giovedì, gennaio 17, 2008

La bollicina rosa


Amo le bollicine, ultimamente in modo quasi esclusivo; a volte mi pare che le spumantizzazioni per me sono come il fritto in cucina ("fritta, e' buona pure una ciabatta"); traslato, con le bollicine mi berrei (quasi) di tutto. In effetti, "bollicine" significa metodo classico; Champagne, per lo piu'. Poi, nello specifico, ho questo gusto per le bollicine in rosa, i rosè insomma, che davvero berrei ogni giorno; il mio amore per la bollicina sta comprimendo pure la tolleranza che di solito ho per il mio cliente; quando questo afferma incauto "a me non piace lo Champagne" ho un brivido: come osi?
Nella bollicina rosa, poi, c'e' un aspetto estetico: e' bella a vedersi, appaga cromaticamente; c'e', soprattutto, la maggiore pienezza e la complessita' data dalla presenza dell'uva nera. In Italia la spumantizzazione in rosa prevede l'omonima vinificazione, e anche da questo consegue la maggiore levita' rispetto alla bollicina rosa in Francia, dove l'uso del coupage (taglio di vini-base bianchi, con vini rossi) genera rosè dal colore assai piu' vermiglio, e comunque spumanti di ancor maggiore polpa e consistenza. Giorni fa pero' il prelievo di scaffale e' toccato al Franciacorta Rosè 2003 di Ferghettina; il colore e' un rosa antico, assai bello, quasi elegante direi, se il termine si potesse usare per un colore; l'effervescenza e la spuma e' assai prorompente, perfino aggressiva nonostante i tre anni sui lieviti (ti aspetteresti una pressione piu' rarefatta). Il 2003 e' una sboccatura 2007 (lodevole retroetichetta) e questo mi fa pensare che ancora un po' di vetro non potra' che giovare alla ricomposizione di elementi "giovanili", cioe' durezza, acidita', che al momento sono ancora molto caratterizzanti. Il naso resta l'elemento godurioso, dove alle note da lievito si somma la frutta; curiosamente la bottiglia smezzata, riassaggiata il giorno dopo, presentava sentori aromatici di notevole complessita', e comunque un maggiore equilibrio; questo m'ha ricordato un utile trucco da sommelier: scaraffare il metodo classico; avete presente il decanter da rossoni maturi? Provate ad usarlo per un metodo classico: otterrete di ridurre la pressione di effervescenza (non a tutti e' gradita, a tutto pasto) e soprattutto di iperossigenare la bollicina, enfatizzando il corredo aromatico. E gia' che siamo in modalita' "consigli di Donna Letizia" ricordiamo pure che il metodo classico si beve a pasto, e non in abbinamento con la pasticceria (ma se c'era bisogno di precisarvelo, ve lo dico francamente, non eravate degni di questo blogghe); e soprattutto: buttate via gli orrendi flute, ed usate un bicchiere bello grande (tipo rosso medio).

4 commenti:

  1. Quoto tutto: la passione per lo Champagne, per il metodo classico, per il rosa. A dicembre ho scoperto anch'io una "bollicina rosa", il Rosè di Maso Martis (www.tigulliovino.it, vino del mese)e se non fosse raro e un po' caro sarebbe una presenza fissa della mia tavola.

    Lizzy

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  2. Prendo nota, Maso Martis... [scrib-scrib]

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  3. io sono un pò talebano lo ammetto e preferisco più le bollicine italiche .... ma sono stato in champagne ardenne un paio d'anni fa a Reims ed epernay visitato le Cave di Moet, di Mercier... poi un gentilissimo francese del posto mi ha detto ma se cerca dello champagne buono deve andare qui.....notevole e ad un giusto prezzo
    http://www.champagne-gobillard-pierre.com/

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  4. In accordo su tutta la linea, la passione per lo spumante rosè arriva anche a punti di masochismo puro, ho trovato piacevole anche il Cellarius Berlucchi Rosè 02 con un anno di sboccatura alle spalle.

    Costosissimo ma fantastico il Vranken Diamant Rosè 1998
    http://www.quintomiglio.com/images/2007/070703_vranken/9.html

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