Rutelli dice che Italia.it non e' poi cosi' male: "non dobbiamo desistere dall'idea di dotare l'Italia di un portale turistico, non abbandoniamo l'idea di dotarci di questo veicolo di comunicazione". Citando il poeta: e' inutile spiegare, se non hai capito gia'. Rutelli ce lo ricorderemo cosi':
Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
giovedì, novembre 29, 2007
martedì, novembre 27, 2007
Compagni che sbagliano
Chavez dice che il petrolio e' a buon mercato, se lo paragoni al prezzo del vino. Affermazione discutibile: dipende. Se lo compari ad un grand cru borgognone ci possiamo pure stare; ma come mi capita spesso di dire, il vino e' tutt'altro che costoso: su certi scaffali trovi facilmente bottiglie da un euro. Vogliamo il barile di petrolio vin-de-pays; quelli invece, pare che estraggano solo grand cru.
venerdì, novembre 23, 2007
Lo sospettavo
Lo facciamo tutti, dai; guardare le chiavi di ricerca che portano l'incauto navigatore al nostro blogghe. Va bene il mio nome, passi pure l'amaro del carabiniere; ma la sveltina? Poi, quel "siti inutili"... ecco, un sospetto d'inutilita' gia' ce l'avevo.
Knob Creek
E per una volta, traligniamo e parliamo di distillati. La mia scelta e' il Whisky, e il mio Whisky e', usualmente, malto scozzese, magari con un buon bilanciamento tra le mefitiche (adorabili) puzze di Islay e la morbidezza floreale. Ma siccome siamo in vena di eccezioni, parlero' di Bourbon.
Come al solito, il mondo e' vasto ed inconoscibile; se dici Bourbon penseresti ad una roba dolciastra e alquanto banale, hai presente la bottiglia rettangolare coll'etichetta nera; no-no, lascia perdere quello. Qui si narra di altro; qui si distilla alla maniera pre-proibizionista il mais del Kentuky, da una famiglia, sette generazioni di distillatori, che ha iniziato nel 1795; grado pieno, 50° d'alcol, ma soprattutto, un corredo aromatico emozionante: legno pulito, fiori, nocciole, e una sorprendente scorza di agrume dolce, candito. Non serve agitare il bicchiere, col distillato: gli effluvi aromatici salgono piano dal tumbler, evocativi; il potente calcio alcolico alla bocca ti ricorda che qui non si scherza, che qui si fa sul serio (insomma: bevine pochissimo) ma rende evidente che la classe di questo Bourbon e' fuori discussione.
A che lo abbini? Sigaro o cioccolata, quel che vuoi, ma io non amo tanto queste unioni. Io lo abbino ai miei pensieri, alla fine di un giorno piu' lungo di altri.
[And now, un po' di linx. Qui la home della distilleria; qui si narra cos'e' uno small batch. Qui infine la home dell'importatore, Moon Import di Genova; lo stesso di Selosse, per dire, e di mille altri capolavori; com'e' noto, chi si somiglia si piglia].
martedì, novembre 20, 2007
Carissimo Raspelli
Carissimo Raspelli,
le scrivo questa mia attraverso il mio blog, giacche' sono ottimista: penso che le vibrazioni della rete si possano propagare al punto tale da poterla raggiungere; del resto non ho un suo recapito e comunque quello che sto per scrivere, possibilmente, potrebbe interessare pure i miei lettori.
Carissimo Raspelli, accade che un ente che fa telemarketing spenda il suo nome, col sistema dello spam telefonico, presumibilmente per raccogliere pubblicita'; il presumibilmente e' dovuto al fatto che non ne ho certezza, per i motivi che diro'; le scrivo accorato giacche' costoro, nello spendere il suo nome, tengono un comportamento difficilmente qualificabile; o meglio, io avrei qualche idea su come qualificarlo, ma come sapra' in rete tira un'aria da querela facile, e quelli come noi che scrivono su questi sfigatissimi blog fanno bene a stare accorti; tuttavia, come dicevo, mi accora vedere il suo nome associato a tutto cio'; lei mi sta simpatico, anzi, lei e' simpatico a tutta la famiglia; a casa mia e' normale, al pranzo della domenica, vederla su retequattro addentare bagoss; anzi, il mio bimbo seienne m'ha chiesto del bagoss proprio solo dopo averla vista.
