martedì, settembre 12, 2006

Della blogghitudine, ma pure dei trucioli (pazienza)

Questa mattina leggo il post di Massimo Mantellini sullo scorporo Telecom/Tim, e su come tale fatto sia stato interpretato, in modo alquanto difforme, dalla stampa mainstream da un lato, e dalla blogsfera dall'altro. Dice: "questi signori, sui loro blog [...] hanno disegnato in maniera molto chiara (e curiosamente opposta a quanto leggeremo domani sulla stampa) lo scenario delle ultime scelte strategiche (per cosi' dire) di Telecom Italia. Siamo cosi' di fronte a due panoramiche sullo stesso argomento, di segno diversissimo. La grande discontinuità, non e' elegante dirlo, ma sembra essere, ancora una volta, quella legata al denaro".
Con questo Mantellini sottolinea che l'informazione dal basso, non condizionata dall'inserzionista pesante (Telecom) sembra assai piu' libera (e pure piu' severa, guarda un po') circa tutta la vicenda.

Questa lettura innesca un paio di considerazioni che si applicherebbero validamente, a mio modo di vedere, alla vicenda Chips Free lanciata da Giampiero Nadali (Aristide.biz) e che diverra', presto, un innovativo e, mi auguro, efficace sistema di autocertificazione da parte dei produttori di vino che non faranno uso di chips; questi, autocertificandosi, metteranno tutti (enofili, consumatori, commercianti e addetti ai lavori) nell'ideale condizione di sapere: sapere se stanno, o meno, acquistando un vino al quale sono stati aggiunti in infusione i cosiddetti chips, sostanzialmente segatura, che serve a dare al vino il "gusto di legno" tipico dei vini affinati in barrique. Un trucco, insomma; molti tra di noi non desiderano avere nulla a che fare con tali vini.

Tuttavia, nel dibattito ospitato sul blog di Aristide si fa opportunamente cenno al fatto che non si intende in alcun modo fare un elenco di buoni (i Chips-Free) e di cattivi (coloro i quali ne faranno uso). Si desidera, unicamente, mettere il consumatore nella condizione di conoscere; e siccome questa conoscenza ci viene negata, Aristide rilancia l'unico genere di conoscenza che la rete e' in grado di portare avanti, cioe' quella auto-prodotta. Non e' ingenuita', semmai e' gusto della provocazione, magari un po' visionario, ma quanti sono stati i visionari della rete che hanno dato il via a fatti molto concreti?
Da che ha avuto inizio la querelle sui trucioli, io ho lamentato un unico aspetto; posto che tale uso e' consentito, ormai, dalla legge, certe crociate tanto roboanti (ecco un esempio) quanto senza costrutto non sono servite ad alcunche'. Quello che serve e', semmai, sapere chi ne fa uso, e chi no, allo scopo di metterci in condizione di scegliere; questo non ci viene dato dal legislatore; non ci viene dato nemmeno dai mezzi di stampa mainstream. E allora, diamocelo da soli; sperando con questo di comportarci, pure, con senso di responsabilita'. Come dice qualcuno, e' pure una questione di responsabilita'.

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