In generale funziona così: io vendo quel che mi piace. Se qualcosa mi piace lo compro e lo propongo ai clientes, punto e basta - tutto sommato, è uno schema semplice. Poi, siccome sappiamo che il vino diviene, cambia e muta nella sostanza gustativa, serve fare quel che si chiama "prelievo di scaffale" (chi legge 'sto blog sa che è un classico), per vedere a che punto siamo con quella famosa evoluzione.
A volte serve, a volte no, a volte basta il feedback del cliente: "oh ma era proprio buono, sai?", anzi quando c'è quel tipo di conferma finisce che io rimando la verifica, vuol dire che l'impressione iniziale era corretta, e tutto sta andando per il verso giusto.
Poi succede anche che non ti accontenti del feedback. Il Ripiddu 2017 di Filippo Grasso, rosso etneo a base di nerello mascalese e nerello mantellato, è una specie di abbonato alla recensione favorevole, ma era troppo tempo che non lo riaprivo. Quindi eccolo qui, nel bicchiere. E devo dire: perché ho rimandato tanto? Questo rosso mi conquista ogni volta.
Lassù sulle pendici dell'Etna i vini sono montanari, sono vini di altitudine, hanno niente a che fare con un'idea retrò di vino meridionale. Ripiddu è tutto questo: un sorso fresco, teso, elegante, il naso mescola spezie e fiori, la frutta ora è accennata. In bocca l'astringenza tannica è quasi dolce, tanto è ben bilanciata. Chiude lungo, ha classe e stile, come recita la retro etichetta ha un che di austero, e insomma da solo spiega bene perché l'area dell'Etna oggi produce alcuni tra i più formidabili vini che si possano assaggiare. Che alla fine penso: accidenti a me, troppo tempo ho rimandato questo prelievo di scaffale.
Qui trovate un po' di informazioni sul produttore.
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