domenica, giugno 10, 2007

Contenitori e contenuti


[Cogitazioni marginali innescate da questo post di Franco]

Il dibattito sull'uso della barrique dovrebbe finire, morire per sempre; e' un dibattito mal posto, che contiene un errore di metodo, comune ad altri ambiti di dibattito: focalizza il problema sul contenitore, anziche' sul contenuto. Questo genere di dibattito e' una perdita di tempo e di energie, risorse preziose che abbiamo in quantita' limitata e non dovremmo sprecare; ogni enofilo appena un po' piu' evoluto rispetto alla media, infatti, appena si infila in questo genere di contesa ideologica e' in grado di giungere velocemente alla conclusione che comunque la barrique non e' un vero problema, il problema e' l'uso che se ne fa, il problema e' la materia che ci sta dentro, se adatta o no, eccetera eccetera; chiunque legga di vino avra' sentito queste considerazioni circa un milione di volte. E' un po' come quando si sente dire che Internet e' pericoloso (o inutile, o dannoso, o vattelapesca). E' ovvio che Internet, in se', non e' ne' buono ne' cattivo; il suo uso, invece, puo' essere l'una o l'altra cosa, dipende in parte da chi produce i contenuti ed in parte da chi ne usufruisce; definire Internet buono o cattivo e', appunto, inutile a far capire l'utilita', o l'opportunita', di Internet stesso. D'altronde altrove nessuno si sogna di richiedere l'abolizione delle autostrade o delle automobili in ragione degli incidenti mortali; e menomale, che senno' l'errore verrebbe reiterato. Ecco perche' il dibattito sul contenitore (e non sul contenuto) andrebbe definitivamente abbandonato; anzi, direi, ignorato; nell'orticello della mia bottega mi accorgo di avere sempre meno simpatia per quelli che chiedono, a prescindere, un vino "che non sia barricato". Questi, che sono in definitiva i famosi conformisti dell'anticonformismo, compiono lo stesso inutilissimo errore di metodo; del resto, che dire? Risulta pure che Chateau d'Yquem faccia parecchia barrique; lo dobbiamo cassare? Date le premesse, io comincero' ad ignorare questo tipo di dibattito; sarebbe bello che si riuscisse ad ignorarlo tutti, una volta per sempre.

8 commenti:

  1. Infatti con la barrique si fanno i migliori vini del mondo, ma anche quei brutti vini ruffiani che da anni fanno furore in Italia e in California.

    Il pubblico non arriva ancora a distinguere tra la vinificazione e maturazione in legno piccolo di grandi vini, e "aromatizzazione" forzata di vinelli che non reggono il contenitore...

    Mike

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  2. Sono completamente d'accordo con quello che dici. D'altra parte non ho potuto resistere, e ho detto la mia nel post a cui tu fai riferimento.
    Il fatto che sia inutile parlarne è vero, quando a parlare siamo noi due, o altri consumatori chiamiamoli "evoluti" (senza offesa per nessuno...), mentre non sembra così scontato per molti altri. D'altra parte la polemica chips/non chips è illuminante anche da questo punto di vista.
    Mi sembra che di fondo vi sia l'esigenza di semplificare, di fare di tutta l'erba un fascio. Il che è certamente molto più semplice e rassicurante che farsi un opinione propria.
    Un pò a dimostrare che la cultura del vino in questo paese è ancora in gran parte da formare. Speriamo non faccia la fine della passione della vela o del "curling"...

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  3. Quasi d'accordo con te, Fiorenzo. Nel senso che sarebbe opportuno non cancellare, non ignorare il dibattito sulle barriques, ma incanalarlo in un alveo piu' razionale. E cioe' non barrique si', barrique no, bensi' barrique come? barrique quando? barrique perche'? Il cosiddetto "uso intelligente della barrique". Credo che il cliente finale abbia bisogno e desiderio di sapere in che consiste. Occorre enunciare qualche principio generale guida, elementi di metodo, gli scopi, fare esempi...i dos 'n' donts, etc..

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  4. 20 minuti di applausi per Fiorenzo. Questa ricerca di feticci (barrique, botte grande, no piccola, no media) a cui appendere le proprie idee in merito a un vino mi sta dando il voltastomaco.

    Luk

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  5. Sone i reazionari che mi inquietano pure: dal tutto barrique arcitostata si passa a "io faccio solo acciaio", senza parlare di quei campioni del cabernet che oggi fanno "solo autoctono".

    Il consumatore puo' finire per credere che la vigna sia come un motoscafo, se devi cambiare rotta basta un giro del volante. Invece la vigna è manovrabile quanto una petroliera... ;-)

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  6. Totalmente d'accordo con Fiorenzo e Gianpaolo.

    Quando per discutere del "mezzo" (il contenitore di legno più o meno grande, in questo caso) si perde completamente di vista il "fine" (un vino coerente con un progetto/filosofia produttiva) vuol dire che qualcosa non va.

    E ci sono cascati molti, sia dalla parte dei produttori che da quella dei comunicatori.

    Poi, per carità, come chiede Filippo si può anche discutere del corretto uso del mezzo, in alcuni casi si deve farlo, ma va fatto riferendosi a casi ed esempi concreti, altrimenti le variabili in gioco sono talmente numerose che una discussione solo a livello teorico rischierebbe di produrre una casistica tendente all'infinito, e di conseguenza probabilmente fine a se stessa (e si ricomincia da capo).

    Giuliano Boni

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  7. Io nel mio intervento ho solo voluto documentare una tendenza che pare prendere piede, ovvero un minor uso della barrique e una riscoperta delle tradizionali botti di legno anche se di formato più piccolo.
    Se poi così facendo ho mostrato di essere un "reazionario" oppure di ricercare "feticci (barrique, botte grande, no piccola, no media) a cui appendere le proprie idee in merito a un vino", non so che farci. Anche per il "voltastomaco" che ho causato a qualcuno...
    Franco Ziliani

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  8. Non c'è problema un maalox e passa tutto.

    Luk

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