giovedì, luglio 19, 2007

Ma come fanno i contadini

Di ritorno dalle assolate campagne ilcinesi. Il lavoro dell'enotecaro e' essenzialmente questo: assaggi, valuti, se va bene compri, e rivendi. Come dico spesso e' tutto qui, tràttasi di mercante, il (secondo) lavoro piu' antico del mondo. Pero', adesso, tornato nel mio antro pluggato in banda larga, mi andrebbe di parlare d'altro, di qualcosa di assai piu' moderno: l'essere connessi (ad Internet, intendo).
Mi sono bastati tre giorni a Montalcino, connesso col mio portatile al mio ISP (Internet Service Provider) mobile, cioe' Vodafone, per ricordarmi cosa vuol dire essere disconnessi dalla rete; Montalcino (che, enologicamente parlando, non e' Borgo Tre Catapecchie, e' uno dei cuori pulsanti dell'italica produttivita') non ha una copertura UMTS decente; dove alloggiavo io, arrivava una banda striminzita in Gprs che consentiva di navigare a velocita' prossime allo zero; parlando in giro, ho appreso che l'Adsl in Montalcino ci sarebbe pure, ma solo in centro e non nei dintorni. Insomma, domanda: come fanno i contadini? Come fanno i produttori ad essere connessi in misura dignitosa? Risposta: non fanno; Internet e' quasi del tutto preclusa, per loro.
Se, come me, frequentate luoghi geek (o nerd, o fate voi) sul genere Punto Informatico saprete pure che il digital divide italiano e' una tragedia irrisolta; io pero' vorrei, qui, soffermarmi sull'ambito che conosco meglio.
Spesso nei dibattiti enoici in rete si lamenta la scarsa partecipazione di coloro i quali, meglio di molti, potrebbero apportare elementi importanti al dibattito stesso: latitano, cioe', coloro i quali il vino lo producono; il fatto e' che costoro vivono in un mondo a parte, un mondo nel quale, per aprire la pagina di un forum o di un blog, si aspetta tre, quattro, cinque minuti; per non dire del download della posta, ed eventuali feed dal client (si va sul difficile, lo so), che esaspererebbe il piu' zen tra di noi. E' un fatto, nell'anno di grazia 2007 la rete e' preclusa ai contadini; e sono tutte persone alle quali la rete servirebbe, eccome. Non e' il caso di spiegare quanto sia utile la comunicazione che passa per questo mezzo: se siete qui ora, e' perche' un'idea gia' ce l'avete; mi interessa semmai ribadire che oggi l'accesso alla rete e' un'esigenza primaria per chiunque, come l'acqua corrente o l'elettricita': deve (dovrebbe) essere disponibile illimitatamente e a prezzi simbolici; cio' che, verosimilmente, non vedremo per chissa' ancora quanto tempo. Sui motivi di questa grottesca arretratezza non serve soffermarsi, tanto gia' si sa: strapotere Telecom da una parte e totale incapacita' politica dall'altra. Il risultato e' una arretratezza generalizzata nel campo della comunicazione e della partecipazione al dibatitto in rete che, pure da noi, tra sovrumante difficolta' sta comunque attivandosi. Molti tra quelli che restano tragicamente fuori da questo mondo due-punto-zero finiscono per essere del tutto giustificati.

19 commenti:

  1. Caro Fio, un tema di cui ho parlato spesso anch'io perché presupposto minimo e indispensabile per poter portare avanti la piccola "battaglia" di ogni giorno contro l'arretratezza tecnologica di contadini (e non solo). La questione è assai spinosa e quel che più fa incazzare è che le soluzioni sarebbero lì a portata di mano. Basterebbe che Vodafone (non dico tin che è in "conflitto" (!) con telecom) coprisse quei cacchio di posti con umts in modo decente (su, c'è da buttar giu' due pali in fondo...) e la piantasse di rifilare continui surrogati indecenti di tariffe semi-forse-finto-flat per la connessione in mobilità. Basterebbe che wi-max venisse finalmente adottato e che ad occuparsi dell'installazione fosse ciascun comune per il proprio (intero) territorio. Ci vorrebbe poco, davvero, chissà che non ce la facciano. Io sono ottimista, altrimenti come potrei fare ?! :-)

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  2. Avete ragioni entrambi, la problematica è di quelle che scottano. E' proprio il caso di dire che il mondo viaggia a due velocità: da una parte i 2.0, dall'altra coloro i quali non utilizzano le nuove tecnologie o per arretratezza tecnologica o per mancanza di competenze. Dovremmo capirlo anche noi che apparteniamo ai 2.0: primo, capire che avvicinare la tecnologia agli 'arretrati' è una vera e propria impresa; secondo, cercare di discutere con linguaggi più comprensibili a questo tipo di persone e ottimisticamente pensare che prima tutti saremo 2.0. Anche i wine lover. Anche i produttori. Suggerisco questa breve intervista in cui Gianpaolo Paglia parla del digital divide: http://tinyurl.com/yvlgmv

