Notte fonda dopocena, all'ultimo Vinitaly; dopo molto aver bevuto, molto fumato, poi molto distillato ed ancora sigari e stravizi, ti senti pronto per spiegare al mondo la verita'. Con l'Havana tra i denti e un Calvados molto aged nel bicchiere, sei assertivo quanto basta. Cosi', non so come, la chiacchiera deriva sulle guide; l'amico produttore siciliano mi chiede: ma tu, quale guida consideri davvero seria? E io: "c'e' solo una guida: La Guida". E quale sarebbe questa guida, continua lui. "Guarda, noi quando diciamo La Guida non intendiamo altro che quella. C'e' solo una Guida, ed e' quella del Gambero".
Segue dibattito, ovviamente. L'amico produttore di Sicilia dissente con forza, roteando il sigaro e l'Armagnac, e alla fine spiega che ci sono enti ben piu' seri, basta vedere i premi conferiti durante le rassegne: quelli si, che sono affidabili. A titolo d'esempio durante quel Vinitaly venne oromedagliato il rosso dell'Agricola Boschi (assieme a Ca' Bolani, eh); ad averlo saputo in anticipo, che affondo avrei assestato.
Piaccia o no, la guida del Gambero (fatta assieme a Slow Food) resta l'unica che leggo con interesse, e che consiglio; da qui a dire che e' perfetta ne corre, d'accordo; con rispetto parlando per i loro redattori, pure le Sacre Scritture che hanno ben piu' alto Autore sono oggetto di disputa; figurati quindi una guida ai meglio vini. Qualche sera fa aprivo il trebicchierato della cantina di Jerzu (Radames, che nome) e onestamente non lo trovavo da 90/100; mentre il mio adorato Vinsanto di Rocca di Montegrossi, inspiegabilmente, non e' arrivato a tanto punteggio nemmeno quest'anno (scandalo!). Ed e' solo un esempio, se ne potrebbero fare seimila. Comunque, autunno tempo di guide, se ne parla pure a casa di Alder, e non e' un caso. A proposito di guide, vi segnalo la succulenta iniziativa di Marco (accorri numeroso).
Alla fine della fiera si dice sempre la stessa cosa: leggiamo le guide ma ragioniamo con la nostra testa, bla bla bla. E dopo un minuto il solito rappresentante mi chiede: ce l'hai l'elenco dei tre bicchieri di quest'anno?
Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
martedì, ottobre 30, 2007
giovedì, ottobre 25, 2007
Privacy, innanzitutto
E' un po' una questione personale, lo ammetto. Ho la scimmia del Chianti da due euri, quindi sbuffo ogni volta che lo incrocio. Cosi', leggendo che "un controllo fatto dai finanzieri in un'azienda operante nel nord della provincia [di Siena] ha permesso il rinvenimento oltre che del vino rosso e dell'uva anche di 170 chili di zucchero e 35 di acido tartarico per alimenti - il tutto avrebbe consentito di vendere il vino come Chianti", vado chiaramente in acido. Soprattutto perche', come d'uso in questi casi, i nomi non si fanno proprio mai; d'accordo, la privacy e' una roba sacerrima; d'accordo, qua non si fanno processi in piazza eccetera eccetera. Quindi, i nomi di costoro permangono ignoti.
Mettiamola cosi': la privacy di lorsignori e' tutelata, il diritto a consumare meno schifezze, essendo informati, viene dopo. Basta saperlo.
Mettiamola cosi': la privacy di lorsignori e' tutelata, il diritto a consumare meno schifezze, essendo informati, viene dopo. Basta saperlo.
martedì, ottobre 23, 2007
90-90-90
Indovina chi l'ha detto: "grazie a Dio, c'e' Robert Parker".
- L'ha detto l'Abate dell'Abbazia di Novacella dopo un premio.
- L'ha detto uno sconosciuto parroco che usa cabernet californiano per la Messa.
