mercoledì, febbraio 28, 2007

Fuggire a Tonga


Il primo caffe' della mattina l'ho preso in un bar che non emette scontrino fiscale. Uscendo inciampo nel lenzuolo del derelitto ghanese che vende Cd contraffatti (film, musica, scegli tu). Saluto l'ausiliario del traffico soprannominato Himmler e alzo la serranda; qui trovo la millesima (vince un premio) lettera di un fornitore che mi richiede, atterrito dallo Stato di Polizia Tributaria (Silvio e' un grande creativo) il mio codice fiscale. Come ricorda Gianpaolo pochi giorni fa, questo e' l'ultimissimo spauracchio che circola tra fornitori e clienti, bisogna scambiarsi il rispettivo C.F. Certo, hanno tutto di me, indirizzo Partita Iva biografia e pure lo jus primae noctis, se necessita, ma ora serve il C.F. E' determinante.
Quindi, usiamolo 'sto inutilissimo blog, e diamo ufficiale comunicazione, il mio codice fiscale e'

SRT FNZ 64B03 D969O

Ed ora posso serenamente sognare di fuggire a Tonga. Sognare e' esentasse, per ora.

martedì, febbraio 27, 2007

Picchia duro Segolene


Bella mossa per Sarkozy: promette di togliere le limitazioni alla pubblicita' sul vino (in Francia e' proibito pubblicizzarlo dal '91). Non male per uno che si professa non bevitore, tra l'altro; anzi, aggiunge: "il vino non si puo' associare al tabacco, o alle droghe".
Certo che queste letture sono un po' spiazzanti: i francesi in campagna elettorale dibattono di questioni terrene, comprensibili agli esseri umani. Qui, prepariamoci a sentire altre robine fumose tipo se le coppie di fatto sono davvero coppie, oppure se di fatto scoppiano (attanagliante). Nicolas Sarkozy e Segolene Royal sono, com'e' noto, testa a testa nei sondaggi; la vittoria da quelle parti si determina (pure) con argomenti concreti. Beati loro.

domenica, febbraio 25, 2007

Come ti sdrammatizzo il Barolo


"Anche un calice di vino importante ha bisogno di scendere un po' piu' in basso, soprattutto per conquistare i piu' giovani". D'accordo; il punto e', quanto in basso? L'idea sarebbe di presenziare al Festival di Sanremo, e magari farsi sponsorizzare da Chiambretti, giusto per "sdrammatizzare" questo vino. Posto che la cosa certamente si sdrammatizza, anzi, sembra proprio poco seria, mi aspetto in futuro picchi di vendite grazie alle masse di ggiovani (due gi) che, notoriamente, seguono Sanremo.

Scopri la differenza


Logo numero uno: Italia.it (nemmeno sto a linkarlo). Numero due: Izquierda Unida. Numero tre: Logitech.
Complimenti vivissimi.

venerdì, febbraio 23, 2007

Scandalo italiano

Se pure voi siete affranti dalla release di Italia.it, consolatevi con un blog appositamente creato per meglio esecrare l'obbrobrio: scandaloitaliano.wordpress.com.

Spammatori: qualche consiglio tecnico

Sara' che il prossimo Vinitaly s'avvicina, ma la posta indesiderata, vulgo spam, sta aumentando. Molte aziende vinicole si affollano nel mio inbox con missive tutte, invariabilmente, sollecitanti una visita al loro stand.
Voglio precisare che non considero seriamente spam queste email; alla fine attengono al mio àmbito di lavoro, e se un produttore ritiene di avere qualcosa da dirmi, se ritiene di dovermi invitare ad un assaggio, puo' ben farlo con la posta elettronica; che altro dovrebbe usare, i piccioni viaggiatori? Quindi sotto questo aspetto trovo questo genere di messaggi, per lo piu', interessanti. Vero e', tuttavia, che le dure regole della netiquette considerano spam ogni email a carattere commerciale/pubblicitario, qualora questa non sia esplicitamente richiesta dal destinatario. Quindi, siccome i miei amati produttori vinicoli si apprestano a spammare me e, ci giurerei, svariati altri, mi permetto di elencare due o tre regolette da applicare ai loro messaggi.

Evitate gli allegati. Evitate di mandare email che, in realta', sono la scansione della vostra brochure in formato *.jpg, o *.pdf, o peggio con estensioni arcane e sconosciute pure ad un tecnogeek come me. Eviterete di mandare email incalcolabilmente pesanti dal punto di vista delle dimensioni in kb (cribbio, in campagna avete tutti le dial-up, e limitatevi!), e soprattutto eviterete di essere cestinati in automatico dai vari software antispam di cui i citati tecnogeek abbondano, ormai.

