Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
venerdì, settembre 29, 2006
Milinko
Siccome ho scritto una cosa che mi piace, piazzo qui il link. Probabilmente questo e' il massimo possibile dell'autoreferenzialita' bloggarola; pure se potrei spingermi oltre: bravo Fio', bel post; grazie, grazie; prego, figurati; sei libero stasera? Esci con me?
Pazienza dai
La buona notizia: certa stampa mainstream rileva la necessita' di indicare i trucioli in etichetta.
La cattiva notizia: e' La Padania.
Vabbe'.
giovedì, settembre 28, 2006
Scaricare Gaja
Sui tombini delle fogne, come tanti scudi antichi
Stamattina a bottega si comincia bene; mi rigiro tra le dita la contravvenzione appena ritirata all'ufficio postale; leggendo SPQR sulla busta ho un momento di depressione: una multa da Roma? Sono anni che non transito per la capitale. Chissa' che grana. Mi preparo, mestissimo, alla trafila per un ricorso che immagino elefantiaco come la burocrazia di quella citta'.
E cosi', chiamo il loro numero telefonico per le informazioni. Prima sorpresa: dopo due (dicesi due) squilli, risponde una signora gentile che mi passa l'ufficio multe. Ancora sotto shock per aver parlato con un essere umano, e non con un robot col quale premere tasti numerici, attendo. E penso: ma questa mi fa parlare con l'ufficio multe del Comune di Roma? Deve essere una bolgia infernale di gente che urla "a dottò" e "anvedi".
E invece, dopo un minuto risponde una vigliessa, dolce e garbata, chiede il numero di verbale e visualizza sul computer la foto della mia presunta infrazione; tanto basta per svelare l'arcano: "signor Sartore, e' stato un errore di trascrizione di targa; innanzitutto provvedo ad annullare immediatamente la multa, e mi scuso per il disturbo che le abbiamo arrecato".
E' finita cosi': niente raccomandate, niente ricorso all'Aia, niente suppliche, nessuna delle trafile medioevali che prevedevo. Resto col telefono in mano, la bocca aperta, e non mi pare possibile aver assistito a tutto questo. Hanno risolto la cosa in due minuti, e mi hanno chiesto scusa. Si sono scusati! Ho appena il fiato per balbettare i miei complimenti.
Ripenso ai miei stupidi pregiudizi, plasmati sulle invettive di Alberto Fortis, e mi vergogno pure. No, davvero, se leggete questo da qualche ufficio romano: grazie.
mercoledì, settembre 27, 2006
Monopolis, chips, cheap (ops)
Gaetano Manti de Il mio Vino ha fatto da tempo outing sulla questione chips, dichiarandosi favorevole. Nel numero di settembre il suo editoriale (in gran parte leggibile qui, grazie al Diario del Capitano) fa di piu', annuncia la nascita del (primo?) vino chippato italiano, pure con qualche baldanza: "ecco venirci in aiuto un gruppo di giovani studenti del master in Marketing e Management delle Imprese Vitivinicole. Questi ragazzi di Firenze hanno deciso di mettersi alla prova e si sono dati la sfida di produrre e lanciare un vino nuovo. Il vino si chiama Monopolis; l'allusione è ovviamente riferita al famoso gioco da tavola, in quanto questo vino è esplicitamente costruito cioè "falso come i soldi e gli alberghi del Monopoli". Si tratta di un uvaggio di Sangiovese e Sirah assemblati da un imbottigliatore toscano. Il vino è stato affinato con la tecnica dei trucioli. Sembra che il Monopolis sia venuto molto più buono di quello che ci si potesse immaginare". [Cribbio, son sorpresi pure loro]
La parte finale dell'editoriale, non riportata al link segnalato, aggiunge pure: "noi stiamo lavorando per far degustare il Monopolis alla cieca dai migliori esperti del paese. E' assai probabile che ci divertiremo un mondo a vedere cosa succede quando il Monopolis verrà messo a confronto con vini di uvaggio simile sapientemente affinati in barrique e e molto, molto piu' costosi. Vi terremo informati".
Beh, come guanto di sfida non c'e' male, cominciamo a preoccuparci. E staremo a vedere.
Per intanto, qui siamo pervicacemente chips free oriented.
