La puntata di Report dello scorso 20 novembre ha innervosito un po' tutti.
Un aspetto abbastanza seccante della vicenda e' il tono complessivo del discorso, incapace di andare a fondo rispetto ai problemi evidenziati; io temo che il giornalismo generalista abbia qualche difficolta' a maneggiare argomenti che richiederebbero la presenza di giornalisti del settore, con una buona competenza specifica. Basterebbe seguire cosa dice il giornalista che, all'inizio, parla con Veronelli; pronuncia l'acronimo DOCG "docciggì", nemmeno "di-o-ci-gi" come qualsiasi addetto ai lavori. Se ne esce con frasi tipo "le grandi industrie... cioe', quelle che fanno il vino da tavola? Cos'e' vino da tavola?" -- notate che la trascrizione riportata qui e' imprecisa, provate a risentire la puntata, qui. Ho avuto la tragica impressione che il giornalista non sapesse bene di che parlava; e non lo dico certo per difendere le grandi industrie.
Probabilmente mi sto allenando al facile esercizio di chi vede il problema ma non conosce la soluzione; e' chiaro che non si puo' pretendere, da una redazione giornalistica, competenze degne di un nobel per ogni argomento affrontato; quindi, bisogna rassegnarsi a questo tono tra lo scandalistico ed il superficiale. Ho avuto quasi tenerezza per il giornalista, che sembrava il consumatore-tipo: tra frodi e mosto concentrato, boh, non ci capisco niente; il messaggio che trasmette e' tutto qui.
Ha ragione pure Aristide quando afferma che "esistono truffe e contraffazioni ancora in atto (per es. la vicenda delle DOC contraffatte in Toscana di solo qualche settimana fa) e la redazione di Report, un anno dopo la loro prima inchiesta, non ne parla assolutamente". E del resto, chi ne ha parlato diffusamente? Io ne sono venuto a conoscenza attraverso un blog straniero, mica dal sito di Repubblica.
E' mancato un lavoro di approfondimento delle notizie, con la conseguenza di trasmettere un messaggio relativo al consumo del vino alquanto magmatico ed informe. Frasi come "Quindi quando c’è scritto “imbottigliato da”, il vino è di imbottigliatori o commercianti. E questo ci porta diritti alle frodi" sono francamente deprimenti.
Questo e' un vero peccato, perche' Report, nell'ora precedente, ha raccontato vicende ben piu' gravi con un piglio notevole; e Milena Gabanelli, alla fine, si congeda cosi': "Premesso che nessuno di questa redazione è astemio e nessuno demonizza il bicchiere di vino, è bene ricordare i dati dell’organizzazione mondiale della sanità: l’alcol è il responsabile diretto del 10% di tutte le malattie. L’Istituto superiore di Sanità segnala che quasi un milioni di adolescenti sotto ai 16 anni beve abitualmente alcolici fra i quali il vino, e questo rappresenta, fra i giovani, il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica. E’ bene saperlo e ricordarlo. E mi prendo la libertà di ricordare all’ On. Collavini, che è sicuramente una brava persona, di non considerare il mestiere di deputato un secondo lavoro e una perdita di tempo. Perché lo paghiamo noi".
Ecco, questa chiusura, almeno, e' condivisibile.
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