Curate le impostazioni del vostro client di posta. Controllate, nelle opzioni del vostro inevitabile Outlook Express, come appare il vostro nome di mittente del mail: se c'e' scritto solo "Pino", ma in realta' siete il Conte Giuseppe Aldobrandescobardi dell'omonima azienda vinicola, rinominate il campo. Quando ricevi un email, magari senza subject, magari da un certo Pino, non e' che uno sia invogliato ad aprirlo. Soprattutto, togliete subito quella dannata opzione per la quale si richiede un (mio) email di conferma lettura. Se voglio ricontattarti, se voglio darti un segno di vita, lo decido io, d'accordo?

Evitate di nascondervi dietro un dito: le formule del genere "questo non e' spam perche' il suo indirizzo e' stato preso da elenchi pubblici/siti/etc" non e' solo illegale; non e' solo irritante; fa proprio ridere: sarebbe meglio una cosa tipo "senti Fiorenzo, mi va proprio di spammarti perche', vedi, il mio vino e' davvero buono e tu mi sembri l'enotecaro ideale per venderlo". Una formula cosi' vi farebbe guadagnare mille punti.
E gia' che siamo in tema, levate quella demenziale frasetta finale, "il contenuto di questo mail e' confidenziale bla bla bla". Io questi email li stampo e poi li distribuisco mediante volantinaggio.

Nel limite del possibile, cercate di personalizzare il vostro mail a misura del destinatario; cercate di non inviare comunicazioni fuffose ed impersonali, che sono chiaramente destinate, tutte uguali, ai duemila indirizzi che avete in rubrica. Evitate, come la peste, di rendere visibili quei duemila destinatari a tutti; io detesto sapere che, oltre a me, corteggiate pure tutte le altre enoteche di Genova (ma come osate?).
E' comunque utile personalizzare la missiva, soprattutto evitando di affibbiare titoli altisonanti al destinatario, quando questo e' molto low-level: io, per dire, non sono Dottore, non sono Direttore Vendite, soprattutto non sono Beverage Manager. La mia e' una ditta individuale, io sono il magazziniere, l'addetto alle pulizie, l'ufficio acquisti e tutto il resto; quando ho appena riposto il Mocio Vileda e mi siedo davanti al monitor, e' straniante vedersi apostrofati come Beverage Manager.

mercoledì, febbraio 21, 2007

Vino 2.0 (vendemmia 2006)

Credo proprio che questo sia il primo vino due-punto-zero. [link & link]. Ovviamente, con grande orgoglio, un giorno dirò "io c'ero".

lunedì, febbraio 19, 2007

Chateau Tarocq


I falsi, in questo settore, sono sempre circolati. I falsi Champagne, poi, sono un must: poter clonare una bollicina fasulla da un euro, e rivenderla a trentacinque, e' (diciamolo) il profilo di ricarico ideale di ogni enotecaro. Cosi' l'ennesima notizia di maxi sequestri di Champagne taroccato (link & link) non e' certo uno scoop. Meritevole, semmai, questo link che, una tantum, riporta pure i nomi delle etichette incriminate. Ma siccome si tratta di maison inventate di sana pianta, non abbiamo un eroico esempio di giornalismo barricadero; semplicemente, a fare questi nomi non si pesta i piedi a nessuno. Quindi, se in casa avete robe tipo "Paul Gilbert", "Henry Flaubert" e "Pierre Plantard", siete avvisati; tràttasi di sòla.

giovedì, febbraio 15, 2007

Che stress

La lettura del giorno ("elementi enoici di base per gente normale") va in una direzione che mi e' particolarmente cara: cerca di rilassare il consumatore che approccia timidamente l'enomondo. Traduco, brevemente, alcuni passaggi interessanti.