La parte finale dell'editoriale, non riportata al link segnalato, aggiunge pure: "noi stiamo lavorando per far degustare il Monopolis alla cieca dai migliori esperti del paese. E' assai probabile che ci divertiremo un mondo a vedere cosa succede quando il Monopolis verrà messo a confronto con vini di uvaggio simile sapientemente affinati in barrique e e molto, molto piu' costosi. Vi terremo informati".
Beh, come guanto di sfida non c'e' male, cominciamo a preoccuparci. E staremo a vedere.
Per intanto, qui siamo pervicacemente chips free oriented.
lunedì, settembre 25, 2006
Territorio forever
Vedi uno come Mastella e pensi al territorio.
Leggi qui: "si è conclusa ieri mattina la due giorni di vertici decisa dal ministro Clemente Mastella, per sondare e stimolare la tenuta del partito nel Sannio. Infatti, dopo che venerdì nella casa di Ceppaloni si era portata l’intera compagine che rappresenta l’Udeur alla Provincia, ieri mattina a confronto con il segretario nazionale è stato chiamato il gruppo di palazzo Mosti, sindaco in testa. Consiglieri e assessori sono stati catechizzati sulle priorità da perseguire nell’azione di consolidamento territoriale del Campanile".
Questo e' il trionfo del territorio: Campanile, Ceppaloni, Sannio; uno che raduna il partito a casa sua, e' la quintessenza del territorio.
E poi, brindano. Con cosa? Champagne. Noooo!
domenica, settembre 24, 2006
Tutto a posto, tutto OK
Ero un po' allarmato da questa vicenda del prosecco in lattina. Ma leggendo oggi che la testimonial dell'operazione e' Paris Hilton, l'allarme rientra. Definitivamente, non e' una cosa seria.
[Dubbi? Ecco la loro home]
[update: qui trovate qualcosina da scaricare. Vietato ai minori, da non aprire sul lavoro, ma gia' lo sapete, che ve lo dico a fare]
sabato, settembre 23, 2006
Ogni volta ci casco
Il weekend dorato del miliardario che ama il vino. Titola cosi' questo ameno pezzullo sull'edizione online del Tirreno; ogni volta ci casco, sono attratto da questo genere di trash-notizie su vippume e super vini (super location, super assaggi, tutto super).
Cosi', insomma, beviamo fino in fondo l'amaro (si fa per dire) calice.
"Urs Schwarzenbach, 57 anni, e signora, [ex Miss Australia, guardacaso, ndb*] arriveranno stasera con un jet privato. La prima tappa sarà al Castello di Castagneto Carducci ospiti di Manfredi della Gherardesca per una cena tradizionale servita con una selezione dei vini più prestigiosi della zona. Poi, da domani, il tour in quelle cantine spesso inaccessibili [sigh] e con un’accoglienza principesca. Bicchieri in alto, per iniziare, alla Tenuta Campo di Sasso, ultima creatura enologica nel Bolgherese di Piero e Lodovico Antinori. A riceverli troveranno lo stesso marchese Lodovico che li accompagnerà per vigne. Per loro ci sarà il privilegio di scoprire questi vini, spillandoli anche dalle barrique dove stanno maturando, guidati da Michel Rolland, enologo tra i più famosi al mondo, che cura le etichette di Campo di Sasso e che arriverà dalla Francia per spiegare i segreti dei suoi assemblaggi.
Il super week-end nel lusso enologico proseguirà a Gualdo al Tasso, [sarebbe Guado, ma vabbe', stai a sottilizzare] l’altra cantina degli Antinori a Bolgheri. Poi, immancabile, appuntamento alla Tenuta San Guido accolti dal marchese Niccolò Incisa della Rocchetta: un viaggio al centro della storia del “Sassicaia” [doppio sigh] , alle radici di un successo che ha fatto la fortuna non solo di un’azienda ma di un territorio, portandolo dal nulla a rivaleggiare con i miti ultracentenari del Bordeaux. Quindi, visita alla Tenuta dell’Ornellaia, ricevuti dal marchese Ferdinando Frescobaldi. Ultimi due giorni - come rivelato dal sito winenews.it che ieri ha rilanciato la notizia - a Montalcino, al castello di Argiano della contessa Marone Cinzano e alla tenuta di Castel Giocondo dei Frescobaldi".
