Ne vengo da una chiacchierata che m'ha depresso un po'. Un produttore lamenta la cattiva qualita' della comunicazione intorno al vino: troppi che parlano, troppi che scrivono, troppa gente che non sa cosa dice ma comunque critica, suggerisce, censura, loda; un chiacchiericcio che non aumenta la conoscenza, ma la peggiora. Non solo la stampa generalista, non solo quella specializzata; adesso, pure Internet.
Ora, di fronte a queste premesse si puo' tentare di controbattere; io ho preferito evitare di infilarmi nei mille distinguo possibili, e mi sono limitato a dirgli: e allora, comunica tu. Parla tu, in prima persona, usa gli strumenti che ci sono, dedica un po' del tuo tempo a redigere il tuo blog aziendale, per esempio.
Questo genere di suggerimento non deriva solo dalla mia passione blogcentrica, che da sola non puo' essere un elemento sufficientemente valido per farti loggare su una qualsiasi piattaforma, e cominciare a smanettare. Suggerendo "parla tu, in prima persona" ho voluto dare seguito ad un principio che mi sta a cuore: la disintermediazione. Proviamo ad ammettere che la premessa del mio produttore sia vera: diciamo che ogni giornale, ogni giornalista, ogni blogger ed ogni forumista non capisca un'acca di vino. Data questa premessa, chi meglio del produttore ha titolo di parlare? Eliminando ogni intermediazione in una catena di comunicazione cosi' criticabile, otterremmo un distillato puro della conoscenza; probabilmente un punto di vista parziale, d'accordo, ma almeno non inesatto agli occhi di chi tiene in modo specifico a raccontarci il prodotto: cioe', agli occhi di chi lo produce. Appunto, ribadisco: chi meglio di lui?
Nemmeno questo genere di argomenti ha avuto effetto, e sembra utile a risolvere il problema. Il mio produttore in questione ha elencato i soliti motivi stranoti nell'ambito di noi geek smanettoni: non ho tempo, devo pagare uno per rispondere alle mail (giuro), la mia connessione va e viene, e via cosi'. In questi casi bisogna fare un piccolo sforzo, da parte nostra, per infilarsi nei panni di chi, evidentemente, e' ostile al monitor ed alla tastiera; mi verrebbe quasi da dire: se la pensi cosi', alla fine hai le tue ragioni. Pace.
Eppure il problema si puo' risolvere; a questo proposito voglio segnalare il lavoro che sta facendo, ad esempio, Andrea Gori sul suo blog dove, via YouTube, ha recentemente pubblicato alcuni filmati relativi alla degustazione guidata di vini delle Tenute Folonari. Giovanni Folonari in persona racconta aspetti alquanto interessanti circa i vini e l'azienda; di seguito ne inserisco un paio (il primo parla di affinamento, il secondo di vinsanto); per tutti gli altri vi rimando alla home di Andrea su YouTube; sono validi esempi di possibile risoluzione del problema. Consentono di farsi un'idea dell'azienda, direttamente da chi l'azienda la conduce, senza troppe intermediazioni; sta a tutti noi, alla fine, decidere.
wow fiore, grazie della citazione! devo dirti che in effetti non avevo mai pensato che i miei video o i video in generale potessero essere così utili per i produttori.
RispondiEliminaGiovanni è un tipo sveglio e ha studiato in america (e si sente!), altri invece sono inspiegabilmente timidi in questo. Ma penso che le cose cambieranno...
Fiore, a volte mi sorprendi: in due parole hai spiegato il concetto di web 2.0 anche a mia Mamma!
RispondiEliminaE' proprio come la penso io, e l'ho detto proprio in questi giorni: prendo la guida dell'Espresso, non mi piace quello che scrive, e allora che fo' (toscanismo)? Dissento e dico la mia. Tutto li'. Forse non serve a cambiare il "sistema", ma e' catartico. E' come se qualcuno parlasse di te in tua presenza, e tu puoi sempre dire: "scusa ma...".
In qualche modo mi par di capirlo il tuo produttore. Nelle sue ubbie, nelle sue insoddisfazioni riguardo a tanto chiacchiericcio che a volte sembra tanto fine a se stesso, ma soprattutto sembra tanto distante dall'oggetto (almeno teorico) del chiacchiericcio stesso, nell'apatia quasi depressiva che impedisce di prendere la parola e dire in prima persona, forse perche' ci si vede dall'esterno e -quasi come in una striscia di Pazienza- appare il fumettino che dice "ma che ho da di'?". E tanto (ma tanto) mi par di capirlo nel tempo che manca e nelle condizioni al contorno che se hanno un effetto sull'ispirazione eventuale e' quello di castrarla.
RispondiEliminaOra io il tuo produttore non lo conosco, e non conosco le sue condizioni al contorno, non so per esempio quanto sia produttore-imprenditore, quanto produttore-venditore, o quanto produttore-direttocoltivatore, per esempio. Pero' ho gia' notato in altri e mi vado sempre piu' accorgendo personalmente di come tenda a instaurarsi un dialogo personale fra chi fa una cosa e questa cosa: e' un dialogo sommesso, intimo se vogliamo, spesso poco comunicabile, a volte pure "ispido". In qualche modo si "vorrebbe" magari pure comunicarne ad altri i termini. Ma per qualche strana ragione, o gelosia, non si riesce a trovare il verso. Forse perche' in realta' non si "vuole".
Si, Filippo, e' possibile pure che sia qualche meccanismo del genere che descrivi (interessante osservazione). Comunque, a sentire il personaggio, lui cose da dire ne aveva a pacchi. Per la cronaca, si tratta di un piccolo langarolo trebicchierato storico; non un drop-out del circo enomediatico, quindi.
RispondiElimina@Fiorenzo: Non so se è il tuo caso o meno, però non tutti i produttori sono pronti alla disintermediazione. Non tutti sono in grado di stare nell'arena pubblica, alcuni si sentono molto a disagio. Per questo credo preferiscano affidarsi a dei professionisti per gestire il lato pubblico dell'azienda.
RispondiEliminaA occhio, leggendo qui, mi pare che Filippo abbia le carte in regola per comunicare. La voglia, chissà?
RispondiEliminaMassimo, ti ringrazio dell'osservazione. La voglia di comunicare? Tendenzialmente c'e', come no? E infatti in qualche modo credo di comunicare. C'e' che il blog authoring non e' l'unica via per comunicare, anche se e' una molto efficace.
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