Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
lunedì, aprile 28, 2008
Accadde domani
Credeteci o no, le Entita' Aliene con le quali sono in contatto mi hanno messo a disposizione una macchina del tempo. Potendo scegliere, ma scarseggiando in fantasia, mi sono catapultato nel futuro Vinitaly 2030. Tutto molto bello ed interessante, vi risparmio verbosi dettagli; basti sapere che, con mia grande sorpresa, il premio per il miglior Brunello di Montalcino e' stato assegnato, dalla giuria della fiera veronese, ad un produttore giapponese: Poggio al Fujiama. Il miglior Brunello di Montalcino vendemmia 2028 (hanno accorciato il disciplinare) e' stato difatti prodotto nel paese del sol levante. Vi chiederete: ma com'e' stato possibile tutto cio'?
Ve la faccio breve: Hiroshi Katana, titolare di Poggio al Fujiama, mi ha spiegato che tutto inizio' con la modifica al disciplinare di produzione del Brunello, intorno al 2010; accogliendo le richieste di molti industriali del settore, si accetto' di inserire una congrua percentuale di merlot (circa il 50%) al sangiovese ilcinese. Accadde, poi, che alcune nazioni straniere cominciarono a millantare il fatto che da loro, storicamente, si producevano blend di sangiovese e merlot; quindi la denominazione "Brunello di Montalcino" era illecitamente detenuta in via esclusiva dai vignaioli del comune senese. Fu un produttore ungherese (lo stesso del Tokaji) che vinse la causa in ambito UE, provando che, dalle sue parti, l'uvaggio sangiovese+merlot era risalente; quindi ottenne di poter denominare il suo vino "Brunello di Montalcino".
Da li' il passo fu breve; il rosso formato dal taglio di uve francesi con una piccola percentuale di sangiovese venne definito, in tutto il mondo, "Brunello di Montalcino". Durante il Vinitaly 2030 Poggio al Fujiama consegui' (o conseguira', vabbe') facile vittoria, grazie anche alla giuria formata quasi esclusivamente da wine maker californiani: nel 2030 la Padania, separata dall'Italia, e' una federazione degli USA.
[Postfazione: e se pensate che sia tutta fantascienza, leggete qui: il miglior whisky del mondo e' giapponese. E nell'articolo, con mio profondo scoramento, si definisce il distillato di cereali prodotto in Japan col termine Scotch. Meditate, gente, meditate]
giovedì, aprile 24, 2008
Invidia (ed una comunicazione di servizio)
Non credo che riuscirei a pagarmi le bollette scrivendo di vino; per questo ammiro chi ci riesce, cioe' i famigerati giornalisti; quando poi leggo notizie tipo questa, l'ammirazione diventa invidia: "wine magnate Bernard Magrez has outraged a group of journalists by offering each of them a Cartier wristwatch worth €1,650 (£1,322/$2,641). The watches were distributed after a press lunch hosted by Magrez and French actor Gerard Depardieu on 26 March. The lunch was held at the Alain Ducasse restaurant at the Hotel Plaza Athénée in Paris. Around 50 journalists attended – including wine critic and ex-Revue du Vin de France editor Thierry Desseauve, Philippe Bidalon from L'Express magazine and Gérard Muteaud of Le Nouvel Observateur". Via Vinography, che commenta da par suo. Comunque, i giornalisti hanno (quasi tutti) restituito il regalino.
Vi lascio alla lettura di tanto inglese, e chiudo i battenti fino a martedi' prossimo: il quipresente bloggarolo e/o enotecario si concede una vacanza.
[Update: stasera vedo che pure Andrea ha le stesse aspettative. A 'sti punti, produttori, che vi devo dire? Io non uso orologio. Ma nel caso, preferirei Rolex]
martedì, aprile 22, 2008
Style points per un wineblogger che sia hip
[Qualunque cosa significhi]
Nel semi-consueto tour per cantine in Langa, ieri, mi sono trastullato col termine Superpiedmont. Che, come intuira' il wine aficionado un po' skillato, identificherebbe la nebulosa di uvaggi ibridi, mix di barbera, nebbiolo, ma pure dolcetto, grignolino, ed ovviamente robe internazionali - merlot, cabernet; il tutto, sa ça va sans dire, affinato in barrique; questi sono la variabile piemontese dei Supertuscan, ed in definitiva quel genere di vini che fanno estrarre l'aglio, il crocifisso ed il paletto di frassino ad ogni tradizionalista.
