lunedì, giugno 14, 2010

The dark side of prezzo sorgente (rabbrividiamo)

Passata la fiera, messi in ordine gli appunti (uno, due, e tre, per dire) mi porto dietro da un po' di giorni una orrenda cogitazione che ora cerco di rielaborare. Riguarda alcuni prezzi. Dopo aver molto parlato di prezzo sorgente (che combinazione) sempre ai soldi sto a pensare. Cos'è successo in definitiva a Terroir Vino che meriti qualche altra discussione? Ho trovato alcuni prezzi sorgente assurdamente alti. Per lo più con una sola giustificazione, che mi ha fatto letteralmente cadere le braccia: "faccio poche bottiglie, le vendo tutte in azienda, il prezzo è questo e ciaopepp".

La sostanza è: come faccio, io che sono anarchicamente, caoticamente favorevole a qualsiasi tipo di manifestazione di prezzo sorgente (compreso il suo collegato disposto, la vendita diretta), come faccio ora a criticare il prezzo sorgente senza sembrare matto? Ci provo lo stesso.
Tanto per cominciare non è semanticamente esatto dire che criticherò il prezzo sorgente. Semmai mi interessa evidenziare the dark side of prezzo sorgente, insomma un elemento contraddittorio. Se qualcuno pensa che la vendita diretta delle aziende, con l'esibizione del prezzo sorgente (che a 'sti punti passa del tutto in secondo piano) apra la via ad acquisti a buon mercato, quel qualcuno farà meglio a ricredersi. O perlomeno a valutare caso per caso.
Ora sarò almeno un po' autoreferenziale, ma credetemi quando dico che tra le cose che sono in grado di fare c'è valutare un vino. E con questo intendo dire che so fornire un parametro di valuta. Quando assaggio, sono spannometricamente in grado di dire "questo vale cinque euri". O quindici, o cinquantacinque - ho reso l'idea.
Non formulo questo valore in base a costi aziendali, ma in base ai prezzi medi reperibili per quel livello qualitativo. Poi diversi elementi accessori (territorio, rarità, costi di esercizio) influiscono profondamente sulla dinamica dei prezzi. Ecco perché, per fare un esempio, un bianco delle Cinqueterre che abbia un livello eccellente (un 84/100) costa dal doppio al triplo di certi pari punteggio veneti. Fin qui dovremmo essere tutti d'accordo. Bene.
Questa dinamica prezzo/valore, dal mio punto di vista, presenta elementi contraddittori a volte non giustificabili. Perché un Gavi (è un altro esempio) di un produttore magari bloggarolo, twitterato, due-punto-zero, venditore diretto, costa in cantina 12 euro, come un Gavi di un oscuro contadino disconnesso, ma reperibile a quel prezzo in enoteca (e di pari punteggio, ovvio)? Dove sta il bug, il baco, il difetto? E' possibile che sia solo questo: il primo produttore (manco fosse un enotecaro qualsiasi) ci vuole guadagnare. Che, com'è noto, è del tutto legittimo. Ma il famoso vantaggio della vendita in azienda dove va a finire? Insomma, occhio ragazzi cari, non è tutto oro quello che luccica.

(E questo, per concludere, è solo uno dei punti deboli del mio peraltro glorioso post sulla libertà del prezzo sorgente. Ce ne sarebbero almeno un altro paio, ma col piffero che i miei colleghi enotecari son stati capaci di scovarli. Al massimo hanno mugugnato di valore aggiunto e di percentuali lecite o illecite di ricarico, perdendosi, come al solito, in un bicchiere d'acqua. Io quei punti deboli li so ma non ve li dico, arrangiatevi).