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  3. L'ho detto e l'ho ridetto mille volte, quella del digital divide è una delle classiche cose all'italiana, la tecnologia c'e', ma è la testa che non c'e'.
    Non c'e' negli amministratori, ma quello lo sappiamo e non ci meraviglia, ma non c'e' neanche nelle imprese, e non c'e' neanche nella gente.
    L'ho ribadito anche ieri, secondo me stiamo diventando, scusatemi il toscanismo, un paese di segaioli. Si parla, si parla e non si fa. Si parla della riforma delle pensioni per mesi, si parla della privatizzazione dell'alitalia, si parla da 36 anni dell'autostrada tirrenica, si parla del digital divide. Si parla e basta. Ma basta, si facciano le cose, anche sbagliando toh!, ma si facciano. Questo paese sta affondando in quest'inerzia e non vedo segnali buoni all'orizzonte.

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  4. Beh, un primo segnale sarebbe piantarla di confondere il pubblico con questa scemenza del 2.0!
    Come cultura ed infrastrutture siamo appena allo 0.1b, figuriamoci il 2.0!
    E poi che cosa cavolo c'entra favoleggiare di applicazioni web-centriche (un'idea vecchia di almeno dieci anni e alquanto confusa ancora oggi) quando al web il 30% della popolazione italiana ancora non può accedervi.
    E la soluzione non saranno mai gli operatori di fonia mobile. Sono proprio loro che frenano lo sviluppo del wireless, dopo che hanno strapagato le licenze UMTS. Una tecnologia di rete annoverabile tra le più grandi bufale della storia delle telecomunicazioni e della tecnologia ICT.
    Attivare un punto di distribuzione della banda larga in modalità wireless (Wireless POP) ha costi non banali. Devi individuare il sito, pagare un affitto a chi ti ospita, raggiungere il sito con un ponte radio da un'altro POP collegato ad una dorsale nazionale. Poi devi impiantare un palo o un traliccio, sperare che gli ambientalisti chiudano un occhio, installarvi gli apparati di connessione da una parte verso la dorsale, dall'altra verso gli utenti. I quali non devono avere ostacoli tra la propria sede ed il traliccio dell'operatore (devono cioè essere "in visibilità"), come per esempio alberi isolati o in boschetti, campanili, palazzi, cavalcavia di strade o autostrade, ecc. Poi occorre installare un'antenna sul tetto del cliente, cablare fino al computer o al server, installare e configurare il router.
    Insomma, un POP wireless (che ha una copertura di territorio variabile dai 3 ai 5 km di raggio) può costarvi dai 70 ai 100 mila euro. Occorre quindi un'economia che lo sostenga, alias utenti disposti a comprendere il valore della banda larga e pagarla adeguatamente.
    Con una strategia di politica industriale adeguata (del resto non abbiamo un economista industriale come Primo Ministro??!!) potresti supportare lo sviluppo di queste reti, usando per esempio l'incentivo della de-fiscalizzazione (niente tasse per X anni sui fatturati realizzati dagli operatori wireless) o altri strumenti finanziari.
    Ma i tacchini non amano mai anticipare il Natale, ovvero gli operatori attuali vogliono assolutamente "controllare" lo sviluppo di questo mercato.
    Per questo è contro l'interesse pubblico che l'attuale schema di gara per assegnare le frequenze Wi-Max (predisposto dal ministero) favorirà soltanto gli attuali operatori. Dalla padella alla brace, cari miei.

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  5. Giampiero, tu che sei uno specialista del settore: ma allora che speranze ci sono nel futuro, c'e' una tecnologia prossima ventura capace di risolvere il problema? Oppure si devono portare le vigne in città?

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  6. Giampiero, dimmi solo una cosa : premesso che con una flat VERA su mobile oggi come oggi si viaggerebbe da Dio (almeno l'utente della strada, non dico l'azienda), PERCHE' non la fanno e si inventano sempre tot giga lì, tot ore lì ? A me sa tanto di patto di non concorrenza con chi deve ancora spennare per bene la gente con l'adsl a terra. Ma tu che sai, illuminami finalmente su questo punto della flat mobile che non arriva mai. Perché ? Io ai mobili lo chiedo da anni (al telefono, per email, ecc.) e le risposte sono SEMPRE evasive. MOLTO evasive.