- L'ha detto Savanna Samson.
Che altro ha detto? Questo: "ci sono cosi' tanti critici, ma solo uno e' quello di cui tutti parlano". Come si dice in questi casi, ci spiace per gli altri.
sabato, ottobre 20, 2007
Mio cugino, una volta
Mio cugino, una volta, ha fatto la prova dell'etilometro,"ha soffiato nel palloncino una prima volta: tasso alcolemico alle stelle: 1,6 grammi per litro, molto al di sopra del massimo consentito. Rischiava la condanna a 6 mesi, un’ammenda fino a 6 mila euro e ritiro della patente fino a due anni. Peccato che fosse talmente ubriaco che non è riuscito a ripetere il test. «Accertamento tecnico incompleto». Caso archiviato."
Un'altra volta, poi, mio cugino e' stato fermato dai carabinieri, e questi trovano che "ha certamente alzato il gomito: barcolla, parla lentamente e con difficoltà, relazionano i carabinieri. Ma rifiuta di sottoporsi al «test del palloncino». Escamotage per evitare la condanna penale per guida in stato di ebbrezza. Le cose stanno così. L’etilometro è stato depenalizzato: chi rifiuta di soffiare commette solo un illecito amministrativo mentre in precedenza era previsto l’arresto fino ai tre mesi".
Leggende metropolitane? Macche'.
venerdì, ottobre 19, 2007
Michel Rolland chi?
Mai piu' senza: la chiavetta Usb a forma di bottiglia di vino. Gizmodo ha un comprensibile approccio perplesso con l'enomondo, visto che nell'unita' di memoria c'e' roba del tipo "suonerie che hanno a che fare con il vino, sfondi per il desktop, uno screensaver". Notevole, poi, quel "chi?" riferito a Michel Rolland. Mondovino l'abbiamo visto in pochi, pare.
Toccare il fondo e iniziare a scavare
Scordatevi la figuraccia di Italia.it e relativa chiusura; lorsignori approntano la Internet Tax. Via Punto Informatico, apprendo pure dell'esistenza del fondamentale Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), al quale dovremmo tutti iscriverci.
Il miglior commento a questa ignobile cialtronata governativa (scusate il francesismo) lo ha fatto Paolo de Andreis (big boss di Punto Informatico), e io pigramente incollo qui alcuni passaggi. E' una lettura che merita davvero.
Il miglior commento a questa ignobile cialtronata governativa (scusate il francesismo) lo ha fatto Paolo de Andreis (big boss di Punto Informatico), e io pigramente incollo qui alcuni passaggi. E' una lettura che merita davvero.
Ci troviamo dinanzi ad un provvedimento che non andrà lontano. I suoi scopi sono altri, i primi articoli del testo sono scritti malissimo: verranno riscritti, è facile prevederlo, forse persino prima che il New York Times titoli qualcosa tipo "Italia nel Medioevo" come fece quando fu approvata la legge sulle staminali.
La dimensione macroscopica dell'errore del Governo è tale, e capace di nuocere alla rimanente parte del disegno di legge, che con un colpo di bianchetto verrà consegnato all'oblìo nel più rigoroso silenzio mediatico. Presto non ne sentiremo più parlare. È già successo, si può aver fiducia che accada di nuovo.
Il punto è, evidentemente, un altro.
Sopravvivere al numero di oggi di Punto Informatico non è facile, richiede quella stessa capacità di controllo di quando si versano le imposte nelle mani della casta perché ci faccia ciò che crede: c'è Marco Calamari che fa il punto su come le diverse leggi sulla pedopornografia negli ultimi 8-10 anni abbiano provocato una compressione delle libertà individuali, c'è Valentino Spataro che spiega a tutti come sia capitato che il Governo abbia imposto una tassa (e una serie di procedure) in capo a qualunque pubblicazione online di qualsiasi genere anche senza finalità di lucro, e c'è Francesco Rutelli che fa sapere, vivaddio, di non poterne più, lui, di Italia.it.
