martedì, aprile 03, 2007

Nel caso vi fosse sfuggito

Nel caso vi fosse sfuggito quanto sgarrupato fosse lo stand della Liguria all'ultimo Vinitaly, leggetevi Luk. Nel mio piccolo, l'ho visitato assieme a due colleghi; quindi eravamo in tre ad agitare libretti d'assegni; forse avrete sentito dire che il denaro e' tutto a questo mondo: non e' vero, le cose non stavano affatto cosi' allo stand parastatale in questione; era quasi ora di chiusura e gli addetti non vedevano l'ora di sloggiare; casualmente incrociamo una produttrice, che guardacaso si sarebbe fatta in quattro pur di presentarci i suoi vini; ma i sommelie' erano del turno smontante e stavano sparecchiando fulminei.

2 commenti:

  1. Fiorenzo,
    ogni tanto navigo nel suo blog, che tengo tra i Preferiti, in quanto occupandomi di fiere, cerco di seguire il più possibile da vicino anche il comparto enologico, almeno per la mia area di competenza.

    Dopo il Vinitaly, mi sono posto un quesito (non solo io, ma anche lei visto il commento che ha fatto dello stand della Liguria) che vorrei condividere con lei e con altri addetti ai lavori, nonché blogger (se sarà possibile, organizzerò le varie risposte in un prossimo post nel mio blog).

    Non si tratta di una polemica ma solo di una considerazione fatta a titolo personale, ma seguito a notare come molti produttori/espositori utilizzino ancora un doppio binario di comunicazione (ma prima, in termini di politica di marketing) applicato all'utilizzo del "mezzo" fiera: l'uno dedicato ai buyer, l'altro (inesistente) dedicato agli amanti del vino, potenziali clienti che le ricerche di mercato ci dicono di livello, sia culturale che di propensione/capacità di spesa, medio/alto, con un più la possibilità di innescare un circolo virtuoso attraverso il passaparola (alcuni produttori espongono, addirittura, dei cartelli di divieto di ingresso e degustazione ai non addetti ai lavori).

    Aggiungo che ho avuto solo pochissime ore per girare i padiglioni, spese quasi tutte allo stand della regione Lazio, e che conosco bene le problematiche che accompagnano la partecipazione fieristica di un produttore/cantina/consorzio, ma se solo di facesse un piccolo sforzo di suddividere lo stand (ed il relativo personale presente) in aree distinte per le due categorie di visitatori (business e consumer), forse si potrebbero acquisire dei "punti" in più sulla scala della comunicazione, rispetto alla concorrenza.

    Lei che ne pensa?

    Fabrizio Olati

    RispondiElimina
  2. Penso che molte cose che dice sono condivisibili. Immagino abbia visto pure altrove i commenti salaci dei visitatori/utenti finali, volentieri maltrattati ai vari stand, che si rileggono dopo ogni Vinitaly; questo doppiopesismo dell'accoglienza e' chiaramente seccante, e ha ragione chi rileva che il consumatore finale e' proprio colui il quale tira fuori i soldi per comprare il prodotto. Il fatto e' che il vizio di fondo, il problema, e' che l'azienda tende a valutare i visitatori in ragione della quantita' di danaro che costoro estraggono dal portafogli; l'utente finale e' quindi fatalmente bistrattato. Se puo' consolare, va detto che siamo sempre, tutti, il sud di qualchecosa; io, per esempio, sono un utilizzatore professionale e tendo a rappresentare una voce di fatturato (piu' o meno) consistente, per l'espositore; tuttavia, sono un piccolo utilizzatore professionale, e quando mi si affianca un enotecaro finanziariamente piu' consistente rispetto a me (non e' difficile) normalmente l'espositore tende a scaricarmi; continuando nel crescendo, il grosso enotecaro verra' malamente mollato se appare il buyer americano, e via degenerando; tutto cio', temo, attiene al noto meccanismo per il quale noi valiamo nella misura in cui spendiamo. Bello? Non direi. E' da tempo in agenda l'impegno "cambiare il mondo"; ironico che la rivoluzione passi pure da qui.
    Per tornare all'esempio citato nel post, cioe' la cattiva qualita' del lavoro svolto nello stand ligure, ho sottolineato il fatto che li' si bistrattava egualitariamente tutti, senza apparente distinzione di censo/capacita' di spesa; in sostanza, una cattiva interpretazione del socialismo reale.

    RispondiElimina