Insomma, un tripudio di castelli, marchesi conti principi e vassalli.
E terminato il giro di giostra, appunto per l'assaggio di oggi: a casa mi aspetta un campione di Lambrusco (bio, peraltro).
[*Ndb, neologismo per Nota del blogger]
Cosi', insomma, beviamo fino in fondo l'amaro (si fa per dire) calice.
"Urs Schwarzenbach, 57 anni, e signora, [ex Miss Australia, guardacaso, ndb*] arriveranno stasera con un jet privato. La prima tappa sarà al Castello di Castagneto Carducci ospiti di Manfredi della Gherardesca per una cena tradizionale servita con una selezione dei vini più prestigiosi della zona. Poi, da domani, il tour in quelle cantine spesso inaccessibili [sigh] e con un’accoglienza principesca. Bicchieri in alto, per iniziare, alla Tenuta Campo di Sasso, ultima creatura enologica nel Bolgherese di Piero e Lodovico Antinori. A riceverli troveranno lo stesso marchese Lodovico che li accompagnerà per vigne. Per loro ci sarà il privilegio di scoprire questi vini, spillandoli anche dalle barrique dove stanno maturando, guidati da Michel Rolland, enologo tra i più famosi al mondo, che cura le etichette di Campo di Sasso e che arriverà dalla Francia per spiegare i segreti dei suoi assemblaggi.
Il super week-end nel lusso enologico proseguirà a Gualdo al Tasso, [sarebbe Guado, ma vabbe', stai a sottilizzare] l’altra cantina degli Antinori a Bolgheri. Poi, immancabile, appuntamento alla Tenuta San Guido accolti dal marchese Niccolò Incisa della Rocchetta: un viaggio al centro della storia del “Sassicaia” [doppio sigh] , alle radici di un successo che ha fatto la fortuna non solo di un’azienda ma di un territorio, portandolo dal nulla a rivaleggiare con i miti ultracentenari del Bordeaux. Quindi, visita alla Tenuta dell’Ornellaia, ricevuti dal marchese Ferdinando Frescobaldi. Ultimi due giorni - come rivelato dal sito winenews.it che ieri ha rilanciato la notizia - a Montalcino, al castello di Argiano della contessa Marone Cinzano e alla tenuta di Castel Giocondo dei Frescobaldi".
Insomma, un tripudio di castelli, marchesi conti principi e vassalli.
E terminato il giro di giostra, appunto per l'assaggio di oggi: a casa mi aspetta un campione di Lambrusco (bio, peraltro).
[*Ndb, neologismo per Nota del blogger]
mercoledì, settembre 20, 2006
Te lo do io il link
Il blog di Paolo Massobrio, essendo un non-blog, non si limita a non avere link permanenti agli articoli (argh) , ma se deve parlare di qualcuno che e' in rete non mette neppure il link al qualcuno.
Cosi' oggi il suo, come definirlo? Post? Oppure articolo. Vabbe', il suo articolo parla di Gaja e delle dichiarazioni che Gaja ha fatto a La Madia. E il link alla Madia, ce lo vogliamo mettere? Rimedio io: www.lamadia.com.
E terminato il mio sbrodolamento da computer nerd tengo a dire che la segnalazione di Massobrio e' infinitamente interessante; anzi, la linko: invito caldamente alla lettura.
Che poi, a cercar bene, un permalink nascosto lo trovi pure.
Cosi' oggi il suo, come definirlo? Post? Oppure articolo. Vabbe', il suo articolo parla di Gaja e delle dichiarazioni che Gaja ha fatto a La Madia. E il link alla Madia, ce lo vogliamo mettere? Rimedio io: www.lamadia.com.
E terminato il mio sbrodolamento da computer nerd tengo a dire che la segnalazione di Massobrio e' infinitamente interessante; anzi, la linko: invito caldamente alla lettura.
