Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
sabato, dicembre 31, 2005
Ultimo post (per quest'anno).
Be'? Che ci fate qui, e' l'ultimo dell'anno, su, andate a festeggiare. Siete quasi peggio di me che a quest'ora medito nel mio ufficio solitario. Via, via, come dice qualcuno, aria aperta, basta blog. Ci si rivede, eh?
venerdì, dicembre 30, 2005
Stappami una killer app.
"La killer app: il vino col tuo nome". Ironizzare su articoli con titoli cosi' e' un gioco un po' troppo facile, ma che ci vuoi fare, puo' darsi che a Natale siano tutti piu' buoni, io sono piu' sarcastico. Per inciso, se siete tra i due o tre malcapitati che non sanno che diamine possa essere mai una killer app, vi faccio un esempio. Avete presente i lettori di MP3 portatili? Ecco, in quel settore la killer app (application, cioe') e' l'iPod, che ha eliminato (killer) la concorrenza, e si e' imposto come applicazione preferita dalle masse. Killer App. Se poi non sapete che sia un MP3, oh, non avete speranza.
Cio' detto, che fa una killer app enoica? Soprattutto, chi deve killare? Secondo gli estensori di questa articolessa di Businessonline.it pare che sia una roba che tutti aspettavano per raggiungere l'agognato successo commerciale: la personalizzazione dell'etichetta, dico. "Il vino personalizzato potrebbe essere un prodotto di grande successo". Poi tuttavia precisa: "Da capire però il ruolo dell'uva nel processo" -- si, vabbe', stai a guardare al pelo.
Adesso, se la smettiamo tutti di ridere, bisogna seriamente ricordare che questa cosa dell'etichetta personalizzata non e' proprio-proprio quella gran novita', eh. Da queste parti si chiamano contoterzisti; funziona anche cosi': tu (poniamo che ti chiami Tizio) sottoscrivi un affitto d'azienda con durata breve, pure brevissima, presso una azienda vinicola che e' pure imbottigliatrice; ecco realizzato il vino Chateau Tizio. Cosi', se hai la tendenza a vedere le cose ammantate da un lieve pessimismo, killer app lo traduci in gioco delle tre carte. Un po' liberamente.
[Noterella aggiuntiva: nell'articolo si legge tra l'altro "democratizzazione dell'esclusività" che mi pare il piu' colorito ossimoro mai letto da mesi]
giovedì, dicembre 29, 2005
Bollicine.
Ci sarebbe da affrontare l'annosa questione, se e' meglio lo Champagne o il metodo classico italiano. Giuro che volevo farlo, dato il Capodanno che s'avvicina, volevo metter giu' un post tecnico/serio. Poi, mi càpita di leggere questo succoso thread sul beneamato Forum del Gambero; cosi', coerente al principio secondo il quale nessuno dovrebbe mai risolvere lo stesso problema due volte, e trovandomi col problema bello che risolto, posso tuttalpiu' incollarvi qui qualche perla. Poi sono due volte grato ai ragazzi del Forum, siccome ho orrore per i flame e per l'uso di terminologia, diciamo, irrituale: il lavoro sporco l'han gia' fatto loro.
Pippuz dixit: "Meglio lo champagne, nonostante l'ennesima cazzata che ogni anno (anche un'ora fa) sento al telegiornale. Cioè che lo spumante è meglio e che gli italiani lo preferiscono. Forse che il 99% degli italiani di bollicine non capisce una mazza?"
E, poi, continua: "per l'ennesima volta mi hanno ragalato l'orrenda confezione arancione da due di veuve cliquot che mi fa pure cagare. L'unica utilità è avere un paio di bottiglie da portare alle prossime feste, con bella figura inclusa e l'immancabile commento: 'Eh, la vedova è sempre la vedova' e la mia risposta: 'si, è sempre la solita merda'"
Insomma, spero abbiate capito il concetto. Grazie di cuore a Pippuz.
Semmai, puo' costituire una valida integrazione un breve corso di enologia for dummies. Pigliate una cartina e date un'occhiata: dov'e' la regione della Champagne? Lassu', a nord. Quasi al limite estremo della coltivazione della vitis vinifera. E noi, dove stiamo? Qua sotto, area piu' temperata, meno estrema. Data questa radicale differenza di terroir (oddio, ho detto terroir), che speranza abbiamo di surclassare i francesi con le bollicine? Risposta: circa zero.