Comunque, ecco lo scambio intercorso al telefono, stamattina, tra una telemarketer, d'ora in poi T, ed il sottoscritto, cioe' Fiorenzo, d'ora in poi F.
T: - pronto, e' l'enoteca...Fine, ha sbattuto giu' il telefono. Proprio cosi', il potente gruppo Mondadori, l'ignoto Original Italy, s'e' scocciato e ha pensato di buttar giu' il telefono. Gli scocciati sono loro, io semmai avrei dovuto sentirmi, che so, onorato.
F: - si...
T: - la chiamo per comunicarle che la sua azienda e' stata selezionata per l'inserimento blablabla aziende specializzate segnalate blablabla
F: - si, scusi, mi sta vendendo pubblicita'?
T: - no, si tratta di inserimento in Original Italy, blablabla Mondadori, curata da Raspelli...
F: - bene, siete liberi di inserirmi.
T: - eh no aspetti, non e' cosi' semplice...
F: - ah, ecco...
T: - le chiedevo se un nostro incaricato puo' farle visita per blablabla
F: - senta, le posso ri-fare una domanda?
T: - si...
F: - mi sta vendendo della pubblicita'?
T: - click!
Ora, carissimo Raspelli, e cari tutti che leggete, lascio a voi qualificare il comportamento della sedicente Original Italy. Dalla loro home si raggiunge l'editore, 71srl.com, che, indovina un po'? E' una concessionaria di pubblicita'.
Ovviamente c'e' il pistolotto morale, alla fine della missiva.
Io ammiro sempre il sovrumano ed inutilissimo desiderio di compilare il sapere attraverso i portali, i siti tematici, i vari Italia.it, tanto per intenderci; comprendo un po' meno la credibilita' degli stessi, se e qualora l'introduzione in tali elenchi e' a pagamento; dovrebbe essere chiaro a lei come a tutti che l'ingresso in qualsiasi guida, portale, summa o corpus ha senso per motivi di merito, e non a seguito di dazione. Ma immagino che tutto cio' le sia ovvio, cosi' come immagino che lei sia alquanto estraneo a questi meccanismi di telemarketing che, la prego di credermi, hanno franto tutto il frangibile in qualsiasi umano senziente; per questo mi rivolgo a lei, sperando le divenga noto tale esecrabile uso della sua illustre persona.
Con immutata stima, eccetera, eccetera.
martedì, novembre 13, 2007
Ci sara' pure un giudice a Ripatransone
Il caro mascellone non ha vita facile sulle etichette; dopo Adolf, pure lui scatena le ire di qualcuno: "dovra' rispondere di ingiurie davanti al giudice di pace di Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, il cliente che, vedendo sullo scaffale del ristorante dove stava pranzando, alcune bottiglie di vino con l'etichetta raffigurante il volto di Benito Mussolini, aveva accusato il titolare e i dipendenti del locale di fare apologia di reato. I fatti risalgono al 2005 e sono stati oggetto anche di una lettera aperta che il cliente, che nella vita fa l'insegnante di lettere, aveva inviato ad un giornale locale, nella quale - pur non facendo il nome del ristorante - spiegava i fatti. Lettera per la quale il cliente e' stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa". [link]
Come gia' dissi, personalmente sono per l'anarchia priva di ogni regola: in etichetta mettici quel che ti pare, giacche', come al solito, i comportamenti qualificano le persone. Senza scomodare il giudice di Ripatransone.
sabato, novembre 10, 2007
Caro (o cara) Forus
Caro (o cara) Forus, tu ti senti in dovere di mandarmi, di tanto in tanto, un SMS spammatorio dove illustri i tuoi non richiesti servizi finanziari. Non serve denunciarti ad alcuna autorita' garante, siccome lorsignori dormono saporitamente; nemmeno serve insultarti in un blog, visto che la Cina e' talmente vicina che a dire quel che si dovrebbe si rischiano i ceppi.