9 commenti:

  1. Hai trovato prezzi sorgente assurdi? Non sara' perche', come vado dicendo, il prezzo sorgente e' assurdo? Qual'e' il prezzo sorgente? Quello che il produttore pratica all'enotecario? e perche' non quello che pratica al distributore, oppure quello che pratica al negozio se ne ha uno?
    Questa storia del prezzo sorgente mi sa tanto di "6 politico", un esercizio di buone intenzioni senza crederci troppo, intanto lo si dice, perche' suona anche un po' "di sinistra", e lo sappiamo, vero, che i vini "fichi" sono di sinistra? Bisogna essere "naturali", almeno un po' "critical", e con un prezzo "sorgente".
    Tutta fuffa, signora mia, il prezzo sorgente non esiste. Quant'e' il prezzo sorgente di una scarpa Nike? Qual'e' il costo di produzione di una lattina di Heineken, e la differenza percentuale col suo prezzo al pubblico?
    Qual'e' il prezzo di un oggetto allora? E' fin troppo semplice, e' il prezzo medio che si trova sul mercato, piu' esso e' stabile e simile e piu' mi sembra di non essere preso in giro. Il prezzo di un iPhone e' diverso se lo comprate alla "sorgente", ovvero da Apple, o da qualunque altra parte? No, e' la risposta. Gli unici che potrebbero, verosimilmente, fare casino con i prezzi quelli di Apple, ma certo ci pensano due volte.
    Per il vino, pare, dovrebbe invece essere differente. Vallo a capi'.

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  2. Direi che siamo d'accordo. Il prezzo sorgente è un concetto indefinibile quasi quanto "la sinistra".

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  3. Gianpaolo ragiona come uno che fa un vino buono da oltre 20 euro...
    io preferisco acquistare vini buoni che costano meno di 10 euro,visto che ce ne sono(forse saranno i vini di sinistra).
    Per un vino eccezionale sarei disposto anche a spendere di più però ci devo pensare bene.
    Non è che amo più il denaro del vino?

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  4. alan, per dirla tutta, gianpaolo fa un paio di cose ottime sotto i dieci euri. certo, devi comprarli direttamente dal suo sito, io son piu' esoso :)

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  5. Della serie "la percezione dei concetti", ho sempre creduto che il prezzo sorgente fosse il coto che unproduttore sopporta per fare un certo vino. Ricordo che una volta, un produttore della Valpolicella di cui ho rimosso il nome - così non me lo cavate nemmeno con l'ipnosi - mi disse che una bottiglia di Amarone, finita, bottiglia ed etichetta inclusa, gli costava 5 mila lire (c'erano le lire, quindi epoca pre-euro). E che il di più era tutto grasso che colava (per lui). All'epoca gli Amarone costavano dalle 25 mila lire in su, al consumatore (i più ingenui, o onesti). Fate un po' di conti, e capirete il fiorire di SUV e cantine da architetti di grido che c'è stato in questi ultimi anni... ma soprattutto, capirete il lamento che si leva dalla valle ai giorni attuali.

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  6. filippo cintolesigiugno 20, 2010 11:36 PM

    Piu' che assurda la nozione di "prezzo sorgente" mi pare vaga. Nel senso che vago e' dove porre la sorgente di questo bene (il vino). In se' la nozione di costo di produzione non e' assurda. Diro' di piu': dovrebbe essere possibile anche averne un'idea quantitativa, intendo dire per il produttore. A questo punto, ecco forse la cosa "di sinistra", manca solo un passo in piu', quella che si chiama trasparenza (e che non e' mica un obbligo, eh, sia chiaro). Prezzo sorgente immagino dovrebbe corrispondere al totale dei costi al punto in cui il prodotto fatto e finito abbandona il carico del vignaiolo-vinaiolo. Non e' che subito a valle cominciano a incrostarglisi addosso costi parassiti come le teredini, ci mancherebbe altro. Cosi' come non e' detto che al costo-di-produzione-al-punto-di abbandono-eccetera il consumatore privato possa accedere. Diciamo che (forse) questa nozione di prezzo sorgente possiede, se lo possiede, un valore in negativo: che ha tanto piu' senso quanto meno un partecipante alla filiera gradisce che esso venga pubblicizzato.

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  7. Fiore, lo sanno tutti che i vignaiuoli applicano in cantina e nel loro spaccio aziendale gli stessi prezzi dell'enoteca per tutelare* la loro rete distributiva. Altrimenti tutti si precipeterebbero a comprare direttamente enon verrebbero in negozio da te. Ovvio, e lampare, non credi?

    *motivazione ascoltata veramente, ciuro.

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  8. caf se vuoi ti passo il nome di un mio fornitore che interpreta cosi' il prezzo sorgente: prezzo identico a quello praticato a me, SENZA l'iva. mito.

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  9. mbè, mica ti passo informazioni "ad mentulam canis"

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