Chiaro ora? Buon Prosecco a tutti, comunque. E appena sentite il solito esegeta de Il Mio Vino che dice "eh, ma vuoi mettere i nostri sciampenuà??" alzate il sopracciglio, e, zot, inceneritelo.
Pippuz dixit: "Meglio lo champagne, nonostante l'ennesima cazzata che ogni anno (anche un'ora fa) sento al telegiornale. Cioè che lo spumante è meglio e che gli italiani lo preferiscono. Forse che il 99% degli italiani di bollicine non capisce una mazza?"
E, poi, continua: "per l'ennesima volta mi hanno ragalato l'orrenda confezione arancione da due di veuve cliquot che mi fa pure cagare. L'unica utilità è avere un paio di bottiglie da portare alle prossime feste, con bella figura inclusa e l'immancabile commento: 'Eh, la vedova è sempre la vedova' e la mia risposta: 'si, è sempre la solita merda'"
Insomma, spero abbiate capito il concetto. Grazie di cuore a Pippuz.
Semmai, puo' costituire una valida integrazione un breve corso di enologia for dummies. Pigliate una cartina e date un'occhiata: dov'e' la regione della Champagne? Lassu', a nord. Quasi al limite estremo della coltivazione della vitis vinifera. E noi, dove stiamo? Qua sotto, area piu' temperata, meno estrema. Data questa radicale differenza di terroir (oddio, ho detto terroir), che speranza abbiamo di surclassare i francesi con le bollicine? Risposta: circa zero.
Chiaro ora? Buon Prosecco a tutti, comunque. E appena sentite il solito esegeta de Il Mio Vino che dice "eh, ma vuoi mettere i nostri sciampenuà??" alzate il sopracciglio, e, zot, inceneritelo.
domenica, dicembre 25, 2005
Overheard in enoteca.
Leggete pure voi Overheard in New York? E' un gustoso para-blog fatto dalle segnalazioni di vari utenti, sulle chiacchiere ascoltate per strada a New York. Spiegato cosi' puo' sembrare una cosa improbabile, tuttavia Overheard in New York e' uno dei siti piu' popolari del mondo, con annesse vendite pubblicitarie e successo commerciale; merita un'occhiata, e' buffissimo.
Fatte le debite proporzioni, pure io mi cimento nello spasso. E perche' no? Passato Natale mi restano un bel numero di frasi lapidare dei clienti, degne di un overheard in enoteca. E dato il clima molto contest che si respira in giro, magari potrei metterle giu' sotto forma di classifica. Ed ecco a voi.
[rullo di tamburi]
Terzo classificato: il distratto.
Si fa largo tra due tizi con la blusa TNT Traco, schiva una pila di confezioni imballate in fase spedizione e domanda: "potete spedire?"
Secondo classificato: l'incauto.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne vendete un po' vuote?"
Secondo classificato ex-aequo: l'incauto tirchio.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne regalate un po' vuote?"
Primo classificato: lo scettico.
Alla fine di ogni spiegone su quel che ho in vendita, chiede serio: "Ma, e' buono?" [ultimamente a questa domanda rispondo con "certo che no" cosi', per vedere l'espressione che fa il tizio].
Premio speciale: quello col cane.
"Scusi, ho visto che c'e' il cartello, che non si entra col cane, ma il mio e' bravissimo!" -- al che entra, ed il cane (un alano) prima fa la pipi', poi la pupu', poi travolto dal senso di colpa vomita. Di solito quello col cane non compra nulla.
Premio Gran Menzione per la richiesta piu' originale. Quest'anno va a:
"Ce l'avete l'Amaro del Carabiniere?"
Premio riferito alle tragedie personali dell'enotecaro in stampelle [sperabilmente conferito solo quest'anno].
"Hai scelto un bel periodo per cadere in moto" [vincitore assoluto]
"Se uno non e' capace ad andare in moto, che vada a piedi"
"Perche' non hai fatto la polizza che ti dicevo?"
Gran finale: "avevi bevuto??"
Fatte le debite proporzioni, pure io mi cimento nello spasso. E perche' no? Passato Natale mi restano un bel numero di frasi lapidare dei clienti, degne di un overheard in enoteca. E dato il clima molto contest che si respira in giro, magari potrei metterle giu' sotto forma di classifica. Ed ecco a voi.