Il wine blogger che sia hip, quando pensa di aver trovato qualche genere di termine originale, fa bene a cercare su Google prima di postare qualsiasi cosa; e con questo devo ammettere che si, Superpiedmont non l'ho inventato io, inutile tirarsela tanto, molti altri gia' lo userebbero.
E' un momentaccio per qualsiasi uvaggio nobile (nebbiolo, oppure sangiovese grosso, ci siamo capiti) che osi miscelarsi con uve non autoctone; la parola d'ordine e', o dovrebbe essere, territorialita', valido parafulmine per gli strali dei puristi; senza fare troppa fatica (o forse sono di manica larga), mi capita ultimamente di incrociare Superpiedmont sobriamente territoriali, nei quali l'impronta del vitigno regionale non si fa stravolgere dalla piacioneria; e comunque debitamente cioccolatosi; non una quadratura del cerchio (l'austera nebbiolitudine e' altra cosa), ma vini non allineati o assuefatti alla banalita'. Il miglior assaggio di ieri proviene da Marco Brangero, produttore dell'area di Diano d'Alba. Langhe Rosso "3 Marzo" 2005, blend di nebbiolo al 70%, 15% barbera, 15% cabernet sauvignon; affinato 18 mesi in tonneaux nuovi. Cosa mi piace maggiormente? La vividezza del nebbiolo nell'interpretazione modernista, la sericita' di un legno presente e non invadente; punteggio glorioso - 87/100 - e prezzo in enoteca sui quindici euri. Two thumbs up. Piccolo suggerimento sul produttore: si sta allargando (in senso positivo, intendo); ha affittato un ettaro a Serralunga, e per il 2010 (avete pazienza, si) produrra' Barolo. Essendo attratto dai bianchi liguri, ha ugualmente rilevato una cantina nella zona di Caravonica, e quest'anno uscira' con la prima annata del suo Pigato. Indovina chi lo vende.
Nel semi-consueto tour per cantine in Langa, ieri, mi sono trastullato col termine Superpiedmont. Che, come intuira' il wine aficionado un po' skillato, identificherebbe la nebulosa di uvaggi ibridi, mix di barbera, nebbiolo, ma pure dolcetto, grignolino, ed ovviamente robe internazionali - merlot, cabernet; il tutto, sa ça va sans dire, affinato in barrique; questi sono la variabile piemontese dei Supertuscan, ed in definitiva quel genere di vini che fanno estrarre l'aglio, il crocifisso ed il paletto di frassino ad ogni tradizionalista.
Il wine blogger che sia hip, quando pensa di aver trovato qualche genere di termine originale, fa bene a cercare su Google prima di postare qualsiasi cosa; e con questo devo ammettere che si, Superpiedmont non l'ho inventato io, inutile tirarsela tanto, molti altri gia' lo userebbero.
E' un momentaccio per qualsiasi uvaggio nobile (nebbiolo, oppure sangiovese grosso, ci siamo capiti) che osi miscelarsi con uve non autoctone; la parola d'ordine e', o dovrebbe essere, territorialita', valido parafulmine per gli strali dei puristi; senza fare troppa fatica (o forse sono di manica larga), mi capita ultimamente di incrociare Superpiedmont sobriamente territoriali, nei quali l'impronta del vitigno regionale non si fa stravolgere dalla piacioneria; e comunque debitamente cioccolatosi; non una quadratura del cerchio (l'austera nebbiolitudine e' altra cosa), ma vini non allineati o assuefatti alla banalita'. Il miglior assaggio di ieri proviene da Marco Brangero, produttore dell'area di Diano d'Alba. Langhe Rosso "3 Marzo" 2005, blend di nebbiolo al 70%, 15% barbera, 15% cabernet sauvignon; affinato 18 mesi in tonneaux nuovi. Cosa mi piace maggiormente? La vividezza del nebbiolo nell'interpretazione modernista, la sericita' di un legno presente e non invadente; punteggio glorioso - 87/100 - e prezzo in enoteca sui quindici euri. Two thumbs up. Piccolo suggerimento sul produttore: si sta allargando (in senso positivo, intendo); ha affittato un ettaro a Serralunga, e per il 2010 (avete pazienza, si) produrra' Barolo. Essendo attratto dai bianchi liguri, ha ugualmente rilevato una cantina nella zona di Caravonica, e quest'anno uscira' con la prima annata del suo Pigato. Indovina chi lo vende.
