mercoledì, novembre 03, 2021

Si sta come d'autunno le fiere del vino


Il ritorno alla normalità passa per il ritorno alle fiere vinose. Già dissi che mi mancano, e ora rieccole, che si fa? Ci si lamenta che piove, che il posteggio è difficile, che non ti danno l'accredito? Ma ci mancherebbe. Va tutto benissimo, anzi.

E' tornata Fornovo, la fiera denominata Vini di Vignaioli, ma conosciuta ovunque come Fornovo e basta. Ora però si tiene a Varano de' Melegari, nei dintorni, quindi non sappiamo più come chiamarla. Essendo conservatori continuiamo tutti a dire ci vediamo a Fornovo, ma in quell'altro paese, comesichiama

Il distanziamento era migliorabile, ma che ci vuoi fare.

Nuova location decente, tempo ùrendo, da quelle parti quando non piove c'è freddo e/o la nebbia. Ma appunto, è bello ritornare ai grandi classici.

Gli assaggi sono stati interessanti, alcuni anche molto piacevoli, essendo quello il giro dei vini naturali la percentuale è sempre: 20% buoni, 80% non li capisco. A voi ggiovani invece piacciono così, brettati e volatili, che ci possiamo fare? Passerà pure 'sta moda del "facciamoci del male", per come la vedo siamo nel mezzo di una nuova forma di standardizzazione del gusto: colore opaco, nota acetica, mela acerba, qualche strano tannino, giudizio finale "boh". (E questa era la descrizione standard di un assaggio bianco).

Peraltro c'erano cose buonerrime. Afferro gli appunti e trascrivo a caso, tra parentesi i punteggi tanto per fare il bastian contrario.

Cascina Boccaccio ha centrato di nuovo il suo succoso Celso Zero (88), dolcetto con una breve macerazione carbonica che enfatizza il frutto (bella sta descrizione tecnica, eh?). 

Ah, questi ovadesi, quanto ci piacciono.

Podere Borselli mi ha fatto conoscere Ostro, un bel vermentino 2016, (apperò) pieno di frutta bianca e in bocca personale, morbido eppure fresco (87). Cascina Corte molto sugli scudi con quasi tutto, il migliore è forse il Dogliani Superiore 2017, potente, stratificato e austero (87+), e belle le cose in anfora. Anche Andrea Occhipinti ha messo in fila solo cose encomiabili, il mio preferito resta Alea Viva 2020, naso di rose e spezie, bocca saettante (88+). Tra i primi della classe (ri)spicca Marco Sara, l'assaggio del suo Erba Alta 2016 (89) è stato tra i top dei top, naso mooolto (con tre o) complesso, bocca suadente e vivida. Altro meritevole è Sedilesu che traccia la linea di definizione del concetto cannonau, tutti molto buoni, e centra il primato con un incredibile Perda Pinta 2019 (89) che a dispetto di una gradazione alcolica esorbitante, 17°, è un bianco che vola altissimo, aitante come uno sparviero sardo (ci sono gli sparvieri in Sardegna? Non so). 

Pure le etichette di Francesco Marra erano piene di stile.

Francesco Marra aveva due spettacolari rosati da primitivo e negroamaro (87+ tutti e due), nonché due rossi dalle stesse uve, di una precisione encomiabile - e non solo, erano pure una delizia. Salto ogni recensione di Stefano Amerighi semplicemente perché la perfezione esecutiva del suo syrah cortonese non è più una notizia da annorum.

Notizie che non lo erano.

E direi che ci possiamo fermare qui, che sennò si fa lunga. E siccome le fiere ricominciano davvero, pure qui si prepara qualcosa, torna Vin Natur a Genova, i prossimi 21 e 22 novembre: ci si (ri)vede là.




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