domenica, novembre 12, 2006

Chips Free vive (e lotta con noi)


Ma perche' diamine mi ostino a parlarte di questi chips? Ormai e' chiaro che il problema e' ben altro. I benaltristi hanno preso il sopravvento nel dibattito, per spiazzare noi rompiscatole che non ci rassegniamo a questo trucchetto da tre palle e un soldo. Lo hanno fatto senza indicare con chiarezza cosa sia questo ben altro, a meno che non si prenda per buono un tipico elenco benaltrista sul genere indicato nel neonato blog di Stefano Berti: "i consorzi di controllo sulle DOC, la burocrazia sempre più pesante, i balzelli che paghiamo per controlli inutili, un difficile accesso al credito per gli investimenti, la lentezza nei pagamenti da parte di ristoratori ed enotecari, i rapporti con gli agenti, gli strani indirizzi dei piani di sviluppo regionali, etc". Questi sono tutti problemi impellenti e condivisibili. Meno condivisibile e' il conseguente "finiamola di perder tempo con 'sti chips".

Eppure.
Fermo restando (mi ripeto) che e' vero, uno dei problemi centrali del mondo enoico sono questi cialtroni di enotecari che non pagano le fatture, continuo a pensare che il progetto aristidiano di Chips Free sia una roba encomiabile. Sara' che e' visionario, sara' che e' molto web 2.0, ma io non mi stanco di sponsorizzarlo. I punti della questione sono gia' stati validamente elencati sul blog di Aristide, quindi vi rimando a quelle letture per un approfondimento.

Da parte mia, semplicemente, cerco di favorire la causa. Avendo a che fare spesso con produttori, indico loro la retta via (cioe' l'autocertificazione via ChipsFree.it) anche se, ogni tanto, si incontra qualche ostacolo.
Le aziende che mi dicono "ehm veramente, io, i chips li uso da tempo" cominciano a spuntare come funghi. Si prospetta una curiosa situazione, del genere "tutti lo fanno, nessuno lo dice" che in definitiva significa una sola cosa: lasciateci lavorare, al consumatore va bene cosi', ma comunque non deve saperlo.
Fornire comunicazione, possibilita' di scelta, conoscenza, tutto questo sembra precluso. Sotto questo aspetto, e' vero, il problema e' ben altro.

14 commenti:

  1. Grazie Fiorenzo!
    Salutoni da Merano, dove anche qui al International Wine Festival ho raccolto qualche adesione "di massima" per Chips Free insieme a numerose resistenze di tipo - dici benissimo tu! - "benaltrista".
    A presto.

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  2. Condivido, la categoria del benaltrismo e' veramente ben coniata. Benaltrismo alquanto poco consistente, poi, se si esprime in quell'elenco. Della serie i nostri probblemi: i consorzi di controllo sulle doc. Puo' darsi ma in che senso? Dal tono delle doleances successive comincio a non essere piu' tanto sicuro che intendiamo lo stesso senso. Burocrazia sempre piu' pesante non direi. E' pur sempre ancora pesante, ma la tendenza mi pare chiaramente all'alleggerimento (e per forza: ora c'e' l'Unione Europea). I balzelli che paghiamo per controlli inutili mi lascia tragicamente vedere che questo era il senso dell'iniziale lamento sui consorzi di controllo. Ritenuto quest'ultimo eccessivo, dunque. Eh no, non ci siamo, non sono d'accordo. Se c'e' una cosa che non ci sono in senso serio, in questo paese, sono proprio i controlli, altro che. Il problema del difficile accesso al credito e' un sottoproblema del piu' grave e piu' generale problema del sistema bancario italiano che chiaramente se ne approfitta. In Italia non e' pensabile tenere un conto inattivo senza vederlo prosciugare rapidamente dalle spese fisse nascoste o dichiarate. A parte l'imposta di bollo, e' un problema in gran parte di efficienza e/o di concorrenza reale che manca. La lentezza nelle riscossioni dei crediti e' un problema che non riguarda solo le aziende vinicole, evidentemente: e' la situazione generale dell'azienda Italia, cosa anzi per la quale il nostro paese va abbastanza rinomato.
    Ma a pensarci bene, poi, quello che vorrei capire e' perche' mai nella wine-net, costituita prevalentemente da fruitori del vino, un discorso incentrato sulla qualita', intesa come lealta' del prodotto vino (e che chiede solo di dichiarare quanto fatto, anzi non fatto), dovrebbe cedere il passo e lo spazio a temi senz'altro meritevoli di attenzione, si', ma forse meglio promossi in sede di associazione di categoria.

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  3. Caspita Fiorenzo, se hai ragione. Il guaio è che se cominciamo con la categoria del "benaltrismo" finisce che non si affronta più un problema che è uno.
    Perchè se ne trova sempre "un altro" più grave/serio/urgente.
    Che magnifico sistema di sfuggire alle proprie reponsabilità però... vedrò di ricordarmelo al prossimo rimprovero che mi faranno (qualunque esso sia: dall'articolo in perenne ritardo alla minestra troppo calda):
    "eeh, c'è ben altro di grave al mondo...!

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  4. E' un peccato mortale, cioè da querela, dirci quali aziende ti hanno detto che è da mo' che usano i chips?

    Luk

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  5. Dimenticavo, ti prego non darmi del tonto.

    Luk

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  6. Un amico produttore di vini, pochi mesi fa mi disse "ah frà, la prima volta che ho sentito parlare dei trucioli, da un collega produttore che li usava, è stato quasi venti anni fa..."