Az. Agr. Brangero
Via Provinciale, 26 - 12055 Diano d'Alba (CN)
Tel. e fax 0173/69423 - mail m.brangero[at]libero.it
sabato, aprile 19, 2008
Il cliente beta tester
A volte esagero col modernismo; all'ultimo Vinitaly mi sono infatuato di Delta Vineyards, un neozelandese artefice di un Sauvignon blanc cosi' pomodoroso (foglia di pomodoro, intendo) da sembrare caricaturale; bianco esageratamente sopra le righe, ma a volte mi va cosi', esagerato ed eccessivo. Sull'onda dell'entusiasmo ho introdotto un loro rosso, Pinot Nero; come il Sauvignon, tappo a vite e mood ultramodernista; a parte la frutta rossa (ed il colore da PN, cioe' niente affatto inchiostroso) l'elemento olfattivo preminente e' la sensazione smaltata-laccata, tipica di certe release un po' troppo tecniche.
Quando qualcosa mi piace, ma voglio capire bene se son io a dare di matto oppure c'e' qualcosa di meritevole in quella bottiglia, abuso dei clienti-beta tester; questi sono clienti alquanto competenti, curiosi, e immediatamente diffondo tra loro i nuovi arrivi, confrontando i loro feedback col mio punto di vista (altrimenti noto come Dogma di Verita'). Da quel che sta venendo fuori, purtroppo, credo di poter dire che i miei beta-tester non si fanno abbindolare: tornano scuotendo la testa, storcendo la bocca, pieni di rimproveri e busillis; "non capisco, e' strano, e' troppo questo-e' troppo quello"; ma io mi ostino. Poi ieri uno di loro, tra l'altro mio allievo ad uno dei corsi di tecnica d'assaggio che ogni tanto imbastisco, m'ha alzato il cartellino giallo: "l'ho lasciato aperto tre giorni, e quando l'ho riassaggiato, era tale e quale, non e' cambiato di una virgola".
Ho avvertito una vibrazione nella Forza. Pero', che allievi tiro su.
giovedì, aprile 17, 2008
Responsabili (ir)responsabili
L'immagine qua sopra e' stata scippata a Dagospia; un ironico lettore ha individuato nel sito gossipparo il mandante del tracollo della sinistra antagonista. In fondo ha qualche senso: se gli elettori non avessero visto quella massa di foto della coppia berty-night in gallerie di immagini puramente cafonal, probabilmente non sarebbe mai sorto alcun dubbio sulle qualita' del lider maximo. O no?
La missiva, ad ogni lettura, mi evoca un altro scenario, questa volta attinente al mio (nostro) enomondo. Dopo i fatti di Massafra, [storia vecchia, ormai: qui - qui - & qui] i commercianti/imbottigliatori/vattelapesca messi all'indice si stracciano le vesti: crolla il fatturato, ho le rate del leasing, tengo famiglia, e buon ultimo, ti faccio causa: alla fine i veri responsabili sono quegli ir-responsabili [bisticcio voluto] dei giornalisti, per non dire dei bloggaroli, che hanno osato fare i nomi senza avere la pazienza d'aspettare quella fisiologica decina d'anni per ottenere un qualche tipo di sentenza giurisprudenziale. Oggi, poi, leggendo Franco Ziliani, mi sono quasi convinto: la colpa non risiede nei fatti, ma in chi informa. Evitiamo ogni dibattito, e' assai piu' opportuno starsene zittini.
Pero' i fatti hanno qualche importanza. Ri-prendiamo, ad esempio, la triste dipartita della sinistra arcobaleno (bleah, che nome). E' possibile che l'intero universo abbia congiurato contro i rifondaroli (ovvero: la colpa e' altrove). Oppure e' possibile che i fatti pregressi abbiano in qualche modo generato l'alba tragica di martedi' scorso (ovvero: hey, sara' mica che pure io...?). Vi lascio con un estratto (lunghino, abbiate pazienza) da una lettura che consiglio. Una specie di lettera aperta a berty-night, dove si elencano, appunto, alcuni fatti.