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  7. Un attimo: cosa significa, che Vodafone col mio UMTS a 30 euri mensili ci perde, forse? Eppure un UMTS dignitoso e' un inizio di connettivita' decente. Che fare? Ecco i miei 2 cents. Data la centralita' strategica delle telecomunicazioni, in un paese normale queste sono statalizzate o comunque sotto controllo statale, affinche' vengano sviluppate e soprattutto commercializzate tenendo presente l'utilita' sociale del bene, che non dovrebbe essere pane per pescecani come le attuali offerte fumose e grottesche (opportunamente citate da Filippo).

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  8. Fio, a me piacerebbe capire - dammi conferma - la tua umts a 30 ore al mese, non è una vera FLAT vero ? Voglio dire, ci sono comunque limiti di traffico o di tempo giusto ?

    @ Giampi
    Non sono del tutto d'accordo con la questione del 2.0. O meglio, sono d'accordo con te che se ne parli troppo e a sproposito e che prima c'è da risolvere la questione del digital divide ma in taluni casi mi sembra che le nuove applicazioni web stiano dando l'opportunità a chi di pc e programmazione non capisce nulla di avvicinarsi ad un mondo che era non solo passivo ma del tutto ostico.

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  9. 30 euri al mese, per un max di 100 ore di connessione, ma nulla di piu', la flat manco ce la sogniamo. Le 100 ore mensili (in effetti di default sarebbero una trentina) ottenute nel seguente modo, mentendo con l'operatore: "hey, ma Tre mi regala cento ore, e voi?" E l'operatore: "ok, cento ore pure noi allora". Mercato delle vacche, con rispetto per le vacche..

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  10. wind ha una flat UMTS completa, però peccato che l'UMTS di wind non funzioni mai (averlo saputo prima dell'abbonamento).
    3 ha una cosa che si avvicina alla flat per molti utenti, compreso io, 5 GB a settimana. Per molti utenti bastano e avanzano.

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  11. @ Gianpaolo
    5 GB a settimana sono simpatici ma non sono una flat. Dimmi di wind, piuttosto.

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  12. ti ho detto di wind. E' una flat, però le connessioni UMTS nun ce stanno, solo in teoria, ma in pratica.
    Tre non è flat per te, per me praticamente sì. Almeno la connessione, qui da me, funziona.

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  13. Amici, scusate il ritardo nella risposta, ero via per il week-end.

    @Gianpaolo, la tecnologia esiste e in diverse alternative. E' solo una questione di investimenti e politica industriale. Le telecomunicazioni non sono ancora diventate un fattore strategico di sviluppo. Punto. Risolvere la questione del "digital divide" sarebbe un'ottima opportunità per aiutare molte comunità rurali e montane ad attirare nuovi cittadini dalle città: tele-lavoro, accesso a servizi pubblici remoti, educazione e formazione permanente, strumenti per la promozione turistica, strumenti per le aziende agricole (last-but-not-least, naturalmente).

    @Fiorenzo, lo Stato ha già avuto la chance di indirizzare le telecomunicazioni. Fallendo. Per decenni lo Stato ha consentito il monopolio di Telecom senza chiedere in cambio condizioni vincolanti alla concessione di un bene pubblico.
    Poi è stato un governo di centro-sinistra con un Primo Ministro (lo ripeto!) che non è un impresario d'avanspettacolo ma un'economista industriale, ad impostare la privatizzazione del settore.
    Soluzioni? A mio parere, separare in due l'attuale Telecom: una società gestisce e sviluppa la rete, sotto concessione statale, impegnandosi a coprire tutto il territorio nazionale, ecc. L'altra società si occupa di servizi, in concorrenza con tutti gli altri operatori. E' il modello inglese adottato di recente colà.

    Altre soluzioni? Si, aprire reti semi-clandestine basate su reti wireless di vario tipo. In aree rurali non si disturbano a vicenda e possono risolvere. Problemi? Certo. Forniscono solo la connettività Internet, ma pazienza!, devono essere progettate da tecnici veramente bravi ed esperti (non si può improvvisare). Quindi, anche queste soluzioni richiedono investimenti non banali, a fronte di utenti non sempre disposti a pagare la banda per quello che vale, anzi per quello che realmente pesa. Ricordatevi la banda di connessione Internet si compra "al peso". Se costa poco è perchè ve ne danno poca.

    Più in generale, l'UMTS non è una soluzione di rete adatta per erogare banda larga ad utenti fissi. La banda larga ad utenti in movimento è un'assoluta idiozia. Nessuno, per esempio, vede video da un terminale in movimento. Per questo il videofonino è il flop che è. Si dirà che accedere ad Internet in movimento può essere utile. Certo, ma non occorre la banda per vedere i video, e ci sono tecnologie di accesso assai più efficenti dell'UMTS.
    Il dramma è che ora sto' UMTS ce l'abbiamo tra i piedi, e tutte le scelte industriali finiscono per essere condizionate dal cartello degli operatori di fonia.

