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Circa un annetto fa transitavo per la locale Coop, brandendo il mio amato smartphone; l'occhio mi cadeva su cio' che ritrae la foto numero uno: una bottiglia di Barbaresco 1998, Pio Cesare, incautamente ribattezzato Cesari sul cartellino prezzi. La bottiglia troneggiava in piedi, in una illuminatissima teca di vetro e metallo; era circa un anno fa, cliccare per credere.
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Oggi, stessa Coop, stessa teca: ecco a voi la foto numero due, che vedete quassu'; non abbiamo prove che si tratti della stessa bottiglia, d'accordo, ma atteniamoci agli indizi: stessa annata, stesso prezzo (macche' aumenti!) e stesso refuso; per loro sempre Pio Cesari e', ma leggere l'etichetta, no?
Vogliamo fare qualche considerazione accessoria? E' appena il caso di far notare che la conservazione ideale di un rosso importante (ma pure di uno plebeo, dai) non e' in verticale, alla luce, in una specie di teca sottovetro che, se possibile, aumenta pure l'effetto serra da faretti. La vendemmia 1998, riferita al Barbaresco, e' alquanto risalente (considerate che si commercializza il 2003, ormai). Quindi il rosso che abbiamo qui baldanzosamente esposto (brava la mia Coop-sei-tu, diffondi con orgoglio la qualita') si avvia presumibilmente alla maturita'; domanda: comemai la Coop non propone annate piu' recenti? Risposta: sempre presumibilmente lorsignori si sono procurati delle partite di invenduto chissaddove, e opla', pure Coop puo' dire di vendere vino di qualita', tra un tavernello e un altro.
La differenza maggiore tra la foto numero uno e quella numero due e' data dal fatto che, vicino alla bottiglia di vendemmia '98, appare una bottiglia di '99. Urra'.
Ci rivediamo tra un anno.