Quando riprendeste il governo, nel 2006, il “popolo della sinistra” italiano vi concesse l’ultima cambiale.
Già le prime avvisaglie non furono confortanti. Al posto di Boselli – all’Istruzione – un socialista che avrebbe almeno garantito un minimo di laicità nella povera scuola italiana, imposero Fioroni, il quale trascorse più tempo a visitare scuole private che pubbliche. Inoltre, continuò scientemente il lavoro di smantellamento della scuola pubblica iniziato dalla Moratti. Prova ne sia, che gli organici continuano ad essere tagliati e, la scuola italiana, scende ogni anno di un “gradino” nelle graduatorie internazionali. Comprendere che era necessaria una riforma complessiva, che prendesse atto del mutare dei tempi? No, i soliti “ritocchi” qui e là e tira a campare.
La scuola, però, è lontana e non tutti ne avvertono l’importanza.
Tutti gli italiani, però, fanno rifornimento di carburante: le uniche cose che siete riusciti a biascicare…dunque, sono state…no, non mi viene in mente niente. Silenzio assoluto. Viaggi in Kazachistan per conto dell’ENI di Prodi, laute prebende incassate sul prezzo dei carburanti e dai dividendi azionari di ENEL ed ENI. Vi siete accorti che il petrolio è arrivato a 113 $/barile? E tutto l’ambaradan che prometteste sulle energie rinnovabili? Sarebbero i 200 MW lautamente sovvenzionati per il fotovoltaico? Quante installazioni d’aerogeneratori avete bloccato, finendo prigionieri delle stupidaggini “estetiche” propagandate – immaginiamo non solo per ragioni ideali – da un personaggio squalificato come Sgarbi? Perché avete bloccato il piano eolico proposto dal precedente ministro Matteoli, che prevedeva l’installazione di 13.000 MW di potenza eolica di picco? Perché la Spagna ha già in funzione la prima centrale solare termodinamica da 10 MW e l’Italia – nella quale il termodinamico è stato progettato! – non c’è ancora nulla? Perché il ministro Bianchi – un ministro “comunista”! – comunicò, alla nomina, che avrebbe lavorato per realizzare le cosiddette “autostrade del mare” ed una forte impronta intermodale nei trasporti, e non ha fatto niente?
Perché il trasporto merci su ferro (non parliamo della TAV, ma delle linee esistenti) non è stato incrementato? Perché, nonostante l’UE finanziasse al 50% le spese di progettazione ed al 10% i lavori per rendere nuovamente navigabile il Po, non avete fatto niente? [...] Una nave fluviale “toglie” dalla strada 80 autotreni e comporta l’impiego di circa un terzo del carburante, a parità di masse trasportate. In Provenza ne ho visto uno, in costruzione, nuovo di trinca, in Germania osservano una custodia maniacale per gli alvei dei fiumi. Meno male che in Italia abbiamo i solerti politici di Rifondazione, che s’oppongono a questi “obbrobri”. Tutta la politica ambientalista del governo Prodi (sbaglio o c’eravate anche voi?) è stata un nulla di fatto: la ciliegina sulla torta è stata la crisi dell’immondizia in Campania, ma era una spada di Damocle che pendeva da tempo. Inceneritori sì, inceneritori no? A qualcuno è passato per la mente che esistono anche altri metodi (oltre, all’ovvia raccolta differenziata) per smaltire i rifiuti? Qualcuno è andato in Israele – non per la solita visita a Yad Yashem – per osservare l’impianto di Haditha, che usa tecnologie nuove (fermentazione anaerobica con produzione di metano) a bassissimo impatto ambientale? Oppure, qualcuno ha interpellato il CNR – più precisamente il dott. Paolo Plescia – che ha progettato e realizzato il THOR (un impianto già funzionante in Sicilia), un progetto innovativo tutto italiano? Lo sai che esistono altre, importanti innovazioni nelle tecnologie per i rifiuti, che nessuno di voi si è mai preso la briga di conoscere? In Polonia, addirittura, con gli scarti di materiali organici hanno brevettato un sistema che ricava idrocarburi! Potrei continuare per pagine e pagine, ma la sostanza è una sola: sul piano ambientale, avete deluso proprio i vostri elettori, che s’attendevano uno “scatto di reni” che non fosse la solita, ritrita polemica sul nucleare o l’acquiescenza ai desiderata di ENI ed ENEL, ossia petrolio e carbone. Con il risultato, che proprio i ceti meno abbienti si trovano salassati dai più alti costi energetici europei. Fallimento totale.
