Ho seguito con interesse le vicende relative al nome del futuro rosso di Poggio Argentiera; certo e' che pure la forma e' importante; va bene che per me la sostanza viene prima di tutto, ma se questa e' avvolta in un contenitore formalmente convincente, siamo a posto.
Ci ripensavo ierisera, alle prese con una campionatura degna di futuri acquisti, il Montecucco 2004 di Colle Massari. Parliamo della sostanza: Montecucco e' una doc appena meno nota, in Toscana, rispetto al suo blasonato vicino di casa, Montalcino; da qui, prendendo in direzione Grosseto, la prima doc che si incontra e' questa, e qualcuno racconta che spesso certi ilcinesi a corto di sangiovese sconfinassero per approvigionarsi e rimpolpare il Brunello; per dire che la zona genera cose meritevoli, pure. Il Montecucco in questione non tradisce le aspettative, ed infatti e' un bel rosso di buona consistenza, certo legnosetto e certo modernista, probabilmente non originalissimo nell'esecuzione ma meritevole di un tranquillo 76/100 di punteggio. Insomma, sulla sostanza ci siamo pure.
Il nome, pero': che ci azzecca Rigoleto? Ogni volta che addocchiavo l'etichetta, non potevo fare a meno di pensare che questo nome evocava Goldoni e il Veneto (Arlechin Batocio e robe simili) piuttosto che la Toscana. Colle Massari sembra non curarsi della scelta del nome, non come Poggio Argentiera perlomeno. Sara' un toponimo, chissa'; e pensare che tutti gli imbottigliatori di Chianti-DOCG-da-due-euri si inventano i toponimi piu' evocativi possibile della toscanitudine; poi dentro c'e' Montepulciano d'Abruzzo, e va be', non ditelo a nessuno pero'; cosi' alla fine ci sta pure che un Montecucco evochi la Valpolicella, purche' dentro ci sia davvero sangiovese toscano.
siccome è probabile che debba incontrare a breve Claudio Tipa, il proprietario, mi ricorderò di chiederglielo e riferirò!
RispondiEliminaA volte alcuni nomi, non dico questo perché non lo so, sembrano nascere dalla micidiale vena creativa di qualche genio del marketing, del tipo "massì, chiamiamolo con un nome che in tutto il mondo ricordi l'italianità". E giù con i più triti dei luoghi comuni. Il mio adesso io lo chiamereri Veronica L.!
@Gianpaolo, se vedi il produttore di questo vino chiedigli se sa niente di un certo "Rigoletto" - con t, come deve essere"...
RispondiEliminaE' un passito della veronese azienda Zenato. Secondo me i due vini rischiano di confondersi.
In ogni caso sono d'accordo, questo nome è a dir poco infelice. E, giusto per fare un po' di cultura spicciola, Rigoletto (con o senza doppia) con il Veneto c'entra come i cavoli a merenda.
Perchè la vicenda cantata da Verdi nella sua celeberrima e omonima opera si svolge a Mantova.
Come nome "farà pure italiano", ma è un'italianità dozzinale, da quattro soldi, analoga a quella delle gondole-souvenir per Venezia.
Roba da poveri, insomma. E' questa l'Italia che si vuol promuovere all'estero, quella delle gite-viaggi da 20 euro tutto compreso?
L.
Sai non ci avevo pensato? Che il nome potesse servire a evocare l'italianita', intendo. Come si dice in questi casi: ma LOL :D
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