Come dicevo, sopravvivere è difficile. In un solo giorno vengono condensati i risultati di fallimenti plateali e costosi, sia in termini economici che di libertà individuali, nati dalla ostinata ignoranza di chi alberga nella stanza dei bottoni, ignoranza almeno riguardo alle cose della rete, volendoci limitare a quelle.
Quando andavo a scuola e sbagliavo una frase importante in una versione di greco, il mio insegnante non mancava mai di metterci sotto due righe a penna con due o persino tre "x rosse", e di conseguenza abbassava in modo sostanziale il voto finale che assegnava alla mia traduzione. Non contento, le correzioni si eseguivano sempre tutti insieme pubblicamente, ognuno cosciente e informato degli errori degli altri.
Nel caso del Governo, una penna rossa riscriverà quegli articoli ma nessun brutto voto verrà emesso. Chi è riuscito a scrivere quegli obbrobri non dovrà ammettere il proprio errore, né sarà chiamato a risponderne. Il Consiglio dei ministri che ha letto e approvato quel testo non verrà certo messo in croce per l'irresponsabilità dimostrata e l'allarme inutilmente causato. Nessuno dirà nulla a quegli esponenti governativi che parlano di riforma eccellente.
giovedì, ottobre 18, 2007
Questo enotecaro s'e' skypizzato
Su certi accrocchi sono una specie di bradipo informatico; in particolare ho un'idiosincrasia per i vari messenger et similia. Pero' ieri ho festeggiato il primo cliente dalla Cina, che mi chiedeva l'account Skype. Deluderlo pareva davvero indelicato.
[Per la cronaca, il mio account e' fiorenzo_s]
mercoledì, ottobre 17, 2007
Piattaforma traballante
Da un paio di giorni la piattaforma di questo blogghe traballa. Abbiate pazienza. Semmai, gia' che siamo in vena di ottì, consolatevi con il link demenziale del giorno: Warning: da aprire con cautela, e' roba troppo hot per un pubblico minore.
[Update: il link demenziale e' vaporizzato. Panta rei. Tempus Fugit. Chi va all'osto perde il posto. Ho finito le citazioni.]
Una roba mai sentita prima
I prezzi sono in aumento; nel settore vinicolo, anche. Giacche' si annunciano rincari del 35% penso che passero' gran parte della giornata a riscrivere il listino; nel frattempo, accogliamo tutti con gioia la notizia che aumenta pure "tra il 25 e il 40%" il Montepulciano d'Abruzzo; su questa doc gira da tempo, in rete, l'immortale adagio: se il Montepulciano d'Abruzzo potesse parlare e dire "Ehi, io sono qua dentro in questa bottiglia", ne vedremmo delle belle. [link]
giovedì, ottobre 11, 2007
Risolvere il problema
Ne vengo da una chiacchierata che m'ha depresso un po'. Un produttore lamenta la cattiva qualita' della comunicazione intorno al vino: troppi che parlano, troppi che scrivono, troppa gente che non sa cosa dice ma comunque critica, suggerisce, censura, loda; un chiacchiericcio che non aumenta la conoscenza, ma la peggiora. Non solo la stampa generalista, non solo quella specializzata; adesso, pure Internet.
Ora, di fronte a queste premesse si puo' tentare di controbattere; io ho preferito evitare di infilarmi nei mille distinguo possibili, e mi sono limitato a dirgli: e allora, comunica tu. Parla tu, in prima persona, usa gli strumenti che ci sono, dedica un po' del tuo tempo a redigere il tuo blog aziendale, per esempio.