E veniamo all’apoteosi, ossia al peggio che siete riusciti a fare in soli due anni.
La notte del 23 Luglio 2007, come novelli carbonari, si sono riuniti i “vertici” del governo, dei sindacati, degli imprenditori – le cosiddette “parti sociali”, riedizione in salsa prodiana delle corporazioni di fascista memoria – le quali hanno steso una riforma del precariato che non ha migliorato di un’unghia la precedente stesura del centro destra. E sì che, in campagna elettorale, ne avevate detto peste e corna. Poi siete riusciti a peggiorare la riforma Maroni sulle pensioni, perché la riforma Damiano richiede (dal 2012) un anno in più d’età e di contributi (62 anni e 37 di contributi) rispetto alla riforma del centro destra (61 e 36). Molti lavoratori – paradossalmente – riceverebbero dei vantaggi se fosse ripristinata la riforma Maroni, il che è tutto dire. Dov’eravate?
Ecco, questo è il punto: non c’eravate, perché a quell’appuntamento – importantissimo per i lavoratori – non eravate stati invitati. Non c’era un solo rappresentante della cosiddetta “sinistra radicale”. Avete protestato, minacciato di far cadere il governo, almeno detto la vostra? No, ve ne siete stati buoni buonini nei vostri cantucci parlamentari – a 19.000 euro il mese – mentre ci toccava ascoltare il terribile dilemma, ovvero se Vladimir Luxuria dovesse usare i cessi degli uomini o delle donne. Ma, veramente, avete ancora la faccia di parlare? Bisognava salvare il governo “per arrestare le destre”. Complimenti: risultato ampiamente raggiunto.
Non avete nemmeno compreso, poi, la ragione della caduta di Prodi.
Vi siete lasciati ipnotizzare dai richiami europei sulla necessità di rimettere a posto i conti pubblici, senza capire che i vostri voti servivano ai banchieri per salassare ancora di più i poveri italiani. Giunti ad un soddisfacente salasso, un tal Lamberto Dini – più che un “apprendista stregone” da Ceppaloni – ha tolto l’appoggio dei suoi tre senatori e Prodi è caduto come un piccione. “Piccionato” proprio da quei poteri bancari e dalle burocrazie finanziarie europee che sono l’espressione delle borghesie dominanti – uso per un attimo un linguaggio che dovrebbe esserti più familiare – e che vi hanno usato finché servivate, con le vostre boutade da palcoscenico di Luxuria e Caruso, con la pietosa messinscena di un Diliberto che consegna ad un cameraman sorpreso – ad una puntata di Ballarò – una proposta di legge per la riforma dei costi della politica.
martedì, aprile 15, 2008
Sant'Enotecaro (ora pro nobis)
Mi sento buono. Ho passato mezz'oretta a consolare un venditore Frescobaldi; ha parecchio da sopportare, ultimamente, ma questa non se la meritava proprio: un mio collega, enotecaro, l'ha riproverato di avergli venduto "Brunello col veleno". Ora, questa enormita', che deriva tutta dalla classe giornalistica del mai abbastanza vituperato Espresso, sarebbe pure comprensibile nel consumatore disinformato (e non e' colpa sua se e' disinformato, e' colpa di chi ha mescolato Massafra con Montalcino). Diventa pero' intollerabile se profferita da un enotecaro, teoricamente uno informato. E poveri rappr di Frescobaldi.
martedì, aprile 08, 2008
E' stata tua la colpa (e allora adesso che vuoi)
Rientrati a bottega, l'effetto-Espresso si sente nei discorsi; tutti chiedono cosa succede. Io credo che, in una situazione di informazione sostanzialmente errata e caotica, il lavoro di quelli come me, che vendono e/o comunicano il vino (le due cose non sono troppo disgiunte) e' di raccontare, pazientemente e puntualmente, i contorni della questione ai clienti che desiderano un'informazione almeno un po' piu' precisa. Quindi non disperiamoci, e prepariamoci a fare, tutti, qualcosa di utile.