Che poi, a cercar bene, un permalink nascosto lo trovi pure.
martedì, settembre 19, 2006
Nei meandri della Rete
Leggo su Repubblica: "Il vino va in tavola ma sembra detersivo - Creare un’originale caraffa porta acqua o vino, in prezioso argento, e darle la forma del bottiglione di plastica che normalmente contiene il sapone per il wc o del detersivo per lavare i piatti? Nei tempi in cui tutto è design anche questo è possibile". Ora, lungi da me portar via il lavoro a chi si occupa fieramente di design, ma questa notizia mi incuriosisce, come qualunque cosa implichi dissacrazione del vino-rito; dice Repubblica: "una forma di provocazione a tutto tondo. In pratica le tradizionali caraffe per la tavola, destinate alle cene più eleganti, sono state sdrammatizzate riproducendo le sagome di quei contenitori che tutti i giorni entrano nella casa con destinazione bagno e cucina".
Comincio cosi' a cercare nei meandri della Rete; l'articolo di Repubblica reca la notizia ma non e' corredato da nessuna foto (e che caspita, parli di immagine senza esibirne manco una, evabbe'). Trovo su fabioluciani.it (comunicazione d'impresa - richiede la registrazione) un articolo approfondito sul topic, e finalmente le immagini.
Ed ecco qua i contenitori ispirati allo Spic&Span. Non a caso, la collezione si chiama "Design pulito".
Resto un bel po' a guardarli, chiedendomi se mi piacciono. Boh. Alla fine decido che il problema maggiore e' il materiale; l'argento non consente la visione del colore del vino, era meglio una cosa tipo cristallo. Improvvisamente mi accorgo che sono un po' meno dissacrante di quello che pensavo.
Poi, ci sarebbe pure un contenitore per l'acqua:
Chi ha avuto qualche esperienza ospedaliera recente, coglie la citazione.
Comincio cosi' a cercare nei meandri della Rete; l'articolo di Repubblica reca la notizia ma non e' corredato da nessuna foto (e che caspita, parli di immagine senza esibirne manco una, evabbe'). Trovo su fabioluciani.it (comunicazione d'impresa - richiede la registrazione) un articolo approfondito sul topic, e finalmente le immagini.
Ed ecco qua i contenitori ispirati allo Spic&Span. Non a caso, la collezione si chiama "Design pulito".
Resto un bel po' a guardarli, chiedendomi se mi piacciono. Boh. Alla fine decido che il problema maggiore e' il materiale; l'argento non consente la visione del colore del vino, era meglio una cosa tipo cristallo. Improvvisamente mi accorgo che sono un po' meno dissacrante di quello che pensavo.
Poi, ci sarebbe pure un contenitore per l'acqua:
Chi ha avuto qualche esperienza ospedaliera recente, coglie la citazione.
domenica, settembre 17, 2006
martedì, settembre 12, 2006
Della blogghitudine, ma pure dei trucioli (pazienza)
Questa mattina leggo il post di Massimo Mantellini sullo scorporo Telecom/Tim, e su come tale fatto sia stato interpretato, in modo alquanto difforme, dalla stampa mainstream da un lato, e dalla blogsfera dall'altro. Dice: "questi signori, sui loro blog [...] hanno disegnato in maniera molto chiara (e curiosamente opposta a quanto leggeremo domani sulla stampa) lo scenario delle ultime scelte strategiche (per cosi' dire) di Telecom Italia. Siamo cosi' di fronte a due panoramiche sullo stesso argomento, di segno diversissimo. La grande discontinuità, non e' elegante dirlo, ma sembra essere, ancora una volta, quella legata al denaro".
Con questo Mantellini sottolinea che l'informazione dal basso, non condizionata dall'inserzionista pesante (Telecom) sembra assai piu' libera (e pure piu' severa, guarda un po') circa tutta la vicenda.
Questa lettura innesca un paio di considerazioni che si applicherebbero validamente, a mio modo di vedere, alla vicenda Chips Free lanciata da Giampiero Nadali (Aristide.biz) e che diverra', presto, un innovativo e, mi auguro, efficace sistema di autocertificazione da parte dei produttori di vino che non faranno uso di chips; questi, autocertificandosi, metteranno tutti (enofili, consumatori, commercianti e addetti ai lavori) nell'ideale condizione di sapere: sapere se stanno, o meno, acquistando un vino al quale sono stati aggiunti in infusione i cosiddetti chips, sostanzialmente segatura, che serve a dare al vino il "gusto di legno" tipico dei vini affinati in barrique. Un trucco, insomma; molti tra di noi non desiderano avere nulla a che fare con tali vini.
