo (che purtroppo non riesco piu' a raggiungere: l'url http://blog.gamberorosso.it/bonilli/ al momento mi da' un file con su scritto: No input file specified.), rispetto a quest'ultima questione della censura insomma, si ritiene che il precedente Gambero-Magrini sia inessenziale o comunque non pertinente? Grazie per la pazienza.
Sulla vicenda Gambero-Magrini ho risposto nel link.
RispondiEliminaPer le restanti comunicazioni, usiamo la posta elettronica.