Tuttavia un giorno incontrero', de visu, uno di voi. E io sono molto, molto grosso.
giovedì, novembre 08, 2007
Tempuriu
Date le date, date per certo che dallo scaffale prelevo un novello. Il Tempuriu 2007 di Durin [scheda] e' l'archetipo della ciliegia; ha cosi' tanta ciliegia al naso che, se fossi Durin, metterei una ciliegiona in etichetta; consigliato per l'allievo assaggiatore che didatticamente deve dedicarsi a definire la ciliegia; sembra di vederla uscire dal bicchiere, che ti dice: salve, sono una ciliegia. Score 77/100, giusto perche' a dar voti bassi ai novelli e' come sparare sulla croce rossa.
martedì, novembre 06, 2007
Tre indizi fanno una prova
Tornato dalla rassegna di Vini di Vignaioli, ho il mio personale vincitore; ad ogni kermesse, expo, mercanteinfiera, per me c'e' sempre una specie di vincitore morale, quello per il quale pensi: ecco, e' da comprare. Convinto com'ero dell'eccellenza del Rosso di Montalcino di Stella di Campalto, oggi facevo qualche giro in rete; cosi' ho trovato questa recensione di Franco Ziliani, e questo commento di Gianpaolo Paglia, al vino in questione; quando assaggi e sei convinto d'avere qualcosa di positivo nel bicchiere, e' sempre alquanto confortante verificare che non sei solo nel tuo giudizio, ma sei avallato da assaggiatori che stimi; cosi' accade che tre indizi fanno una prova; c'e' poi il medagliere guidaiolo, pure, ad ulteriore conferma (che alla fine ti fa pensare: vabbe', ma non hai scovato nulla di inedito). Comunque, sia il mondo bloggarolo che quello guidaiolo concorrono a sancire per successive approssimazioni quella verita' enoica che, com'e' noto, sfugge.
Quanto alla rassegna, mi sentirei di fare un solo appunto; non c'era, su nessun tavolo di espositori italiani, il nécessaire per sputare dopo l'assaggio; io mi chiedo, sinceramente, come si possa affrontare una giornata intera d'assaggi senza sputare: come unico sistema, c'erano qua e la' orrendi secchi (letteralmente), che obbligavano al sollevamento pesi oppure all'esercizio di abilita', centrandoli a terra (se avete notato uno che si distingueva nell'arte, quello ero io). Siamo alle solite con lo strabismo, da un lato si strombazza contro gli abusi alcolici, poi si organizza una fiera senza consentire di sputare? Indignodromo. Io gia' mi sono espresso sulle virtu' dello sputare alle fiere; ed infatti in serata mi son rimesso alla guida fresco come una rosa, pronto per quelle tre-quattro ore di coda del controesodo.
domenica, novembre 04, 2007
E tu, ce l'hai la liquirizia?
Questo post e' diretta conseguenza del post che lo precede.
L'anno scorso, al Critical Wine genovese, tra qualche puzzone vinovero deprecabile, ho assaggiato un produttore doglianese che, per gli standard esibiti, e' entrato a listino velocemente. Eraldo Revelli produce un bel Dolcetto(ne) di Dogliani, e dopo una visita in azienda ed i giusti riassaggi, e' diventato mio fornitore. Tuttavia il Dogliani DOCG (adesso il Dolcetto Superiore si chiama Dogliani DOCG - rinunciate a capire, e' una perdita di tempo) e' un rosso che, come si dice, esprime il meglio di se' quando si avvicina alla maturita'; da giovane esibisce fieramente i tannini archetipici del dolcetto, e pure una chiusura olfattiva che ti fa dire: aspetta, qualcosa sara'. Cosi', rimembrando il trascorso Critical Wine, stasera ho portato a casa il Dogliani Autin Roca 2005 (il cru aziendale), che avevo a scaffale da un po'; si chiama appunto "prelievo di scaffale" il controllo periodico che l'enotecaro fa del prodotto che ha in vendita. Questo, siccome il vino diviene, e' mutabile, eccetera eccetera eccetera; anzi, a pensarci bene, "prelievo di scaffale" potrebbe essere una categoria di questo blog; detto, fatto. Noi preleviamo dallo scaffale per avere un'idea del misterico divenire, sfuggente ed imperscrutabile, per poi narrarlo al cliente.
