mercoledì, agosto 27, 2008

Prove tecniche di grande boh

[Si, vabbe', si riparla di Brunello, porta pazienza, ci infilo pure altro]

Probabilmente la principale annotazione, il primo titolo di merito che mi va di enfatizzare principiando questo post è: il grande Gaja-le-roi ci guarda da lassù; Angelo Gaja, o qualcuno per lui, ci legge e ci considera in qualche misura, a noi bloggaroli. Altrimenti non si spiega perchè abbia inviato a svariati influenti enoblogger[z] la sua ultima statuizione riguardo alla possibile modifica del disciplinare del Brunello di Montalcino. Per inciso, al momento i miei feed mi segnalano Franco, Ari, Marco come destinatari della missiva in questione; per motivi del tutto imperscrutabili, pure chi vi scrive è stato fatto segno della comunicazione, e questo ovviamente ci confonde e ci perturba, costringendoci ad assumere pose da persona seria - cosa notoriamente ostile alle nostre naturali inclinazioni. Vabbe', comunque grazie, o voi che lassù mi leggete. Anzi, già che ci sono ne approffitto: ciao Angelo, io ti ho sempre ammirato, lo sai. Ricordo ancora con emozione la tua rapida epifania nella mia bottega molti anni fa, che mi lasciò ammutolito, appunto perché emozionato.
Oh, ognuno ha i suoi culti delle sue personalità, che volete farci.

Ma veniamo alla sostanza della notiziola: non serve che ripubblichi tutto il testo, se come sempre altri già l'hanno fatto; posso solo registrare brevemente l'aspetto centrale dell'assunto: "occorre individuare una formula che consenta agli artigiani di esprimere nei loro vini la straordinaria dignità del Sangiovese e di poterla dichiarare in etichetta rendendo così riconoscibile la loro fedeltà al 100% della varietà, ed ai produttori di grandi volumi di poter operare con maggiore elasticità: e tutti e due i vini debbono potersi fregiare del nome Brunello di Montalcino".

Traduzione: si adoperino vitigni migliorativi (caberlot, et similia) per i grossi industriali che hanno vigne poco vocate, e alla fine si evidenzi, in qualche modo in etichetta, chi e' purista e chi no.

Commenti possibili: il primo che mi andrebbe di rimarcare ora, è: io l'avevo detto che finiva così. Secondo commento possibile: io sono un post-maroniano bevitore di supertuscan e barriconi rotoconcentrati, quindi mi faccio andar bene pure il Brunello taroccato al cab. Però, pure un modernista come me ha avuto quel mezzo minuto di serietà tale da discernere che la fama del Brunello attuale è dovuta al prodotto tradizionale, non alle derive moderniste. Quindi, abbracciare questo genere di stravolgimenti finisce per essere pericoloso; per il futuro business legato al Brunello, credo.

Terzo commento possibile. Beh, sapete che c'è? Io mi arrendo; rinuncio a capire, ma soprattutto ad avere un'opinione in merito. Serve forse a qualcosa? Come moltissimi enoappassionati ho seguito, da brunellopoli in poi, il dibattito si/no/forse legato ai cambiamenti possibili sul rossone ilcinese; ho pure una mia idea, che coincide con quella di altri "tradizionalisti", ma pure questo ormai mi pare inutile; dirò di peggio, io mi sento orrendamente fuffoso ora; ma leggete cosa ho scritto fin'ora, ma che valore avrà mai questo fuffosissimo post, quando i giochi sono comunque fatti e decisi da corazzate finanziarie del calibro di Banfi e Gaja. Ma chi sono io, chi siamo noi, per pensare di avere qualche speranza di fermare questa specie di valanga? Forse è giusto arrendersi, lasciar perdere, così come ci si rassegna all'inevitabile e, piuttosto, cercare di guadagnare qualche genere di rifugio per salvarsi da quest'onda di piena, incontenibile, perché oltre ai potentati enofinanziari si somma pure la quasi totale, temo, insensibilità al "problema" delle masse di clienti potenziali, i quali probabilmente hanno altro di cui dolersi. Io dico che bisogna arrendersi, quando capisci che alla fine solo i possenti meccanismi finanziari sono quelli in grado di dominare e determinare lo stato delle cose: la discesa in campo di Gaja mi ha fatto un'impressione di già visto, come se qualcuno che davvero, e veramente, conta qualcosa nel nostro vago (eno)mondo, fosse sceso a dirci che la ricreazione è finita.

Come dicevo, si parla di Brunello, ma pure di altro.

6 commenti:

  1. Gentilissimo Fiorenzo, vorrei innanzitutto fare la solita ma sentita premessa: complimenti per il suo blog. O, più precisamente, per il suo meraviglioso, leggero e ironico modo di scrivere.
    Poi un'altra premessa: non sono un tecnico, né un esperto, né tantomeno un produttore di brunello. A questa infornata di premesse aggiungo quella di non essere un sostenitore della modifica del disciplinare, ma neanche un miliziano della Difesa ad Oltranza. Vorrei solo puntualizzare - e chiedo per questo un minuto di asilo nel suo blog - quello che ho già tentato tempo fa di ribadire in altri spazi consimili (dove però le voci fuori dal coro sono mal sopportate dai titolari dei blog), cioè quello che a mio modo di vedere andrebbe sempre tenuto presente: difendiamo pure la scelta del monovitigno a Montalcino, ma per favore evitiamo di basare questa scelta su quel termine un po' facile ed abusato che è "tradizione". Perché la tradizione del sangiovese in purezza per il Brunello non va più addietro del 1980. Si vedano i disciplinari, non si creda alle parole di un inesperto come me.
    Un grazie sincero.

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  2. E invece io non mi arrendo nè mi rassegno.
    Chiariamo: che facciano il Brunello anche con lo syrah, se così gli pare. La cosa non mi sposta di uno iota.
    Ma, non aderendo io a questo neo-nominalismo imperante - in base al quale se io decido che da oggi il bianco si chiama giallo, tu devi adeguarti, aggiornare il tuo vocabolario e non rompere - chiedo, pretendo ed esigo che chiamino i vini con il loro nome. Il Brunello di Montalcino è tale se fatto con sangiovese in purezza. Altrimenti non è Brunello, è una truffa.
    Lo chiamino Bruno, o Brunetto.
    O di questo passo io da domani mi chiamerò Lucrezia, che Elisabetta mi è venuto a noia.

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  3. Speriamo che lo facciano anche con la Ferrari, al grido "Una Ferrari per tutti" e non sto parlando di Lunelli eh!

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  4. caro montalcinese, il termine tradizionale si usa per comodita', diciamo. in effetti identifica la risalenza, pure se breve, di un metodo, e non lo qualifica piu' di tanto. quando passera' l'aggiunta di alloctoni, e trascorreranno un po' di lustri, quello diverra' "tradizionale". grazie per i gentili complimenti.

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  5. Ciao Fiorenzo,
    scusa l'invadenza qui su un tuo post ma non riesco a trovare una tua mail. Mi chiamo Kruger Agostinelli e sto curando il Blog Cafè di Squisito 2009 mi puoi scrivere a blogcafe@kruger.it
    Ciao

    K.

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  6. Andate a leggere:
    http://www.vinarius.it/wmview.php?ArtID=19

    Ciao!

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