[rullo di tamburi]
Terzo classificato: il distratto.
Si fa largo tra due tizi con la blusa TNT Traco, schiva una pila di confezioni imballate in fase spedizione e domanda: "potete spedire?"
Secondo classificato: l'incauto.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne vendete un po' vuote?"
Secondo classificato ex-aequo: l'incauto tirchio.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne regalate un po' vuote?"
Primo classificato: lo scettico.
Alla fine di ogni spiegone su quel che ho in vendita, chiede serio: "Ma, e' buono?" [ultimamente a questa domanda rispondo con "certo che no" cosi', per vedere l'espressione che fa il tizio].
Premio speciale: quello col cane.
"Scusi, ho visto che c'e' il cartello, che non si entra col cane, ma il mio e' bravissimo!" -- al che entra, ed il cane (un alano) prima fa la pipi', poi la pupu', poi travolto dal senso di colpa vomita. Di solito quello col cane non compra nulla.
Premio Gran Menzione per la richiesta piu' originale. Quest'anno va a:
"Ce l'avete l'Amaro del Carabiniere?"
Premio riferito alle tragedie personali dell'enotecaro in stampelle [sperabilmente conferito solo quest'anno].
"Hai scelto un bel periodo per cadere in moto" [vincitore assoluto]
"Se uno non e' capace ad andare in moto, che vada a piedi"
"Perche' non hai fatto la polizza che ti dicevo?"
Gran finale: "avevi bevuto??"
venerdì, dicembre 23, 2005
Niù Lùcc.
Gli ultimi eventi mi hanno stanzializzato abbastanza da rimettere mano al look del blog, quanto basta per uscire dal tunnel dei frame e renderlo degno di un food blog contest, per dirne una. Se non sto usando abbastanza termini stranieri avvisatemi, che so fare peggio.
Sfortunatamente cio' avviene dopo le nominescionz, siccome avrei agevolmente nominato me stesso e mi sarei votato il migliore, ari-siccome ce le suoniamo e ce le cantiamo. Per il balliamo devo aspettare qualche mese, pazienza.
[A prop, grazie per gli auguri]
Sfortunatamente cio' avviene dopo le nominescionz, siccome avrei agevolmente nominato me stesso e mi sarei votato il migliore, ari-siccome ce le suoniamo e ce le cantiamo. Per il balliamo devo aspettare qualche mese, pazienza.
[A prop, grazie per gli auguri]
mercoledì, dicembre 21, 2005
La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.
Succede che sono orizzontale sull'asfalto, col ginocchio dolorante e la moto sul ginocchio. E' notte, e osservo le gocce di pioggia che mi bagnano la faccia mentre cerco di scorgere il cielo. Un secondo prima era una persona, e ora sono un'altra, un ferito sulla strada con le macchine che ti passano vicino e le urla e la sirena che arriva, e intanto altri motociclisti si affannano a soccorrermi, parlarmi e ripararmi dall'acqua. Poi l'ambulanza, il pronto soccorso, infermieri e dottori.
La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.
La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.
martedì, dicembre 06, 2005
Reliquie.
Quello che si vede in questa immagine, e piu' dettagliatamente, cliccando qui, e' una reliquia di famiglia.
Erano i primi mesi del 1949, mio padre aveva appena aperto la sua osteria a Genova. Aveva 28 anni. Forse tardi per le medie del tempo, ma per lui la guerra era durata un po' piu' a lungo: prigioniero degli inglesi in nord Africa, aveva rifiutato di collaborare ed era stato trattenuto prigioniero fino al '46. Tornato a casa, aveva fatto a tempo a veder venduta la cascina di famiglia dal padrone sotto al quale era stato mezzadro; non riusci' a riscattarne la proprieta', e si porto' dietro tutta la vita questo rimpianto. Quasi giocoforza, "emigrò" a Genova a fare il mestiere di molti piemontesi come lui.
E come un ordinato contadino acquisto' un registro, e dal primo giorno si annoto' gli incassi. Il registro che conservo parte da febbraio 1949 e, nelle ultime pagine, segna il mese di ottobre, 1957. In mezzo ci sono mille appunti, cifre di dare, avere, i primi acquisti (la Vespa, l'Ape), nomi di fornitori che sono pure miei, annotazioni di servizio. E' tra le cose piu' risalenti che mi restano, fisicamente, di mio padre; e' stato uno strumento di lavoro, ma il tempo trascorso lo trasforma in una testimonianza esistenziale.