Stasera l'Autin Roca di Revelli e' in forma olimpica; il naso e' uscito piano ma poi e' diventato assertivo, con una liquirizia spettacolare: hai presente la rotella Haribo', una liquirizia deliziosa, che poi ha lasciato spazio alla stratificazione, dalla prugna alla viola; il colore ha quel vello tenebroso da poca filtrazione, la fluidita' e' densa; questa sera l'Autin Roca strappa un bel 88/100.
Tra le mille possibili considerazioni che un simile vino ispira, una su tutte: il mio pensiero e' andato ai tristi vini internazionali; a quei rossi banali e prevedibili, peggio che industriali: globalizzati; al peperone da cabernet identico a se' stesso ovunque, soporifero e deja-vu. Ce l'avranno mai, quei vini, questa liquirizia? Riusciranno mai, quei tentativi enoici, a far alzare almeno un sopracciglio?
Affari loro. Il Dogliani ce l'abbiamo noi, ci spiace per gli altri.
[Update del 5 novembre: qui Franco Ziliani recensiva Revelli, nel 2003]
L'anno scorso, al Critical Wine genovese, tra qualche puzzone vinovero deprecabile, ho assaggiato un produttore doglianese che, per gli standard esibiti, e' entrato a listino velocemente. Eraldo Revelli produce un bel Dolcetto(ne) di Dogliani, e dopo una visita in azienda ed i giusti riassaggi, e' diventato mio fornitore. Tuttavia il Dogliani DOCG (adesso il Dolcetto Superiore si chiama Dogliani DOCG - rinunciate a capire, e' una perdita di tempo) e' un rosso che, come si dice, esprime il meglio di se' quando si avvicina alla maturita'; da giovane esibisce fieramente i tannini archetipici del dolcetto, e pure una chiusura olfattiva che ti fa dire: aspetta, qualcosa sara'. Cosi', rimembrando il trascorso Critical Wine, stasera ho portato a casa il Dogliani Autin Roca 2005 (il cru aziendale), che avevo a scaffale da un po'; si chiama appunto "prelievo di scaffale" il controllo periodico che l'enotecaro fa del prodotto che ha in vendita. Questo, siccome il vino diviene, e' mutabile, eccetera eccetera eccetera; anzi, a pensarci bene, "prelievo di scaffale" potrebbe essere una categoria di questo blog; detto, fatto. Noi preleviamo dallo scaffale per avere un'idea del misterico divenire, sfuggente ed imperscrutabile, per poi narrarlo al cliente.
Stasera l'Autin Roca di Revelli e' in forma olimpica; il naso e' uscito piano ma poi e' diventato assertivo, con una liquirizia spettacolare: hai presente la rotella Haribo', una liquirizia deliziosa, che poi ha lasciato spazio alla stratificazione, dalla prugna alla viola; il colore ha quel vello tenebroso da poca filtrazione, la fluidita' e' densa; questa sera l'Autin Roca strappa un bel 88/100.
Tra le mille possibili considerazioni che un simile vino ispira, una su tutte: il mio pensiero e' andato ai tristi vini internazionali; a quei rossi banali e prevedibili, peggio che industriali: globalizzati; al peperone da cabernet identico a se' stesso ovunque, soporifero e deja-vu. Ce l'avranno mai, quei vini, questa liquirizia? Riusciranno mai, quei tentativi enoici, a far alzare almeno un sopracciglio?
Affari loro. Il Dogliani ce l'abbiamo noi, ci spiace per gli altri.
[Update del 5 novembre: qui Franco Ziliani recensiva Revelli, nel 2003]
sabato, novembre 03, 2007
Come passa il tempo (quando ci si diverte)
Infatti e' di nuovo tempo di Critical Wine, la rassegna anarco-insurrezional-komunist-veronelliana che, a Genova, si tiene al centro sociale Buridda. Nel caso, qui e qui le mie impressioni dell'anno scorso. Quest'anno, segnati le date: sabato 10 e domenica 11 novembre. Io conto d'esserci domenica.
Data l'aria che si respira in questo ambito, totalmente zero-fighettodromo, e' una delle rassegne che consiglio di piu'.
E gia' che siamo nel mood "almanacco del giorno dopo", domani io saro' qui.
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