Mentre scrivo ho sul monitor l'intervento filmato di Aristide all'Ewbc 2008; al centro del suo discorso sta la blogghitudine come novità comunicativa dell'enomondo, ed io ovviamente concordo (come non potrei) - anzi, spero, prevedo ed auguro ricchi futuri impieghi per noi enobloggaroli. Nel frattempo, proverò qui a trattare altro topic, che comunque era prospettato durante la conferenza: l'uso dei punteggi nella descrizione e nella classificazione del vino.
Essendo un long-time-bloggah (cioe': siccome scrivo da un po', qui) ho naturalmente il mio bel link da autocitazione, per il quale nel 2006 dichiaravo di preferire il voto a punteggio centesimale. Riaffermo il concetto, magari con qualche aggiustamento: il punteggio centesimale è rapido ed efficace a circoscrivere il rating. L'aggiustamento consiste nel precisare che il punteggio ha senso quando desideri essere breve, telegrafico; nella massa di appunti durante una rassegna, magari assaggiando in piedi destreggiandosi tra bicchiere e bloc notes, il punteggio sembra un ottimo sistema per ordinare i dati. Nel dibattito pro o contro l'uso del punteggio emerge che questo metro di giudizio ha senso per gli addetti ai lavori, per gli operatori professionali; e questo mi conforta almeno un po', data la mia preferenza, forse minoritaria nei confronti dei molti wine blogger, che cercano un sistema più articolato, colorato ed innovativo di raccontare l'esperienza enoica.
Il punto probabilmente è che l'archittettura del blog stesso, avendo come costituenti la narrazione e la conversazione, pare essere l'esatto contrario dello schematismo del punteggio; è quindi opportuno restringere un tipo di descrizione enoica così rigida ad un uso professionale; questo poi dimostra che io stesso, bieco utilizzatore di punteggi, trovo che il racconto del vino sia un fatto estremanente più elaborato e complesso di un breve voto centesimale: non per niente, da anni e annorum, io bloggo.
Anch'io potrei dire che mi piacciono i ratings: centesimi, ventesimi, stelle e pianeti.
RispondiEliminaMa, ciò detto, cosa ho trasmesso al consumatore?
Gli ho semplicemente detto con un numero quello che piace A ME.
Che non è affatto sicuro che sia anche quello che piace A LUI/LEI.
Quello che al momento alcuni di noi _ Aristide per primo, e altri, tra cui chi scrive, per secondi, terzi, quarti eccetera - stanno contestando è proprio questa soggettività in una pretesa oggettività: il punteggio ti dice quanto quel vino mi è o non mi è piaciuto.
Ma non ti dice nulla SUL vino in se'.
Di qui la ricerca di un nuovo sistema di valutazione, definito edonistico, che dovrebbe dirti COME è un certo vino, come APPARE.
Che poi PER TE sia buono oppure no, beh...questo potrai saperlo solo dopo averlo assaggiato.
L.
ps scusa la ripetizione del commento (postato anche altrove). Internet è il solo luogo dove si riesca a intervenire anche nel passato.
Oh la la, ed il sistema edonistico invece e' oggettivo? Capisco che il punteggio sia poco narrativo, anzi, ho appena scritto che ha forti limiti in termini di comunicazione, ma questo non significa che non sia utile a fornire, appunto, una classificazione. Prevedo succulenti dibattitoni.
RispondiEliminaAnzi no, aspetta, riformulo: non c'e' pretesa di oggettivita' ma solo di racconto. Va bene. Ma come si risponde alla domanda "e' buono o no?"
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