    Infine, la banda flat gli operatori di fonia mobile non la forniscono perchè non esiste concorrenza reale in quel mercato. Tutto qui.

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  14. Sulle reti semiclandestine: mi fa piacere notare che abbiamo avuto idee simili; chiacchierando della questione con Luciano Ciolfi (poderesanlorenzo.net) avevo buttato li' che magari i vari Consorzi Tutela potrebbero attivarsi come provider wireless.. oh, se pure la Coop fa telefonia, possibile che questi simpatici carrozzoni non possano inventarsi qualcosa di utile? Progetto visionario, lo so; magari proprio "semiclandestino".

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  15. @ Giampiero
    Io credo che l'umts invece, o le sue evoluzioni (vedi per es. HSPDA), siano la manna per chi lavora in rete, certo, un mercato di nicchia e non certo di massa ma che credo sarebbe ben disposto a pagare anche 50, 100, 200 euro al mese per una flat VERA. E' chiaro poi che la "mobilità" va intesa come possibilità di collegarsi da ovunque, non tanto come possibilità di collegarsi mentre si è a passeggio, quello interesserebbe poco anche me, ovvio ! :-)

    Ancora una cosa. Dici che la flat non esiste tra gli operatori di fonia mobile perché non esiste concorrenza reale in quel mercato. Io, lo sai, sono lento, fammi capire meglio perché è una cosa a cui tengo molto e su cui mi picchio da anni con i vari operatori mobili : non esiste una flat perché gli utenti degli operatori mobili non sono interessati ? Non esiste perché sono troppo pochi quelli che la vorrebbero ? Non esiste perché a fornirla (allora esiste !) è solo wind ? Io continuo a pensare che se un operatore mobile qualsiasi fornisse un accesso alla rete di buona qualità (es. HSPDA) ad un prezzo FLAT VERO paragonabile o di poco superiore alle adsl casalinghe, il mercato - lentamente, certo - shifterebbe verso la soluzione più comoda che non è, credo, quella di essere legati al doppino telefonico. La domanda che mi pongo è : che aspettano ?!

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  16. @Fiorenzo, in questo contesto la Coop svolge il mero ruolo di "operatore virtuale", cioè: non dispone di rete sua, compra grandi volumi di traffico dagli operatori e li rivende appiccicando il proprio marchio e qualche punticino di margine per sè. In Spagna c'è ne sono 5 o 6 di operatori simili.
    La rete di cui parliamo invece, deve essere realizzata di sana pianta. E i costi non sono banali. Non ce li vedo proprio i nostri consorzi a mettersi in un'avventura simile. Ciò non vuol dire che un gruppo di aziende residenti nella stessa valle (lasciami dire così) non possano prendere l'iniziativa.

    @Filippo, discorso lungo e noioso. Sintetizzo così: 1) tra gli operatori esiste un cartello. E' normale che sia così, non è normale che l'Authority non intervenga; 2) solo nuovi operatori potrebbero inserire concorrenza basata sull'accesso a reti alternative e maggiore disponibilità di tariffe per l'accesso a Internet. Se le gare per le frequenze del Wi-Max non apriranno l'accesso al mercato a nuovi soggetti industriali, la situazione non cambierà; 3) sul perchè non esista la FLAT non so dirti altro; osservo solamente che parte del successo del lancio dell'iPhone negli USA risiede anche nel piano tariffario FLAT previsto da AT&T, sebbene su una rete di seconda generazione non particolarmente performante. Ma negli USA dispongono di moltissimi punti di accesso in Wi-Fi, per cui non si preoccupano più di tanto.

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  17. A proposito, mentre noi parliamo di UMTS : http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/telefonini-2/rete-telefonini/rete-telefonini.html

    Ciao

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  18. @Filippo: lo HSUPA, del quale parla l'articolo che segnali, non è altro che un protocollo software dell'UMTS. E' uno step evolutivo successivo al HSDPA; il prossimo si chiamerà HSOPA. La cosa da tenere presente è che su una rete UMTS più banda forniscono in upload e download, e più questo servizio è disponibile in aree limitatissime del paese. Il contrario di quanto serve a chi si trova in digital divide come le aziende vitivinicole.

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  19. @ Giampiero
    Quindi non serve ai nostri scopi. Pazienza. Io spero nel wi-max e spero soprattutto che liberalizzino il suo mercato.

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