lunedì, luglio 03, 2006

Derive di un assaggiatore

Di ritorno dalla vacanza, un paio di giorni da amici carissimi. Giusto il tempo di verificare quanto timore incute l'avere a cena un enosnob del mio calibro. Incurante dell'effetto comico, l'amica che ci invita a cena si profonde in scuse per il vino scelto, gia' prima d'averlo aperto, in quanto certamente e pregiudizialmente inadeguato a tanto nobile palato (il mio).
Hai voglia a sdrammatizzare: ma che dici, non e' il caso, va benissmo questo prosecco frizzante: niente, quella e' convinta che, qualunque sia lo sforzo che esibisce, non e' degna di avermi al suo desco. Francamente imbarazzante, ma piu' che altro, buffo.
Mi sento in colpa: cosa ho combinato per essere cosi' deterrente? Sono cosi' trombonesco nei miei giudizi enoici? Per dimezzare la responsabilita', provo mentalmente a redistribuire la colpa sulla categoria. Dove abbiamo sbagliato? Perche' ci temono tanto?

2 commenti:

  1. da quando mi sono appassionato al vino è lo stesso "dramma "che vivono i miei genitori. Non sono ancora entrato in casa che cominciano a raccontarmi che il vino è quello che è, che gli dispiace.. eccetera... eccetera. Veramente buffo :-)) soprattutto visto che di vino non ne capisco un granchè.

    RispondiElimina
  2. Mi sto convincendo che sia un fatto genetico, etnico, quasi ancestrale. Il nostro era un bere da contadino o al più da osteria, per togliersi la fame e dimenticare un po'.
    Ceracare qualcosa di diverso evoca quarti di nobiltà che non ci (sicuramente non mi)appartengono...

    Luk

    RispondiElimina