Il titolo contiene già il post quindi chiudiamola qua.
Eh no, era uno scherzo, che, ci eravate cascati? E invece ecco, svolgimento: in enoteca mi piace aprire bottiglie a random, soprattutto tra i nuovi arrivi, e assaggiare coi clienti. Fossi uno serio direi free tasting per la customer satisfaction. Oggi è toccato al Sauvignon Venezia Giulia 2019 di Ferlat. L'ho acquistato sull'onda del ricordo, nel senso che ricordavo assaggi di quel produttore in un tempo un po' troppo remoto - per cui urgeva il ripassino.
Quando apri un sauvignon giovane hai qualche legittima aspettativa, pensi di trovare un bianco secco, dritto e acido, col tradizionale corredo aromatico un po' esorbitante e sparato di foglia di pomodoro. In un certo senso lo speravo, perché è il tipo di assaggio ludico da cliente del sabato mattina ("dai che ci facciamo l'aperitivo già che sei qui").
E invece, tac, lui (quel sauvignon) ci ha fatto la sorpresona: niente di tutto quello. Anzi, ora che è pomeriggio tardi e in enoteca è passata un po' di clientela, tutti ci siamo chiesti: ma che razza di sauvignon è? Niente pirazine aromatiche che fanno i fuochi artificiali, ma piuttosto la frutta a pasta gialla, tipo pesca molto matura, anzi succo di frutta alla pesca su base alcolica. In bocca poi ti lascia stupefatto: va be' vena acida, ma anche tono morbido, tipo (quasi, ma non credo, lo dico per dare l'idea) residuo zuccherino. E poi siccome non ne vuole sapere di incasellarsi in nessun modo, finisce con un amarino tipo mandorla. Ma che diav? Hai l'impressione di aver bevuto un cocktail alla frutta tropicale però buono, ecco, spiazzante. A fine giornata ne ho un po' nel bicchiere, ogni tanto ci ripasso su il naso e ci trovo altre sensazioni. Nessuna facilmente incasellabile. Bravo Ferlat.
Il sito di Ferlat al momento è in costruzione. Comunque: produttore molto naturale, cinque ettari a Cormons (Gorizia). Prezzo sui 18 euri.