Questo genere di suggerimento non deriva solo dalla mia passione blogcentrica, che da sola non puo' essere un elemento sufficientemente valido per farti loggare su una qualsiasi piattaforma, e cominciare a smanettare. Suggerendo "parla tu, in prima persona" ho voluto dare seguito ad un principio che mi sta a cuore: la disintermediazione. Proviamo ad ammettere che la premessa del mio produttore sia vera: diciamo che ogni giornale, ogni giornalista, ogni blogger ed ogni forumista non capisca un'acca di vino. Data questa premessa, chi meglio del produttore ha titolo di parlare? Eliminando ogni intermediazione in una catena di comunicazione cosi' criticabile, otterremmo un distillato puro della conoscenza; probabilmente un punto di vista parziale, d'accordo, ma almeno non inesatto agli occhi di chi tiene in modo specifico a raccontarci il prodotto: cioe', agli occhi di chi lo produce. Appunto, ribadisco: chi meglio di lui?
Nemmeno questo genere di argomenti ha avuto effetto, e sembra utile a risolvere il problema. Il mio produttore in questione ha elencato i soliti motivi stranoti nell'ambito di noi geek smanettoni: non ho tempo, devo pagare uno per rispondere alle mail (giuro), la mia connessione va e viene, e via cosi'. In questi casi bisogna fare un piccolo sforzo, da parte nostra, per infilarsi nei panni di chi, evidentemente, e' ostile al monitor ed alla tastiera; mi verrebbe quasi da dire: se la pensi cosi', alla fine hai le tue ragioni. Pace.
Eppure il problema si puo' risolvere; a questo proposito voglio segnalare il lavoro che sta facendo, ad esempio, Andrea Gori sul suo blog dove, via YouTube, ha recentemente pubblicato alcuni filmati relativi alla degustazione guidata di vini delle Tenute Folonari. Giovanni Folonari in persona racconta aspetti alquanto interessanti circa i vini e l'azienda; di seguito ne inserisco un paio (il primo parla di affinamento, il secondo di vinsanto); per tutti gli altri vi rimando alla home di Andrea su YouTube; sono validi esempi di possibile risoluzione del problema. Consentono di farsi un'idea dell'azienda, direttamente da chi l'azienda la conduce, senza troppe intermediazioni; sta a tutti noi, alla fine, decidere.
Ora, di fronte a queste premesse si puo' tentare di controbattere; io ho preferito evitare di infilarmi nei mille distinguo possibili, e mi sono limitato a dirgli: e allora, comunica tu. Parla tu, in prima persona, usa gli strumenti che ci sono, dedica un po' del tuo tempo a redigere il tuo blog aziendale, per esempio.
Questo genere di suggerimento non deriva solo dalla mia passione blogcentrica, che da sola non puo' essere un elemento sufficientemente valido per farti loggare su una qualsiasi piattaforma, e cominciare a smanettare. Suggerendo "parla tu, in prima persona" ho voluto dare seguito ad un principio che mi sta a cuore: la disintermediazione. Proviamo ad ammettere che la premessa del mio produttore sia vera: diciamo che ogni giornale, ogni giornalista, ogni blogger ed ogni forumista non capisca un'acca di vino. Data questa premessa, chi meglio del produttore ha titolo di parlare? Eliminando ogni intermediazione in una catena di comunicazione cosi' criticabile, otterremmo un distillato puro della conoscenza; probabilmente un punto di vista parziale, d'accordo, ma almeno non inesatto agli occhi di chi tiene in modo specifico a raccontarci il prodotto: cioe', agli occhi di chi lo produce. Appunto, ribadisco: chi meglio di lui?
Nemmeno questo genere di argomenti ha avuto effetto, e sembra utile a risolvere il problema. Il mio produttore in questione ha elencato i soliti motivi stranoti nell'ambito di noi geek smanettoni: non ho tempo, devo pagare uno per rispondere alle mail (giuro), la mia connessione va e viene, e via cosi'. In questi casi bisogna fare un piccolo sforzo, da parte nostra, per infilarsi nei panni di chi, evidentemente, e' ostile al monitor ed alla tastiera; mi verrebbe quasi da dire: se la pensi cosi', alla fine hai le tue ragioni. Pace.