Tuttavia, nel dibattito ospitato sul blog di Aristide si fa opportunamente cenno al fatto che non si intende in alcun modo fare un elenco di buoni (i Chips-Free) e di cattivi (coloro i quali ne faranno uso). Si desidera, unicamente, mettere il consumatore nella condizione di conoscere; e siccome questa conoscenza ci viene negata, Aristide rilancia l'unico genere di conoscenza che la rete e' in grado di portare avanti, cioe' quella auto-prodotta. Non e' ingenuita', semmai e' gusto della provocazione, magari un po' visionario, ma quanti sono stati i visionari della rete che hanno dato il via a fatti molto concreti?
Da che ha avuto inizio la querelle sui trucioli, io ho lamentato un unico aspetto; posto che tale uso e' consentito, ormai, dalla legge, certe crociate tanto roboanti (ecco un esempio) quanto senza costrutto non sono servite ad alcunche'. Quello che serve e', semmai, sapere chi ne fa uso, e chi no, allo scopo di metterci in condizione di scegliere; questo non ci viene dato dal legislatore; non ci viene dato nemmeno dai mezzi di stampa mainstream. E allora, diamocelo da soli; sperando con questo di comportarci, pure, con senso di responsabilita'. Come dice qualcuno, e' pure una questione di responsabilita'.
Con questo Mantellini sottolinea che l'informazione dal basso, non condizionata dall'inserzionista pesante (Telecom) sembra assai piu' libera (e pure piu' severa, guarda un po') circa tutta la vicenda.
Questa lettura innesca un paio di considerazioni che si applicherebbero validamente, a mio modo di vedere, alla vicenda Chips Free lanciata da Giampiero Nadali (Aristide.biz) e che diverra', presto, un innovativo e, mi auguro, efficace sistema di autocertificazione da parte dei produttori di vino che non faranno uso di chips; questi, autocertificandosi, metteranno tutti (enofili, consumatori, commercianti e addetti ai lavori) nell'ideale condizione di sapere: sapere se stanno, o meno, acquistando un vino al quale sono stati aggiunti in infusione i cosiddetti chips, sostanzialmente segatura, che serve a dare al vino il "gusto di legno" tipico dei vini affinati in barrique. Un trucco, insomma; molti tra di noi non desiderano avere nulla a che fare con tali vini.
Tuttavia, nel dibattito ospitato sul blog di Aristide si fa opportunamente cenno al fatto che non si intende in alcun modo fare un elenco di buoni (i Chips-Free) e di cattivi (coloro i quali ne faranno uso). Si desidera, unicamente, mettere il consumatore nella condizione di conoscere; e siccome questa conoscenza ci viene negata, Aristide rilancia l'unico genere di conoscenza che la rete e' in grado di portare avanti, cioe' quella auto-prodotta. Non e' ingenuita', semmai e' gusto della provocazione, magari un po' visionario, ma quanti sono stati i visionari della rete che hanno dato il via a fatti molto concreti?
Da che ha avuto inizio la querelle sui trucioli, io ho lamentato un unico aspetto; posto che tale uso e' consentito, ormai, dalla legge, certe crociate tanto roboanti (ecco un esempio) quanto senza costrutto non sono servite ad alcunche'. Quello che serve e', semmai, sapere chi ne fa uso, e chi no, allo scopo di metterci in condizione di scegliere; questo non ci viene dato dal legislatore; non ci viene dato nemmeno dai mezzi di stampa mainstream. E allora, diamocelo da soli; sperando con questo di comportarci, pure, con senso di responsabilita'. Come dice qualcuno, e' pure una questione di responsabilita'.
venerdì, settembre 08, 2006
giovedì, settembre 07, 2006
martedì, settembre 05, 2006
Un'etichetta (tanto per stare in topic)
[Lagrein Puntay 2000, Erste&Neue]
Questa cassa di Lagrein Puntay 2000 che alloggia a bottega non dovrebbe stare qui; il Fornitore Distributore m'ha detto che pero', se la prendessi, se gliela levassi di torno, sarebbe pure contento, sconto, prezzo speciale, tutto quel che vuoi ma levamela dal magazzino. Oibo', caro Fornitore Distributore, che cosa ti tormenta?