    Ci sono rimasto male, ma mi fido dell'amico.
    Forse noi consumatori non lo sapevamo, ma chi produce evidentemente sì.

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  7. Aggiungo che Pino Ratto a Fornovo ha detto che hanno liberalizzato i trucioli ora che non servono più a niente, in quanto con pochi grammi/hl di tannino concentrato/aromatizzato si ottiene (+/-)lo stesso effetto.

    Quindi i trucioli oramai sembrerebbero una scelta "qualitativa"!!

    Luk

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  8. @Fra: da che ho cominciato a ficcanasare sui trucioli ho sentito di tutto, davvero. La settimana scorsa: "ho visto i trucioli da Margaux" (e via degenerando).

    @Luk: mettiamola cosi: lo assaggerai. Pino Ratto era da me pochi giorni fa, sempre un bel meeting, col personaggio.
    P.S.: tonto.
    :p

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  9. Questa storia di Chips free sembra tanto la vecchia e penosa storia dei comuni denuclearizzati e comunque visto che è un grosso problema aspetto per vedere quale sarà per voi il prossimo grande problema.
    Noi intanto continuiamo a fare vino senza chips, senza lieviti e batteri aggiunti, senza concentratori,etc... giusto così per essere chiari.

    Stefano

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  10. Filippo cosa sarebbe questa lealtà del vino?
    Non esiste niente di meno naturale del vino : Il vino nasce da una manipolazione della realtà cioè di una materia che viene trasformata ad opera dell'uomo. Questo è leale? Puoi fare un lavoro più o meno buono. Questa è la qualità del tuo lavoro che altri giudicheranno. e poi quale sarebbe la categoria del benaltrismo? Vogliamo contrapporla al vostro particolarismo?

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  11. @Stefano e Clara.
    Scusate, ma forse e' necessario chiarire qualche dettaglio. Avete letto quanto linkato qui? Il progetto Chips Free non ha nulla di proibizionista. Per quanto mi riguarda, come ho scritto precedentemente, nel vino il produttore puo' mettere in infusione quel che gli pare, le melanzane o un pneumatico, faccia come vuole. Io chiedo, e altri come me chiedono, che si dichiari. Quanto al resto, il fatto che mi piaccia o no (o che ritenga la questione centrale), rientra nella sfera delle mie personali opinioni; per poterle formulare, si chiede solo di sapere. Tutto qui. Eppure, come si evince pure da questi ultimi commenti, il problema e' ben altro, vero?

    Stefano, sono lieto di sapere che non ne fai uso. Come vedi, i comuni denuclearizzati non hanno nulla a che fare con chips free; basta solo la tua parola, qui tendiamo a fidarci.

    Clara, lo sappiamo, il vino e' artificio. Facendo un piccolo sforzo per andare un po' piu' nel dettaglio, sono (quasi) sicuro che pure per te ci sono artifici ammissibili, ed altri inammissibili. Pure qui e' lo stesso. Cercare di capire qualcosa e' particolarismo? Allora sono particolarista.

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  12. Clara, avrai notato che non ho parlato affatto di "naturalita'" del vino. Bensi' di qualita' intesa come rispetto anche delle aspettative di chi quel vino berra', che tale vino e' stato ottenuto attraverso certi procedimenti dotati di certe ragioni d'essere; e non attraverso altri dotati di altra ragione d'essere (tagliare gli angoli). E' proprio perche' il vino presuppone l'intervento dell'uomo, che questo intervento deve rispettare non solo i requisiti di salubrita', ma anche quelli di "lealta'" (opposta a "tradimento"). Se un vino deve il suo volume all'uvaggio eridania, se deve la sua bassa acidita' alle massicce disacidificazioni, se deve i suoi tannini all'aggiunta di tannini enologici, se deve i suoi sentori di botte alla segatura o a un estratto di legno..tutte queste cose non sono "malsane". Ma sono una indubbia presa per il culo. Dimostrazione? Trovami un produttore disposto a scrivere sull'etichetta che usa i trucioli. Se fosse in buona fede non avrebbe nessun problema.
    Cio' premesso, come gia' detto ad Aristide, pur apprezzando l'iniziativa a cui faccio tanti auguri, personalmente mi rifiuto di dichiarare pubblicamente "che non faccio" qualcosa. Non tollero l'idea stessa di richiesta di abiura. Io dichiaro quello che faccio, tutto quello che faccio, nient'altro che quello che faccio.
    Un domani dovrei magari prepararmi a dichiarare e a giurare che non faccio chissa' quali altre nefandezze col vino? Non esiste. Sorry about this.

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  13. Un'altra cosa, a Stefano: scusami tanto, ma metti l'uso dei chips o dei concentratori, alla pari con l'uso dei lieviti o di colture di batteri malolattici? Ma scherziamo, spero ?!

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  14. Un'altra ancora (scusa Fiorenzo), a Clara nuovamente: quale sarebbe il mio "particolarismo" di grazia? "Niente di meno naturale del vino"?? Va bene che il vino e' un prodotto dell'uomo (a partire da un ingrediente agricolo), a ma piace infatti non parlare di "vini naturali", ma di "vini artigianali" (per Dante, e non solo per lui, Arte era figlia di Natura, quindi nipote di Dio: ecco perche' mette insieme i violenti contro Dio, contro Natura e contro Arte). Va bene prodotto dell'uomo, ma mi sa che ti sei fatta prendere un po' troppo la mano, se arrivi a parlare di "niente meno naturale del vino".
    Particolarismo sarebbe chiedere di chiamare prodotti diversi con nomi diversi? Io questo lo chiamo onesta'.

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