mercoledì, marzo 23, 2011

Le allegre avventure di un importatore wannabe

Il bottegaio che vuole distinguersi dalla folla di colleghi può ritagliarsi qualche tipo di competenza, o specializzazione, che esca dalle solite due o tre robine che normalmente combiniamo in negozio. Io, per esempio, da qualche anno non mi accontento di comprare Champagne da pochi fidati importatori. Effettuo acquisti diretti presso qualche récoltant (piccolo produttore francese). Questo fatto mi consente, con tono molto roboante, di definirmi "importatore". Queste cose si fanno certamente per comprare a prezzi bassissimi e rivendere con ricarichi stellari (come saprete il commerciante non è un filantropo) ma per quel che mi riguarda devo dire che il plus definitivo è un altro. Quando qualche cliente incauto varca la porta dell'enoteca chiedendo, incongruo, "scusi, qui si vende Champagne?" io posso sempre rispondere con supremo understatement "ma, veramente, io lo Champagne lo importo". Solo per godermi lo sguardo sgomento del cliente, alla mia precisazione.

L'acquisto diretto da una maison di Champagne è in definitiva una roba semplice - peraltro con la libera circolazione delle merci in Europa il termine "importazione" ha poco senso, ma io continuo ad usarlo perché suona notevolmente cool. Si tratta di immobilizzare poche migliaia di euri e di smazzarsi qualche pratica burocratica, e ciao. E così ti ritrovi in magazzino quelle pile di casse di Champagne che ti ricordano che razza di pazzoide sei a fare questo mestiere. Ma essendo anche enofilo, quella visione è incredibilmente confortante.

Adesso ci sarebbe questo Blanc de blancs di Voirin-Jumel, un 1er Cru che ho in magazzino ormai da due anni. Quando era arrivato ha passato un periodo infinito di eccessiva gioventù, con quel carico citrino al naso che significava solo una roba: acidità a paletta, vino non pronto, troppo giovanile. Aspetto, aspetto, nel frattempo arrivano altri bancali ed altre "importazioni", e quel Blanc de blancs cala di livello, le casse spariscono, ma nel mio cuore resta sempre un incompiuto: sempre troppo giovane, irruento, pungente. Sorpassato a destra dal Blanc de noirs che (strano a dirsi) è tanto più pronto, godibile e fighetto. E il Blanc de blancs?

Così stasera, dopo tanto tempo, lo riapro. E' una di quelle sere in cui sento il bisogno di affetto, quindi, ovviamente, berrei Champagne. E, orrore: questo Blanc de blancs è monumentale. Enorme. Commovente. Complesso, compiuto, finalmente espressivo al massimo delle sue potenzialità. Assaggio e riassaggio in preda all'ansia e all'emozione: ma che diavolo gli è successo? Sembra esploso.

A questo punto uno potrebbe chiedersi: be', e allora, qual è il problema? Semplice. Il Blanc de blancs 1er Cru di Voirin-Jumel è ESAURITO: in magazzino ne restano tre bottiglie, e col cavolo che ve le vendo.
Me le bevo io.

4 commenti:

  1. beh, nel frattempo puoi ri-comprarlo da qualcuno che lo importa, or ora. Tipo: http://www.soavino.com/
    il libero mercato te ne sarà grato :D

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  2. Maddeche', qui si disintermedia, vado direttamente da Voirin. Oppure che so, pianto una vigna e mi metto a spumantizzare a Cramant.
    (Gli impo di Vorin son millanta, peraltro)
    :)

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  3. 1) Quando si è in crisi d'affetto ci si attacca al barattolo della Nutella, non al collo di una bottiglia di Champagne
    2) sarà stato anche troppo giovane per i tuoi gusti, ma secondo me qualcuno dei tuoi sprovveduti clienti ha mangiato la foglia e te l'ha sfilato da sotto il naso, sia pure pagandolo; la prossima volta osserva bene chi ti capita in negozio, non limitarti a godere dello sgomento degli sprovveduti, individua anche qualche aria furbetta, scommetto che ce n'è.
    3) se programmi un rifornimento fammi un fischio, sono a secco anch'io.

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