C'era una volta, tanto tempo fa, un giovane enotecaro che frequentava i corsi della locale sezione AIS (Associazione Italiana Sommelier), dove una simpatica docente gli insegnò, tra le altre cose, che il Rossese di Dolceacqua doveva puzzare: una puzza nobile, merde-de-poule per la precisione. Il giovane enotecaro crebbe così nell'osservanza, non si sa quanto fallace, di tale dogma. Sono passati molti anni da allora, ma l'enotecaro, meno giovane, ogni volta che apre un Rossese ripensa a quell'insegnamento.
Ancora non so se questo assunto sia fondato, e del resto non siamo certo qui per risolvere i dubbi della conoscenza che ottundono le umane genti; semmai siamo qui per stappar bottiglie. Oggi, per esempio, ho aperto il Rossese di Dolceacqua Superiore 2006 di Enzo Guglielmi, produttore che si iscrive a pieno titolo all'albo dei tradizionalisti (mica un Altavia qualsiasi che peraltro vendo e bevo). L'aspettativa di puzzette era quindi elevata. Olfazione dopo olfazione, devo dire che elementi pungenti, sulfurei, non sono mancati; il vino si annuncia con note puzzettose non troppo marcate, e comunque con un naso sottilmente stratificato, nel quale hai piacere ad insistere nei riconoscimenti: dopo una buona mezz'ora il bicchiere, per dire, aveva assunto un temperamento cioccolatoso (polvere di cacao) sorprendente; certo, l'attacco è stato ruvido, temperato solo in parte da note di ciliegia sotto spirito, ed espressioni sottilmente floreali. La bocca non flette i muscoli (non ha di che flettere) a parte un buon corpo alcolico, è l'esatto contrario di certi inchiostroni rotomacerati: anzi ha un rosso trasparente, di quasi nulla concentrazione, che ti predispone appunto ad un vino non asfaltante; forse questa è la pecca maggiore, volendo essere severi, che limita il punteggio finale: è appena un po' troppo corto, e si assesta sui 79/100. Eppure, è stato un piacere; questo è il classico caso nel quale il punteggio deve, onestamente, riferirsi ad elementi "dimensionali" ed oggettivi, per quanto possibile, della degustazione, anche se l'aspetto di piacevolezza che lascia in ricordo questo vino, probabilmente, è maggiore del punteggio che consegue.
[Immagine tratta dalla home di Guglielmi]
Spiegami: perchè un punteggio così basso, se ti è piaciuto? la perfezione tecnica per te è più importante della piacevolezza?
RispondiEliminaCmq, complimenti per le note di degustazione, hai uno stile tutto tuo, decisamente originale.
:-))
L.
Mah, sì, direi che la performance dimensionale non andava oltre quel punteggio.
RispondiElimina(Anvedi che termine, performance dimensionale, me la devo segnare).