Eppure il problema si puo' risolvere; a questo proposito voglio segnalare il lavoro che sta facendo, ad esempio, Andrea Gori sul suo blog dove, via YouTube, ha recentemente pubblicato alcuni filmati relativi alla degustazione guidata di vini delle Tenute Folonari. Giovanni Folonari in persona racconta aspetti alquanto interessanti circa i vini e l'azienda; di seguito ne inserisco un paio (il primo parla di affinamento, il secondo di vinsanto); per tutti gli altri vi rimando alla home di Andrea su YouTube; sono validi esempi di possibile risoluzione del problema. Consentono di farsi un'idea dell'azienda, direttamente da chi l'azienda la conduce, senza troppe intermediazioni; sta a tutti noi, alla fine, decidere.
mercoledì, ottobre 10, 2007
Sempre le solite quattro cose
Qui si ripetono sempre le solite quattro cose; pero', che ci posso fare, leggere queste paroline a me non spiace; anzi, son proprio contento: "Italian wine makers bet on tradition to beat rivals - no sugar, no wood chips and only the best local grapes patiently aged in oak barrels make Italy's premium Vino Nobile di Montepulciano wine".
martedì, ottobre 09, 2007
A walk on the wild side
Tutto inizia con un invito a cena da amici carissimi, sere fa. E l'amico carissimo, gourmet quanto basta, di ritorno dal viaggio ha portato il souvenir. Chi torna dalla Toscana porta il Chianti, chi torna dalla Grecia porta la retsina (peste lo còlga); lui tornava dall'Argentina, e che poteva portare? Chardonnay. Ora, chi mi conosce sa che ho una pericolosa predilezione per i barriconi internazionaloni; per i vini-frutto, per le robe ammiccanti e roboanti, sopra le righe, sovraconcentrate, sovramaturate, sovrastrutturate.
Pero', pero'. Probabilmente sto invecchiando.
Com'era questo Chard? Mettiamola cosi': cattivo non era. Mi e' piaciuto? Ecco, ancora ci sto pensando. A descriverlo francamente non saprei dove iniziare: va bene l'eccesso, ma questo era al di la' del bene e del male; e' parecchio tempo che non assaggio nulla di seriamente internazionale (Cile, California), e cosi' ero un po' fuori allenamento; scansionavo l'effluvio di input ai recettori palatali e retronasali, ma era come cercare di mettere ordine in uno schedario scosso da un tornado. Ari-mettiamola cosi': immaginatevi un succo d'ananas (avete presente) aggiunto di vodka; praticamente un cocktail alcolico, molto dolce, e molto alcolico; buono al gusto, certo, quel dolciastro unito al timbro secco della vodka, pardon, dell'alcol, era tutt'altro che sgradevole.
Solo che non era vino. Era qualcos'altro, una citazione, un'evocazione del concetto, una rilettura, una rielaborazione, probabilmente un esercizio di stile ("guarda cosa so fare - senza mani!"). Ti veniva da applaudire ammirato, dopo: ma guarda un po' questi, che giocolieri.
Temo che non lo comprerei. Ma appunto, probabilmente sto invecchiando.
[Chardonnay 2004, Bodega La Rural - Rutini - Argentina]
lunedì, ottobre 08, 2007
Quando pensi di averle viste tutte
Quando pensi di averle viste tutte, o perlomeno quasi tutte, scopri che il vino di Gesu' Cristo sarebbe Cabernet Sauvignon.