Non voglio ripetere la solita solfa dell'informazione-dal-basso migliore di quella mainstream, ma in un momento cosi' critico per chi fa giornalismo a livello professionale, un infortunio del genere non serviva proprio. Il grillismo picchia duro su certo giornalismo quasi inservibile, ormai, e quelli fanno una copertina cosi' sull'Espresso?
E' diventato normale, quindi, dover leggere Elisabetta Tosi (esempio) per avere notizie utili. Di fatto su tutta la vicenda, credo, esiste una specie di frattura in termini di conoscenza; gli enofili avveduti, gli appassionati che seguono blog o forum, e comunque tutti gli addetti ai lavori hanno un'idea chiara di quel che e' successo. Resta fuori dalla conoscenza la massa che, guardacaso, e' la stessa clientela alla quale spesso ci rivolgiamo. In questo momento io non sto parlando agli enofili avveduti, ma a molti altri. Quanti gia' sanno, possono tranquillamente interrompere qui la lettura, giacche' non diro' nulla di particolarmente nuovo, per loro.
Io coltivo qualche amore per il paradosso. Quindi, siccome un certo tipo di consumatore poco critico si sta chiedendo "di chi e' la colpa" riguardo vini contraffatti, pesticidi, schifezze e frodi (il Brunello non c'entra niente con tutto questo: prima notizia utile) e' il caso di provare ad indicare qualche colpevole.
Eccone uno, per esempio: tu. Il colpevole sei tu, sai. Ma si, proprio tu che leggi, non guardarti attorno, dico a te, che hai comprato, in qualche supermercato, una bottiglia di vino che costava 70 centesimi. Ma cosa pensavi di trovarci, dentro?
Si, lo so che questo discorsetto non ti piace. Tu ti sei fidato delle loro promesse, delle pubblicita' demenziali cantilenate dai diffusori che, come in un mantra, ti ripetono che loro controllano, che usano il "sale in zucca", che non usano OGM, che sono equi e solidali. Tu, e quelli come te, dovete fare un piccolo sforzo, e aprire gli occhi; ti sembra normale, quando fai la coda alle casse, sentire le cassiere che discutono di quanto sono mobbate, di riunioni sindacali, dei razzi loro? Secondo te, questi che sono equi e solidali, perche' tiranneggiano il personale? E' possibile, forse, che ci mentano? Senti, non voglio intristirti troppo. Ti lascio con i versi del Poeta, come si dice.
Non voglio ripetere la solita solfa dell'informazione-dal-basso migliore di quella mainstream, ma in un momento cosi' critico per chi fa giornalismo a livello professionale, un infortunio del genere non serviva proprio. Il grillismo picchia duro su certo giornalismo quasi inservibile, ormai, e quelli fanno una copertina cosi' sull'Espresso?
E' diventato normale, quindi, dover leggere Elisabetta Tosi (esempio) per avere notizie utili. Di fatto su tutta la vicenda, credo, esiste una specie di frattura in termini di conoscenza; gli enofili avveduti, gli appassionati che seguono blog o forum, e comunque tutti gli addetti ai lavori hanno un'idea chiara di quel che e' successo. Resta fuori dalla conoscenza la massa che, guardacaso, e' la stessa clientela alla quale spesso ci rivolgiamo. In questo momento io non sto parlando agli enofili avveduti, ma a molti altri. Quanti gia' sanno, possono tranquillamente interrompere qui la lettura, giacche' non diro' nulla di particolarmente nuovo, per loro.
Io coltivo qualche amore per il paradosso. Quindi, siccome un certo tipo di consumatore poco critico si sta chiedendo "di chi e' la colpa" riguardo vini contraffatti, pesticidi, schifezze e frodi (il Brunello non c'entra niente con tutto questo: prima notizia utile) e' il caso di provare ad indicare qualche colpevole.