A questo punto ci si puo' chiedere che senso ha mostrarlo, qui, adesso. Il bello e' che non ho la risposta precisa a questa domanda; io non so perche' sto facendo questo. Non serve tanto a mostrare chissa' che quarti di nobilta', del resto. Potrei dire che mi va di farlo e basta, in nome della famosa autoreferenzialita' dei blog, ma non sarebbe del tutto sufficiente a spiegare perche' oggi ho infilato in uno scanner questo oggetto per me cosi' pieno di significato. Credo che sia l'atmosfera natalizia, anche, ed in parte; per il bottegaio natale e' una specie di vortice di numeri; qui con me ho sempre questa specie di lunga sequenza di numeri che e' questo vecchio registro; e, come e' evidente, non e' (non e' piu' solamente) una sequenza di numeri e basta, ma e' appunto una specie di testimonianza. Cosi' lo mostro a me stesso, una specie di monito personale; serve a ricordarmi svariate cose, ora che mio padre non c'e' piu', e son due anni ormai. E' un ricordo di lui, e nello stesso tempo per me, per ricordarmi che questa lunga serie di numeri compone un risultato difficilmente calcolabile, che non e' propriamente pari alla somma dei suoi addendi.
Questo e' anche un arrivederci, dubito che aggiornero' il blog a dicembre. Per cui, e' anche un piccolo regalo di Natale: auguri a tutti.
Erano i primi mesi del 1949, mio padre aveva appena aperto la sua osteria a Genova. Aveva 28 anni. Forse tardi per le medie del tempo, ma per lui la guerra era durata un po' piu' a lungo: prigioniero degli inglesi in nord Africa, aveva rifiutato di collaborare ed era stato trattenuto prigioniero fino al '46. Tornato a casa, aveva fatto a tempo a veder venduta la cascina di famiglia dal padrone sotto al quale era stato mezzadro; non riusci' a riscattarne la proprieta', e si porto' dietro tutta la vita questo rimpianto. Quasi giocoforza, "emigrò" a Genova a fare il mestiere di molti piemontesi come lui.
E come un ordinato contadino acquisto' un registro, e dal primo giorno si annoto' gli incassi. Il registro che conservo parte da febbraio 1949 e, nelle ultime pagine, segna il mese di ottobre, 1957. In mezzo ci sono mille appunti, cifre di dare, avere, i primi acquisti (la Vespa, l'Ape), nomi di fornitori che sono pure miei, annotazioni di servizio. E' tra le cose piu' risalenti che mi restano, fisicamente, di mio padre; e' stato uno strumento di lavoro, ma il tempo trascorso lo trasforma in una testimonianza esistenziale.
A questo punto ci si puo' chiedere che senso ha mostrarlo, qui, adesso. Il bello e' che non ho la risposta precisa a questa domanda; io non so perche' sto facendo questo. Non serve tanto a mostrare chissa' che quarti di nobilta', del resto. Potrei dire che mi va di farlo e basta, in nome della famosa autoreferenzialita' dei blog, ma non sarebbe del tutto sufficiente a spiegare perche' oggi ho infilato in uno scanner questo oggetto per me cosi' pieno di significato. Credo che sia l'atmosfera natalizia, anche, ed in parte; per il bottegaio natale e' una specie di vortice di numeri; qui con me ho sempre questa specie di lunga sequenza di numeri che e' questo vecchio registro; e, come e' evidente, non e' (non e' piu' solamente) una sequenza di numeri e basta, ma e' appunto una specie di testimonianza. Cosi' lo mostro a me stesso, una specie di monito personale; serve a ricordarmi svariate cose, ora che mio padre non c'e' piu', e son due anni ormai. E' un ricordo di lui, e nello stesso tempo per me, per ricordarmi che questa lunga serie di numeri compone un risultato difficilmente calcolabile, che non e' propriamente pari alla somma dei suoi addendi.
Questo e' anche un arrivederci, dubito che aggiornero' il blog a dicembre. Per cui, e' anche un piccolo regalo di Natale: auguri a tutti.
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