martedì, settembre 09, 2008

Se ben ricordo questo blog parlava di vino

[Voglia di bloggare saltami addosso]


Sarà il caldo, sarà qualche tipo di salutismo, ma in questo tiepido settembre non indulgo troppo nell'opera di prelievo di scaffale. Comunque, ierlaltro ho ceduto alla tentazione di associare un rosso alla canonica griglia di carni suine (ho appena detto "salutismo"? Devo essermi sbagliato). La scelta cadde, felicemente, sull'Aglianico 2004 di Lonardo. Ora, nel tentativo sempre attuale di scrivere la summa definitiva, compilativa della mondiale eno-conoscenza, pure io sono affascinato dall'ansia di catalogare i generi enoici; ma proprio quando credi di aver esaurito la compilazione (modernisti e tradizionalisti, barrique e cemento, simpatici e lazzaroni, eccetera) ti càpita sempre quello sfuggente, riottoso, che non sembra voler rientrare facile nelle categorie. Poco male, il compilatore ha pronta una nuova enumerazione, un nuovo scaffale in cui impilare il tomo che rilutta. Ecco qua un paio di (nuove? Bah) classi. Ci sono i vini desiderosi di mostrare e dimostrare qualcosa, con l'ansia da prestazione, alquanto muscolari e comunque agghindati molto fashion; poi ci sono quelli "e chi se ne frega", che escono fuori come la natura, l'annata e l'esecuzione lo consente; pochi fronzoli e tanta sostanza, pure se con qualche tono dimesso rispetto ai primi; una specie di understatement enoico. Per quella che è la mia recente esperienza, i prodotti di questa seconda categoria stanno uscendo assai allo scoperto, guadagnano terreno rispetto ai primi, in ragione della loro minore prevedibilità; hanno un aspetto che amo definire "significanza" (e con questo ho segnato i miei cento punti quotidiani di creazionismo verbale).
L'Aglianico in questione rientra nel corpus numero due; non ha un attacco troppo asfaltante, anzi, il naso è ancora (forse un po' troppo) composto, segno di grande gioventù e di lunghe, promettenti potenzialità; adesso è fine, peposo, le nuance di frutti rossi sono sottili; in bocca prosegue saldo senza durezze, eppure serio, con qualche austerità da tannini: non attacca ma si adagia; l'elemento di significanza che prevale è, in definitiva, una certa piacevolezza di beva, senza eccessi ridondanti che risultano, appunto, ormai un po' prevedibili. Un 81 (ma pure 82) in punteggio centesimale, misurazione sulla quale pervicacemente insisto, tanto per far arrabbiare il caro Ari.

1 commento:

  1. Forse lo hai già fatto, ma hai mai provato della sudetta, il Taurasi ed il Grecomusc'?
    Just do it!

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