Una volta, molto tempo fa, quando c'erano le fiere del vino (vi ricordate, prima della pandemia) c'erano quelli che si lagnavano delle fiere del vino. Perché, dicevano, erano troppo caotiche, che il vino mica si assaggia così signora mia, in quella ressa. Oggi, che di fiere non se ne fanno più, chissà se pure a loro le rassegne eno mancano. A me di certo mancano. Ma nemmeno per la socialitudine (pfui), le fiere sono un fatto di mestiere: a me servivano, eccome, per assaggiare cose nuove. Per fare acquisti. E adesso come si fa? Che nemmeno si riesce a girare per regioni, e il lavoro del cacciatore di vini è diventato un percorso ad ostacoli? Ci si ingegna.
Va be', c'è YouTube, le videoconferenze, gli assaggi virtuali, gli incontri online coi produttori. Lasciate che ve lo dica: queste robe per me sono... come faccio a trovare le parole? A volte un'immagine è più utile a restituire il senso di quel che vorrei dire. Per me gli assaggi virtuali sono, ecco:
E con questo ci siamo capiti.
Più che altro si fanno assaggi random comprando campioni in giro. Come sarà sto produttore? Eh, ci tocca mandare mail, aspettare, verificare, a volte va bene a volte meno. Com'è, come non è, in enoteca abbiamo nuovi arrivi, cose buone e a volte buonissime, tipo lo spettacolare Verdicchio di Coroncino assaggiato ieri.
Ma non divaghiamo. Che è successo ultimamente? Tutto e niente. Siamo sopravvissuti al 2020, e questo è l'unico blog che vi fa il bilancio dell'anno a febbraio, e nel contempo vi fa gli auguri per l'anno nuovo: un bel record, eh?
Il lavoro dell'enotecario al tempo della pandemia è difficile come qualunque altro lavoro, e se pensate che l'ultimo DPCM ci impone la chiusura alle 18 (lo sapevate? Sapevatelo) questi fatti sono in grado di far passare, a me, la voglia di commentare e di lagnarmi. A questo proposito vi mostro quanto diceva qualcuno ultimamente, che coincide col mio pensiero, di nuovo la cosa dell'immagine che vale più di mille parole (e i nomi sono nascosti per proteggere gli innocenti, come in Dragnet), comunque ecco che penso:
Sarà anche che i fiumi di parole che strabordano ovunque mi hanno definitivamente annoiato, ma i fatti salienti del 2020 per me sono il (quasi totale) abbandono delle reti sociali. Ho pure mollato la collaborazione con Intravino, dopo più di dieci anni (signora mia, again) quindi cari produttori non sono manco più influencer, sorry.
Ma non divaghiamo (again) e torniamo ai fatti. Questo diario enotecario risente, pure lui, della mia vaghezza ma almeno una cosa fatemela segnalare: questa enoteca in data 17 gennaio 2021 ha compiuto la bellezza di trenta anni di iscrizione alla camera di commercio. Tanti? Ma no, tranquilli, a Genova un negozio diventa storico solo dopo due o trecento anni dalla fondazione, quindi devo resistere ancora un po'. Nel frattempo, auguri a me, e a tutti quanti.
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