Pensa un po', e' una vendemmia appena troppo risalente; insomma, e' un 2000, non riesce a piazzarla piu'.
Menomale che ho detto di si; questa bottiglia aperta pochi giorni orsono e' stata una delle piu' piacevoli robe bevute negli ultimi sei mesi: non e' solo il colore, e' questo naso balsamico, evoluto, dove il legno piacione si e' ricomposto e si e' perso, insomma si e' stratificato, livellato dalla sostanza del vino; c'e' molto altro, c'e' uno di quei bouquet che ti fanno stare mezz'ora col vino nel calice ad affondare il naso, che ti dimentichi che sei a cena ma fai a tempo a ricordarti perche' fai questo mestiere, in mezzo a tutte le altre elucubrazioni. E ti ritrovi a considerare che l'ingrediente di tanto trionfo e' il tempo; quel tempo passato in vetro che e' servito a far quadrare il cerchio, e che tanto angustiava il Fornitore Distributore.
sabato, settembre 02, 2006
Te lo do io l'e-commerce
Potenza dei grafici: questo che vedete non merita nemmeno un commento, dice tutto da solo, e da solo dice che razza di repubblica delle banane stiamo diventando; e mi spiace per le banane.
Io non ho un sito di e-commerce vero e proprio; la mia home e' un banalissimo listino online redatto in html, e il viandante che transita di li' se vuole mi manda un mail, mi dice "mandami questo e questo", ed e' fatta. E' tutto very-old-economy, pazienza. Chi paga usa, quasi sempre, il bonifico bancario. Tuttavia la settimana scorsa un cliente mi ha faxato la sua carta di credito per pagarmi una fornitura (non sono il solo ad essere old economy, evidentemente).
Avvio cosi' la normale procedura di addebito: chiamata al numero verde dei Servizi Interbancari, iter che vi risparmio, successivo fax, blablabla.
Sorpresa: i Servizi Interbancari hanno bloccato il mio account di venditore in quanto inattivo da troppo tempo. Proprio cosi', senza preavviso; lunga telefonata al loro servizio (si fa per dire) clienti, e mi assicurano: va bene, il suo account verra' riattivato: in dieci giorni.
Ho smesso da tempo di arrabbiarmi per queste cose; vado su Paypal.it, attivo un account venditore, modifico la pagina relativa alle condizioni di vendita del mio sito, e in dieci minuti e' finita li'. Dieci minuti, nei quali il mio account venditore Paypal era attivato. Dettaglio inutile, Paypal costa meno dei Servizi Interbancari.
Ma soprattutto: Paypal 10 minuti, Servizi Interbancari 10 giorni. Serve altro?
Possa l'inutile carrozzone dei SI sprofondare nell'Ade e ribollire in eterno nel fuoco purificatore.
[Il grafico viene da qui, che a sua volta l'ha preso qui]
venerdì, settembre 01, 2006
Stavolta sono tentato
Nella posta in arrivo abbiamo tutti quantita' di spam; il mio client filtra tutto egregiamente, ma alcuni messaggi scelgo di lasciarli passare. Ci sono innumerevoli siti di news enoiche, case editrici del settore e quant'altro che sentono un insopprimibile bisogno di comunicarti le loro meraviglie e cosi', un bel giorno, ovviamente senza che tu abbia mai dato qualche segno d'interesse, ti infilano nella loro mailing list. E poi via, si parte col bombardamento di unsolicited mail. Che tutte le volte ti chiedi, che faccio, li mando a quel paese? Ma prevale sempre il buonismo, e lasci perdere.
Poi, ogni tanto, arriva qualcosa di comico. Oggi, per dire, Luca Maroni mi invia la lieta novella: ha pronta la nuova Guida dei Vini Italiani (ed altro). Ora, onestamente non ricordo nemmeno se ho mai sottoscritto questa newsletter; e poi, ammetto, ho preso da tempo una deriva maroniana, il vino-frutto eccetera; ma in quest'offerta c'e' qualcosa di francamente irresistibile.
Se mi spiccio a comprare, oltre a sconti ed altri gadget avro' l'autografo di Luca Maroni.
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