mercoledì, novembre 12, 2008

La dura vita dell'enosnobbone


Via Alder, stamattina, l'elenco dei vini più bevuti dal consumatore medio americano. Nella lista, come si vede, il terzo classificato è un italiano; il Pinot Grigio di Cavit.
E' dura la vita dell'enosnob; il mondo ovviamente non si nutre di esosi brunelloni ma di abbordabili prodotti quotidiani. Questi, per dire, sono la colonna portante del fatturato di molte aziende; probabilmente, sono pure la fonte finanziaria che consente loro qualche excursus lassù, dove si respira l'aria rarefatta delle altissime vette enoiche.
Giorni fa, intervenendo nella trasmissione radiofonica di Davide Paolini, il vostro bloggarolo del cuore si è lanciato in una difesa delle sorti del vino novello - anzi, a questo proposito, ecco il podcast, siccome qui si indulge nell'autocitazione autoreferenziale iperombelicale.
Dovendo dire bene del novello, alla fine ho fatto rilevare un elemento assolutamente a-enoico, ma quasi totalmente finanziario; saranno i tempi cupi, ma io osservo che qualunque wine expert, pur aborrendo l'incompiuto novello, oggi deve riconoscere la capacità di questo vino di generare cash; per le aziende il novello rappresenta un fattore di veloce guadagno e quindi, piaccia o non piaccia, bisogna parlarne bene. E' appunto la dura vita dell'eno-evoluto, che coltiva la poesia ma adopera la prosa, che sogna ad occhi aperti ma poi si scontra con la dura realtà; è la solita metafora trasferibile dall'enomondo a molti altri mondi possibili.

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