giovedì, ottobre 04, 2007
Bere Barolo
Il caldo africano dell'estate 2003 condiziona i Barolo di quell'annata ora sul mercato; la vendemmia ha dato uva supermatura e con poca acidita', sbilanciando il vino a favore della sfericita', cioe' a dire morbidezza e frutto, senza punte di durezza, ovvero di acidita', che servono ad armonizzare e rendere complesso, stratificato (e pure piu' longevo) il prodotto di tanti fattori. Per farla breve: questi vini sono morbidi ma a rischio marmellata, e non dureranno i decenni. E allora che si fa? Se riusciamo a vedere il bicchiere mezzo pieno anche in questo frangente, potrebbe essere la volta buona che il Barolo si beva pure, oltre che a iconizzarlo come una divinita', che in quanto tale e' intangibile. Qualche giorno fa assaggiavo la vendemmia 2003 di Bartolo Mascarello, cantina ipertradizionalista e iconica (questa si) del comune omonimo; i vini di Bartolo sono la quintessenza della tradizione, quindi della longevita' associata a questo rosso; l'assaggio da giovane ha un valore estremamente relativo (normalmente si definisce "infanticidio") e serve piu' che altro ad avere un'idea della caratura generale, ed a scrutare nella sfera di cristallo come potra' evolvere nei secoli a venire. Eppure, l'assaggio del 2003 m'ha sorpreso in quanto molto, molto buono; intendiamoci, normalmente i Barolo di Bartolo Mascarello sono tali; ma dopo un decennio dalla vendemmia, minimo. Invece, sorpresa: questo 2003 cosi' serico e fruttato (ebbene si', l'ho detto: fruttato) ha buone possibilita' di essere aperto da giovane senza far gridare all'infanticidio.
Che poi, diciamolo, ecco il limite vero di questo immenso vino: tutti lo idolatrano ma a berlo sembra che siano quattro enofili in croce; il destino di questa etichetta, per le masse, e' di finire su uno scaffale (se va male, in piedi alla luce) ad affrontare i decenni in attesa del mitico momento giusto nel quale aprirlo (che e' sempre di la' da venire, ovvio). A perenne monito di tale sciagurato comportamento io a bottega tengo questa vecchia bottiglia di Bareul Vej (ah, i bei tempi in cui le denominazioni d'origine erano autoprodotte) del 1958. Il sedicente Barolo appartenne ad una vecchia, amata zia che lo conservo' come una reliquia in attesa del gia' citato momento giusto per aprirlo; la zia passo' serenamente a miglior vita, ed io ereditai la bottiglia; questa ora e' un caro cimelio, e serve a ricordarmi che le bottiglie non dovrebbero, mai, sopravvivere al loro padrone; a parte il fatto che il vino si fa tutti gli anni, e non si da in natura che l'umanita' resti priva di Barolo, e' comunque troppo triste vivere una vita aspettando chissa' che per godersi il Barolo. Adesso, con l'annata 2003, abbiamo la scusa buona per non aspettare.
Che poi, diciamolo, ecco il limite vero di questo immenso vino: tutti lo idolatrano ma a berlo sembra che siano quattro enofili in croce; il destino di questa etichetta, per le masse, e' di finire su uno scaffale (se va male, in piedi alla luce) ad affrontare i decenni in attesa del mitico momento giusto nel quale aprirlo (che e' sempre di la' da venire, ovvio). A perenne monito di tale sciagurato comportamento io a bottega tengo questa vecchia bottiglia di Bareul Vej (ah, i bei tempi in cui le denominazioni d'origine erano autoprodotte) del 1958. Il sedicente Barolo appartenne ad una vecchia, amata zia che lo conservo' come una reliquia in attesa del gia' citato momento giusto per aprirlo; la zia passo' serenamente a miglior vita, ed io ereditai la bottiglia; questa ora e' un caro cimelio, e serve a ricordarmi che le bottiglie non dovrebbero, mai, sopravvivere al loro padrone; a parte il fatto che il vino si fa tutti gli anni, e non si da in natura che l'umanita' resti priva di Barolo, e' comunque troppo triste vivere una vita aspettando chissa' che per godersi il Barolo. Adesso, con l'annata 2003, abbiamo la scusa buona per non aspettare.
martedì, ottobre 02, 2007
Hai trovato quello giusto
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