venerdì, novembre 18, 2005

Fenomenologia del vino sfigato.

Se dovessi dare un consiglio al compratore indeciso, all'inesperto, a quello che si aggira per gli scaffali di un supermercato con lo sguardo di Cesare-perduto-nella-pioggia, io oggi gli direi di puntare sui vini sfigati.
C'e' un'intera categoria di vini definibili sfigati: sono quelli che nessuno vorrebbe comprare, mai. I motivi sono molteplici; sono passati di moda; sono deja-vu, nessuna novita', roba gia' vista, poco trendy. O sono storicamente mal fatti, sono storicamente robacce industriali prodotte in vigneti con rese di quattrocento quintali per ettaro.
Dice: ma come fa l'inesperto a sapere che e' mal fatto? Non sottovalutare il palato umano; non c'e' bisogno di essere master of wine per registrare una sensazione gustativa spiacevole: se assaggi una, due volte un Moscato d'Asti industriale ti basta e avanza, nessuno e' votato al masochismo, non ne vorrai piu' sapere.

Ecco, facciamo un po' di nomi, tanto per entrare nel dettaglio, vediamo un po' chi e' sfigato, e cosa comporta questo per il consumer. Dicevamo il Moscato d'Asti: questo non e' un vino sfigato, ma sta facendo di tutto per diventarlo; circola una quantita' notevole di robe inqualificabili che si vendono, per inciso, a cifre non comprensibili sotto Natale, due-tre euri; e sta quindi seminando, sta creando il sostrato storico, affinche' si possa dire, presto o tardi, che e' storicamente mal fatto; ancora pero' non e' sfigato.
Un esempio di vino sfigato e' il Gavi. Col Gavi abbiamo un esempio abbastanza calzante, e' stato un vino storicamente mal fatto (apparte quello che fu La Scolca, vabbe') durante gli anni ottanta, e comunque oggi e' irrimediabilmente fuorimoda. Durante gli anni novanta i produttori che si sono intestarditi a fare Gavi, dei sopravvissuti probabilmente votati al suicidio, hanno cominciato a lavorare come matti pur di mettere sul mercato dei Gavi decenti. Anzi, piu' che decenti: oggi capita di bere Gavi assai buoni, complessi e longevi, per giunta a prezzi commoventi; e nessuno, caspita, nessuno che mi chieda mai un Gavi: eccolo, e' lui, l'archetipico vino sfigato; e' uscito dal tunnel della mediocrita', ma ciccia, nessuno se lo fila.

Gli esempi potrebbero continuare, prendetelo come se fosse un gioco. Il Grignolino, to'. Vuoi essere fulminato da un'occhiata d'odio del cliente? Proponigli un Grignolino. Poco importa che ci siano delle cose ottime a base Grignolino, coerentemente col principio che e' girata troppa roba inqualificabile con questa denominazione, e quindi chi lo produce oggi ha solo una possibilita', se vuole sopravvivere, cioe' mettere in giro Grignolino decente. Niente, resta sfigato. Un altro Esempio? Soave. Ecco, prendi ad esempio il Monte Fiorentine 2004 di Ca' Rugate; e' un trebicchierato, giusto? E' il numero quattro nella classifica dei migliori bianchi d'Italia, giusto? "Eh, vabbe', ma e' un Soave". Che sfigato.

Insomma, spero di aver reso l'idea. Il nostro Cesare-perduto-nella-pioggia, che avevamo lasciato tra l'alluminio della GDO, faccia un gesto di coraggio. Se intravede un Soave, osi.
Che poi si sa, la bottiglia, quando e' chiusa, e' come la scatola di cioccolatini (e come la vita) in Forrest Gump, non sai mai cosa ti capita. Ma questo e' un altro discorso.

2 commenti:

  1. Interessantissimo post...concordo pienamente. Quando parli di Grignolino a qualcuno vedi visi storcersi (nonostante io conosca ottimi grignolini), lo stesso vale per il Gavi (ricordo tanti anni fa una strepitosa bottiglia di La Scolca Etichetta Nera) e per il Soave che in realtà offre alcune grandi bottiglie (provare per credere!)vedi Inama,Pieropan,Gini...

    RispondiElimina
  2. Ho letto per caso solo ora questo tuo post e purtroppo devo concordare. Purtroppo perchè per una produttrice come me è davvero frustrante constatare che fuori provincia siamo considerati un vino "sfigato". Giro l'Italia e il mondo spiegando quanta passione mettiamo nel produrre i nostri vini e mi accorgo che in realtà il consumatore è spesso legato alla fama.
    La nostra pazza passione per la qualità non tange minimamente il consumatore medio. Ma quando riesco a far assaggiare questa benedetta bottiglia e la reazione è "Ma è davvero così il Soave??? Io pensavo fosse un vino da battaglia/da sbarco/da supermercato (e chi più ne ha più ne metta)..." allora capisco che sarà un processo lento ma riusciremo a cambiare qualcosa.
    Complimenti per il tuo blog, lo trovo molto interessante.

    RispondiElimina