"Se e' vero quello che una volta disse Thomas Jefferson, cioe' che il buon vino e' una necessita' della vita, come mai ordinare il vino al ristorante sta diventando uno stress? Molta gente, piuttosto che passare per ingenua, evita la carta dei vini; non vogliono sembrare stupidi, pure se sarebbero curiosi di saperne di piu'. Consiglio: smettetela di preoccuparvi e cominciate a bere".
E fino a qui tutto bene. Seguono alcuni suggerimenti, sotto forma di domanda-e-risposta.
Domanda: come faccio a chiedere aiuto?
Risposta: chiedi al sommelier [quando c'e'; in alternativa, speriamo in un cameriere competente]
Domanda: come faccio a trovare una bottiglia con un buon rapporto prezzo/qualita'?
Risposta: chiedi al sommelier, che ti consigli una bottiglia insolita e meno costosa [questo suona molto "indicazioni superflue per anglosassoni a cui bisogna precisare cio' che e' ovvio", non so se avete presente il tipo]

Le domande e le risposte si susseguono in un crescendo di elementi tecnici, abbastanza noti all'enoevoluto, tipo come ci si comporta durante il servizio, regole di abbinamento, come faccio a capire se il vino non va bene, eccetera eccetera. Tuttavia, per quanto l'autore cerchi, meritoriamente, di rilassare il lettore, si finisce per elencare con precisione tutti quegli aspetti della fruizione della nostra bevanda odorosa che, inevitabilmente, generano stress. Il gatto che si morde la coda, diremmo. Non so quanto l'estensore del breve trattato sperasse di essere d'aiuto, ma l'effetto che ottiene, alla fine, e' di lasciare gli elementi di stress, piu' o meno, la' dove stavano, irrisolti.
Cosi', alla fine della lettura, m'ha attraversato un pensiero tragico: pure se e' giusto ed auspicabile essere sereni quando si sceglie da bere (ci manca pure che debba rovinarci l'umore), resta il fatto che questo e' un mondo complicato. Voglio dire: un minimo bisogna industriarsi, informarsi, leggere e studiare; ma questo non capita certo solo nel nostro gaio enomondo.

Qualche sera fa ho passato un'oretta a configurare l'adsl a casa di un amico. Non e' una passeggiata: richiede di maneggiare termini complessi del genere "Incapsulazione RFC 2364 NULL PPP su Atm" che, diciamolo, non e' mica roba che abbiamo metabolizzato alle elementari. Eppure ci tocca saperne un po', o perlomeno fare capo a chi ne sa. E ancora: dopo questo Natale ho provato, con notevole scoramento, ad affrontare le istruzioni per costruire una Base Exo Force al figlio cinquenne; e' stata un'esperienza francamente umiliante, e felicemente (per me) delegata alla madre. Probabilmente viviamo in un mondo un po' piu' complicato e che necessita di maggiori competenze specifiche, rispetto a quello che tutti vorremmo; non per questo dobbiamo farci prendere dallo stress. Coraggio.

mercoledì, febbraio 14, 2007

We're all gonna die


L'immagine che vedete l'ho trovata stamattina, navigando. (Dice che e' un barbiere che chiude, ma pure un blog che chiude, vabbe'). Non e' male come commiato; c'e' qualcosa di mistico e struggente pure nell'essere bottegaio, chi l'avrebbe mai detto?
D'accordo, adesso cerchiamo di non deprimerci troppo. Concorso a premi: il titolo del post e' una battuta tratta da un film. Chi indovina il film, ed il nome del personaggio che la pronuncia, vince nr. 1 (una) bottiglia di Barbera d'Alba 2005, Saffirio. Rigorosamente barricone, ma che te lo dico a fare? Se mi conosci...

[Certo che si puo' pure googlare, ma non sembra cosi' facile, dopotutto]

lunedì, febbraio 12, 2007

Un'aggiunta di questo, uno spruzzo di quello


Nuove frontiere per gli additivi; adesso pare che sia l'ozono a fare miracoli. Per giunta "using ozone to preserve grapes could replace the need for allergy-causing sulphites, possibly leading to healthier and less allergenic wine". Arriva l'ozono, smammano i solfiti? Non vedo l'ora di parlarne con i miei amati talebani-viniveri.

venerdì, febbraio 09, 2007

Lavorare stanca


Tra le cose in agenda su cui bloggare duramente, c'era la redazione di un decalogo su come dovrebbe essere il sito internet ideale, per il produttore di vino. Ci allieta notare che qualcun altro ha avviato il lavoro, cioe' i bistrattati ragazzi de Il Mio Vino Professional. Un fatica in meno, basta un link. L'articolo e' a pagina 14 del pdf. C'e' pure una finestrella su quel produttore di Maremma che si fa suggerire l'etichetta via blog. Che tempi, signora mia.

giovedì, febbraio 08, 2007

Valentine Dilemma!