Eccone uno, per esempio: tu. Il colpevole sei tu, sai. Ma si, proprio tu che leggi, non guardarti attorno, dico a te, che hai comprato, in qualche supermercato, una bottiglia di vino che costava 70 centesimi. Ma cosa pensavi di trovarci, dentro?
Si, lo so che questo discorsetto non ti piace. Tu ti sei fidato delle loro promesse, delle pubblicita' demenziali cantilenate dai diffusori che, come in un mantra, ti ripetono che loro controllano, che usano il "sale in zucca", che non usano OGM, che sono equi e solidali. Tu, e quelli come te, dovete fare un piccolo sforzo, e aprire gli occhi; ti sembra normale, quando fai la coda alle casse, sentire le cassiere che discutono di quanto sono mobbate, di riunioni sindacali, dei razzi loro? Secondo te, questi che sono equi e solidali, perche' tiranneggiano il personale? E' possibile, forse, che ci mentano? Senti, non voglio intristirti troppo. Ti lascio con i versi del Poeta, come si dice.
No tu non credere a chiE qui sotto, hai l'originale.
promette miracoli
parla di money money
soltanto money money
No, non puoi fidarti di chi
parla solo dei soldi
al tuo bene non pensa ma
a quello dell’azienda sì
No no tu non credere a chi
parla di marketing
quando parla dei sogni
e delle tue passioni
lunedì, aprile 07, 2008
Facce ride
Ci sono giornalisti appena tornati da una gita di sei mesi sul pianeta Zorg. Non si spiega altrimenti un titolo come quello che vedete, che l'Istituto Carlo De Martino, "per la formazione al giornalismo", ostenta con sicumera. O sprezzo del ridicolo, vista l'aria che tira; ma li leggono i giornali?
domenica, aprile 06, 2008
Le parole giuste
Un top manager Tim parla dei recenti fatti riportati dalla stampa nazionale. Incredibile dictu, il top manager si riferiva a Velenitaly.
Perchè ho la faccia incazzata? Ho la faccia incazzata perchè respiro... sfiducia, respiro... aria di aspettativa, respiro quelle facce da senso critico come quando uno vede una partita di pallone, non ce la fa, tutti sono professori. Perchè? Perchè la gente legge i giornali, vede il titolo, si rimbalza, si crea dei grandi film che sono tutte cazzate.Ci sta pure che questa prosa un po' scarna, da sola, non sia sufficiente a spiegare, a circoscrivere. Per fortuna ci sono i ragazzi di Vino: (oh, ma che stress quei due punti). Piu' utilmente, citiamo (e soprattutto, ringraziamo):
Paradossalmente, e anche amaramente, ci pare quindi un tragico problema di forma e di misura, più che di contenuti. Se si fosse scelto un lancio comunque aggressivo, ma non altrettanto traumatico, non avremmo avuto le decine di reazioni preoccupate che si registrano oggi nella stampa internazionale. Un giornale di denuncia deve fare il suo lavoro, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze: questo assunto, valido in linea teorica, ha diversi punti deboli. Quello che è successo e sta succedendo sta lì a dimostrarlo.
venerdì, aprile 04, 2008
Vinitaly 2008 - appunti caotici
1. Grazie Verona.
Posteggiare a cento metri dall'entrata, su un marciapiedi, davanti ad un vigile che ti dice: "beh, sarebbe divieto di sosta, ma se nessuno mi dice niente..." e poi all'uscita non trovare alcuna multa. Arrivare a Peschiera appena in tempo per un appuntamento serale, posteggiare in zona blu senza pagare (scusate, non avevo spiccioli) e ari-non trovare nessuna multa. Diciamolo: mi sento in obbligo di dire grazie. Non so bene a chi, ma grazie.
2. Brunellopoli?
"Si, vabbe', sara' solo l'un per cento dei vigneti ad essere incasinato, ma era l'un per cento di tre aziende; sono un mucchio di ettari". Citazione anonima. Shhh.
3. Sangiovese toscano, yes pliz.
Sia quel che sia, finche' ci saranno espressioni del sangiovese toscano come quelle esibite da Rodano (che a dispetto del nome produce Chianti Classico) la fine del mondo (enoico) e' momentaneamente rimandata. Padiglione 3, stand F4.
