mercoledì, maggio 27, 2009

Io, e quell'altro


Allora, succede che la mia enoteca si chiami La Botte Piena. Erano i primi anni novanta, ed io ero ancor più faceto di adesso, che non è poco. Poi avevamo le botti, vendevamo vino sfuso, ed avevo probabilmente il perverso scopo di finire nella rubrica botteghe oscure di Cuore.
Succede, poi, che da queste parti tutti stanno aprendo enoteche, sembra che non abbiano di meglio da fare; ma perché non aprite una fonderia, piuttosto.
E succede, infine, che una enoteca da poco avviata a Voltri (quartiere genovese a pochi chilometri da me) abbia scelto di chiamarsi, in dialetto locale, A Botte Pinn-a 2. Arrivato al terzo cliente che m'ha chiesto se avessi aperto un altro punto vendita, mi sono francamente seccato. Il nome del'enoteca-clone non è esattamente identico, ma quel numero "due" che segue l'intestazione è ambiguo. Possibile che esista una "Botte Pinn-a 1", oppure è possibile che sia una precisazione in qualche modo evocativa: di me stesso. Quasi quasi ci sarebbe di che vantarsi.
Ebbene, adoperiamo il blogghe per la comunicazione ufficiale: quello non sono io. La mia azienda fu, era, è, sempre sarà una one-man-band.

Quanto al collega privo di fantasia, mi domando come procedere. Possibili vie:
1. Gli faccio causa per dieci milioni di euri (poi divido con voi, prometto).
2. Lascio perdere, e ciao.
Che fare?

14 commenti:

  1. intanto direi one man bottle o al massimo one man full blow:)
    e poi quantomeno una lettera mandagliela chiedendo di togliere quel 2 che sa tanto di tua succursale.... e poi vedi come ti risponde

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  2. Già, avevo pensato anche a qualcosa del genere. Ci sto ancora meditando su :)

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  3. Mmmm...vendita di vini al litro? L'altro probabilmente alle normali bordolesi aggiunge una mini bottiglia?! Se fosse così sarebbe troppo avanti!!

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  4. Concordo con Liùk. Chiedigli quanto fatturano e pretendi la tua parte. Se sono "2" vuol dire che c'è un 1, una casa madre, ed è a questa - cioè a te - che devono rispondere.
    Oppure gli fai mandare una lettera da un avvocato amico (tuo) minacciando una causa per appropriazione indebita di nome o qualcosa di simile.
    Tienici informati, eh!
    L.

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  5. vai con i dieci milioni, ovviamente. anche se per stare sul sicuro farei un dodici, via, poi transiamo.

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  6. Dicono in inglese "imitation is the sincerest form of flattery"
    - imitazione e la lusingha piu sincera

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  7. Ciao Fiorenzo,
    e se invece li prendessi in contropiede e gli mandassi una lettera dicendogli qualcosa tipo "Grazie per esservi affiliati, la provvigione per le vendite per voi, data l'annata, è solo il 10% del fatturato"....

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  8. Grande Tollu, fin'ora la proposta migliore :)

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  9. Dalla foto che vedo sul profilo hai 357 "grandi" argomentazioni per fargli cambiare idea ;-)

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  10. com'è andata a finire ?

    Ci sono aggiornamenti su questa curiosa vicenda ?

    Ciao Angelo

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  11. nessuna novita', ma giuro che appena c'e' la pubblico :)

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  12. Ciao, sono un ragazzo di Cogoleto. Ti racconto una storia.
    Nel Luglio 2007 sono stato invitato all'inaugurazione di un negozio cogoletese
    che vende vino sfuso chiamato “A botte pinn-a”.
    Se può farti piacere, visto che conosco il titolare, posso proporgli di convertire il negozio in fonderia, anche se, credo che ai Cogoletesi, sia più congeniale una cantina.
    “E succede, infine, che una enoteca da poco avviata a Voltri (quartiere genovese a pochi chilometri da me) abbia scelto di chiamarsi, in dialetto locale, A Botte Pinn-a 2.”
    Dirò al titolare della cantina di Cogoleto che si può pure vantare col socio titolare della cantina di Voltri per l'idea originale.
    Dopo aver letto questo tuo simpatico appello mi sono incuriosito e sono andato a chiedere al one-man-band di Cogoleto (che poi non so cosa vuol dire sto one-man-band)
    se qualche suo cliente gli avesse mai chiesto informazioni su una certa “La botte piena” di Sestri Ponente... mi ha risposto che in due anni di attività mai nessuno gli ha chiesto niente.
    Pensa che nemmeno i signori “A botte pinn-a 1 e 2” ne erano a conoscenza.
    Poi, siccome sono un tipo un tantino puntiglioso, ho scritto “La botte piena” su google...
    Sono uscite fuori osterie, ristoranti e pagine di Facebook chiamate così.
    Ho iniziato a telefonare ai vari gestori che, abbastanza seccati, mi hanno detto di avere uno o più colleghi privi di fantasia che hanno chiamato così la loro attività.
    Invece, digitando su google “a botte pinn-a” è uscita fuori solo sta roba che hai scritto tu.
    Che fare?
    Come mi ha risposto simpaticamente il titolare cogoletese:
    “Speriamo che gli eredi dell' inventore del famoso proverbio non vantino diritti di copyright”.

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  13. m'hai convinto, rinuncio alle royalties. che per un genovese e' gia' un bel sacrificio.

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  14. io invece (piacere mi presento sono un cliente delle botti pinn-e 1 e 2) ho contattato l'inventore del proverbio "meglio la botte piena che la moglie ubriaca", il quale ora è inferocito con tutti e tre per esservi appropriati dello slogan sul quale vanta i diritti di proprietà intellettuale. Il suddetto, che porta sempre con sé la moglie (palesemente alticcia) come prova inconfutabile dei diritti stessi che gli competono, si chiama guardacaso Gerardo Tarallucci. Dopo essere riuscito a ingraziarlo dicendogli che, secondo me, il suo detto funziona di più se usato senza il termine "ubriaca" posto alla fine, significando che è meglio ubriacarsi che avere dei figli, è rimasto così colpito dalla cosa, che ha deciso di non sporgere denuncia contro chicchessìa. Ora, per suggellare la pace fatta tra i contendenti, si è pensato di sfruttare il secondo prodotto sul quale vanta titolarità, ovvero i famosi biscotti. Organizzando, quindi, un incontro tra le botti piene nel quale il vino, ovviamente, lo portate voi.
    Sebbene la categoria professionale a cui appartengo (sono avvocato) avrebbe preferito una bella "buridda" giudiziaria, mi accontenterò di essere invitato in qualità di ospite dell'evento.

    cordiali saluti,
    avv. Gianni Frusaglia

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