Bloomberg.com la mette giu' dura: San Valentino si avvicina, e fino a qui tutto bene; si regala la scatola di cioccolatini a forma di cuore (mai piu' senza). Ma il dilemma e' in agguato, quali vini associamo ai cioccolatini?
Se siete rimasti tra i due-tre attanagliati dal dubbio, ebbene, tranquilli: il cioccolato e' un fiero ingrediente, e necessita di un altrettanto tosto abbinamento enoico. Annotatevi almeno tre consigli.
Il mio match del cuore resta il Porto Late Bottled Vintage (Taylor's, per me). Possente alcol aggiunto, trama polpa lunghezza e tutto quanto serve a reggere il dolceamaro del cacao; che tradizionalmente e' lo stress del sommelier, in quanto con la sua opulenza tende ad asfaltare il palato. Quindi, bene il Porto LBV.
Una buona alternativa iberica e' il Pedro Ximenez, ed il mio prescelto e' Emilio Hidalgo; ha un grandioso fascino, gia' olfattivamente (fichi secchi, datteri, una roba travolgente); se il Porto vi sembra deja-vu, concedetevi quest'altro fortificato (cioe' con alcol aggiunto, cioe' liquoroso) e godetevi la sua persistenza chilometrica. Infine, almeno una proposta nazionale; io ho un notevole innamoramento per il Recioto di Valpolicella, quello della Cantina di Negrar specificamente (succulento e pluripremiato, mica pizza e fichi).
Alla fine, il dilemma si risolve.

martedì, febbraio 06, 2007

La lingua straniera


"E' un fatto, con la concorrenza sempre piu' forte, il produttore che parla inglese e' in vantaggio, per comunicare e vendere il suo vino". Cosi' la pensa Wine Enthusiast (che e' in lingua inglese, hai visto mai che confligga l'interesse). Qualche giorno fa ero nella cantina del fu Bartolo Mascarello; nuovi uffici e nuova accoglienza clienti, come da foto; mentre attendevo, Maria Teresa (figlia e continuatrice dell'opera di Bartolo) era al telefono con un cliente straniero: "ai em in Barolo... e smoll villègg..." -- e finche' parlava in inglese, capivo perfettamente. Messo giu' il telefono si e' rivolta alla madre, ma in piemontese strettissimo, e in un attimo per me e' scesa la notte: che ha detto?? Alle mie orecchie l'incomprensibile vernacolo di Langa era la vera lingua straniera. Menomale che c'e' l'inglese.

giovedì, febbraio 01, 2007

L'importanza di chiamarsi Vattelapesca

Ho seguito con interesse le vicende relative al nome del futuro rosso di Poggio Argentiera; certo e' che pure la forma e' importante; va bene che per me la sostanza viene prima di tutto, ma se questa e' avvolta in un contenitore formalmente convincente, siamo a posto.
Ci ripensavo ierisera, alle prese con una campionatura degna di futuri acquisti, il Montecucco 2004 di Colle Massari. Parliamo della sostanza: Montecucco e' una doc appena meno nota, in Toscana, rispetto al suo blasonato vicino di casa, Montalcino; da qui, prendendo in direzione Grosseto, la prima doc che si incontra e' questa, e qualcuno racconta che spesso certi ilcinesi a corto di sangiovese sconfinassero per approvigionarsi e rimpolpare il Brunello; per dire che la zona genera cose meritevoli, pure. Il Montecucco in questione non tradisce le aspettative, ed infatti e' un bel rosso di buona consistenza, certo legnosetto e certo modernista, probabilmente non originalissimo nell'esecuzione ma meritevole di un tranquillo 76/100 di punteggio. Insomma, sulla sostanza ci siamo pure.
Il nome, pero': che ci azzecca Rigoleto? Ogni volta che addocchiavo l'etichetta, non potevo fare a meno di pensare che questo nome evocava Goldoni e il Veneto (Arlechin Batocio e robe simili) piuttosto che la Toscana. Colle Massari sembra non curarsi della scelta del nome, non come Poggio Argentiera perlomeno. Sara' un toponimo, chissa'; e pensare che tutti gli imbottigliatori di Chianti-DOCG-da-due-euri si inventano i toponimi piu' evocativi possibile della toscanitudine; poi dentro c'e' Montepulciano d'Abruzzo, e va be', non ditelo a nessuno pero'; cosi' alla fine ci sta pure che un Montecucco evochi la Valpolicella, purche' dentro ci sia davvero sangiovese toscano.