4. Global. A volte non e' poi malissimo.
Nuova Zelanda; Sauvignon blanc; tappo a vite. Praticamente la summa di tutto quello che l'enosnobbone cerca di ignorare; eppure, Delta Wine e' una meraviglia. Lo spaccia DalleVigne [scheda]. Padiglione 8, stand C16.
Posteggiare a cento metri dall'entrata, su un marciapiedi, davanti ad un vigile che ti dice: "beh, sarebbe divieto di sosta, ma se nessuno mi dice niente..." e poi all'uscita non trovare alcuna multa. Arrivare a Peschiera appena in tempo per un appuntamento serale, posteggiare in zona blu senza pagare (scusate, non avevo spiccioli) e ari-non trovare nessuna multa. Diciamolo: mi sento in obbligo di dire grazie. Non so bene a chi, ma grazie.
2. Brunellopoli?
"Si, vabbe', sara' solo l'un per cento dei vigneti ad essere incasinato, ma era l'un per cento di tre aziende; sono un mucchio di ettari". Citazione anonima. Shhh.
3. Sangiovese toscano, yes pliz.
Sia quel che sia, finche' ci saranno espressioni del sangiovese toscano come quelle esibite da Rodano (che a dispetto del nome produce Chianti Classico) la fine del mondo (enoico) e' momentaneamente rimandata. Padiglione 3, stand F4.
4. Global. A volte non e' poi malissimo.
Nuova Zelanda; Sauvignon blanc; tappo a vite. Praticamente la summa di tutto quello che l'enosnobbone cerca di ignorare; eppure, Delta Wine e' una meraviglia. Lo spaccia DalleVigne [scheda]. Padiglione 8, stand C16.
mercoledì, aprile 02, 2008
Daje col sesso
Tra le poche cose che ho imparato a questo mondo, c'e' il rispetto per chi fa vino. Nasce dal fatto che il lavoro del contadino e' difficile e faticosissimo; parlo anche per esperienza, giacche' nel corso della mia breve vita ho fatto qualche vendemmia e pure assistito chi vinifica; quanto basta per sapere che e' una fatica pazzesca. Anche per questo motivo, ogni volta che mi travesto da assaggiatore, cerco di andarci piano con i giudizi trancianti.
Insomma, tutta questa bella premessa buonista per dire che ci penso dieci volte, prima di dire peste e corna di un vino, e/o di un produttore. Cio' detto, oggi leggendo questa notizia Ansa, "di che sesso sei, scoprilo con il vino" ho deciso che tralignero'. Un piccolo estratto: "di sesso in ognuno di noi non ce n'e' uno solo. Ecco nascere dunque i vini della tendenza sessuale, originati da una particolare e 'sensitiva' miscela di uve, non solo abruzzesi: il rosso 'Is', il piu' 'mascolino'; il languido 'Ea', bianco femminile; e l'ambiguo rosé 'Id', dal gusto intrigante. Un modo ludico e semplice per avvicinarsi al bere e per scoprire qualcosa di più su se stessi, sui propri gusti e sulla propria identità". E prosegue: "con Is, Ea e Id il vino lusinga il palato e gioca con gli aspetti piu' profondi della psiche, perche' in ciascuno di noi alberga una componente maschile, una componente femminile e una componente ibrida, ambigua, inafferrabile. Le molte anime che sono in noi possono rivelare tratti complessi del nostro carattere, dei nostri desideri. Ecco noi siamo partiti da qui, da questo studio interiore, per abbinare, partendo dalle uve, il giusto sapore alla giusta personalità".
Questa bella trovata, che supera il concetto solo in apparenza insuperabile di vino gay, sara' ovviamente presentata al prossimo Vinitaly.
Io credo, sommessamente, che questa cosa si candidi ad essere una delle cinque piu' inutili vacuita' dell'imminente fiera veronese. Ah, l'ho detto.
[La fotina non c'entra praticamente nulla con il post; mi andava di corredarlo con la solita gnoccolona che non guasta mai, in questo caso Savanna Samson, la pornostar produttrice di vino]
martedì, aprile 01, 2008
Porthos s'e' rifatto
Porthos s'e' rifatto il look. Bravi, bel lavorino, direi. Certo, ancora non cia' il blogghe, ma che, stai a guarda' er capello.
[Post da leggersi con accento Sangiorgi-wannabe]
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